Mostre

La finestra del tempo sul Delta

invito Duilio
Sabato 30 maggio 2015, alle 17:30
presso Palazzo Danielato via Roma 8 Cavarzere
Inaugurazione della Mostra Fotografica
La finestra del tempo sul Delta
Duilio Avezzù AFI BFI
la mostra gode del Riconoscimento FIAF F03/15
dal 30 maggio al 10 giugno 2015
 


 
 
LA FINESTRA DEL TEMPO SUL DELTA
L’attenzione e la presa di coscienza popolare della realtà legata al delta del Po si sono destate nei primi anni ’50, sull’onda emotiva dell’alluvione del Polesine.
Una trentina di anni dopo Duilio Avezzù, in quella zona, si è dedicato alle riprese fotografiche incentrate sulla situazione umana e ambientale, in particolare, sulla Punta Levante (Laguna Vallona).
Il trentennio che separa il drammatico evento di natura naturale e l’appassionato lavoro fotografico del nostro Autore rappresenta un lasso di tempo sufficiente per registrare il mutamento dell’ambiente, l’abbandono ed il conseguente degrado delle strutture abitative e di lavoro ma anche la presenza di una nuova generazione che continua l’opera degli avi con immutata dedizione. L’economia è incentrata prevalentemente sulla pesca, condotta ancora con gli stessi metodi e le attrezzature del passato, rinunciando forzatamente all’ammodernamento e alle nuove tecnologie poco adatte alla morfologia dell’ambiente così sfavorevole all’insediamento umano.
Oggi tutta l’area deltizia del Po ha assunto un particolare interesse paesaggistico da quando è stata eletta Patrimonio dell’Umanità. A noi, però, in questa sede, interessa di più incentrare l’attenzione sulle condizioni umane, con la stessa emozione dell’Autore che le ha documentate prima che l’U.N.E.S.C.O. nobilitasse quell’area.
Mi accosto a quelle belle immagini con uno stato d’animo intriso della stessa malinconia che traspare dai diversi Testimoni, come l’Autore chiama i ruderi emergenti dalle acque.
Forse l’ambiente fotografato allora è stato nuovamente stravolto, soggetto com’è alle imprevedibili mutazioni dovute al regime delle acque che non consente in nessun modo il loro imbrigliamento. Mi chiedo se la Valle Capitania, indicata dalla rugginosa tabella metallica, abbia cambiato morfologia, se l’antica, desolata Osteria di Punta Levante esista ancora, se sulla Punta Bacucco ci sia ancora la rudimentale passerella dell’imbarcadero, se la bella casa, apparentemente intatta, dotata di ampio forno a legna, figuri ancora nel paesaggio e sia ancora funzionale, se la rustica sala di Gorino, ove avveniva la vendita all’asta del pescato, assolva ancora la stessa funzione e, soprattutto, se ai giorni nostri il costume di vita dei pescatori dell’ultimissima generazione, così distaccati da ogni agglomerato urbano, sia rimasto identico, improntato alla stessa umiltà e sottomissione ai capricci della natura, come traspare nello sguardo rassegnato ma sereno dei personaggi fotografati.
Ogni artista subisce, anche solo nel subconscio, l’ispirazione da diversi movimenti culturali; nel lavoro di Duilio Avezzù sono evidenti le ascendenze della stagione letteraria del Verismo verghiano e della più recente stagione storica del Neorealismo cinematografico; lo spirito, infatti, che ha suggerito la ripresa fotografica, da un lato richiama il lirismo dei Malavoglia,[1] pur nella diversità della natura ambientale, ove tutto sembra affidato alla divina Provvidenza, dall’altro, il pathos del capolavoro cinematografico Il mulino del Po,[2] tratto dal romanzo omonimo di Riccardo Bacchelli, ambientato nell’area del delta padano come le fotografie della mostra.
Giorgio Rigon
Bressanone, aprile 2015
[1]           Giovanni Verga, I Malavoglia 1881.
[2]           Il Mulino del Po, Alberto Lattuada, 1949.

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