MostreManifestazioni

Rovolon Fotografia 2022 2023 / 6

E con questa si conclude la presentazione degli autori.

La formula di Rovolon Fotografia, ormai collaudata essendo quest’anno all’ottava edizione, prevede mostre presenti in quasi tutti i negozi ed i ristoranti della zona, oltre che nella Biblioteca Comunale. Quest’anno però si è arricchita di una nuova sede presso la Sala Polivalente della Scuola Materna “Il Bucaneve” nella frazione di Carbonara, con uno spazio espositivo di ben 350 mq che ha potuto ospitare i lavori di 16 autori, portando in tal modo a 40 i fotografi presenti. Di seguito, per ogni autore, tre scatti tra quelli esposti  e la presentazione dei singoli lavori.

Manifestazione con Riconoscimento FIAF F37/2022 

Sandra ZAGOLIN + Mauro MINOTTO + Giovanni GARBO + Alessandro FRASSON + Roberto ANTELO + Stefano RUZZA + Alberto CRIVELLO + Federica ZANCAN + Ivan PULPITO + Cosimo RUGGIA Sofia TIEGHI + Fabrizio ARTONI Simona SENTIERI + Luca ZONARI CANÈ + Lorenzo RANZATO

 


Sandra Zagolin

PATAVIUM
Il massimo splendore economico di una città coincide sempre con una altrettanto splendida produzione artistica.
Gli affreschi del Trecento miracolosamente scampati ai disastri dei secoli successivi sono messi in luce dalla fotografia che si è avvalsa della musica dei ragazzi del conservatorio Pollini di Padova,
dagli abiti di Rosy Garbo e dalle acconciature di Ciardi.
Un’operazione nel segno dell’Italianità e soprattutto di un continuum che viene offerto alla riflessione di un oggi troppo spesso amante dell’effimero.
Le immagini rappresentano la Cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto ed i cicli pittorici del Trecento diventati a luglio 2021 PATRIMONIO UNESCO.


Mauro Minotto

Così ha scritto di lui Naomi Rosenblum (storica della fotografia):

Minotto è particolarmente sensibile ai gesti ed alle espressioni facciali degli individui che osserva nei luoghi pubblici, per la strada e nei caffè. Molte di queste fotografie, tuttavia, fanno pensare che, anche se ad una certa persona è stato chiesto di fermarsi, questa è stata comunque immortalata in un momento di espressività spontanea. Alcune di queste immagini di persone sconosciute possono essere considerate dei ritratti, nel senso che le stesse sembrano aver posato. Che siano seri, eccentrici o sorridenti, i soggetti ritratti in questo modo con la loro espressione e posizione del corpo comunicano all’osservatore un reale aspetto del loro carattere. In queste immagini, Minotto immortala una varietà di espressioni, dalla cordialità alla curiosità alla determinazione. Egli valuta inoltre come gli elementi circostanti possano rinforzare il gesto e l’espressione. Unitamente alla sua sensibilità verso tutti quegli elementi presenti in fotografia, il calore dei sentimenti di Minotto è un fattore significativo nella creazione dell’atmosfera che pervade così tante di queste immagini. Che si concentri solo sulle persone o che le collochi nei luoghi che abitano o che visitano, le sue immagini sono tranquille. Il suo atteggiamento non è né di sdegno né elegiaco, né teso né cinico, bensì di piacevole accettazione della quieta gioia di vivere. In un’epoca caratterizzata da molta conflittualità e confusione, il suo è un dono raro. Il suo lavoro rivela una sensibilità che merita un’attenta analisi.


Giovanni Garbo

GIOVANNI GARBO (1957)
Inizia a fotografare nel 1980, e il suo primo maestro è
stato Antonello Perissinotto . Predilige il bianco e nero e
fotografa principalmente l’ambiente che lo circonda, la sua
terra e la sua gente. Il suo campo di indagine fotografica
lo porta nel 2012 a proporre una mostra personale dal
titolo “la Scelta”, ospitata in diversi comuni, riscontrando
notevole successo.
Nel 2010 entra in contatto con il gruppo Mignon
seguendone tutte le attività e iniziative, per poi entrare
a farne parte definitivamente nel 2012.
Nel 2013 partecipa alla mostra collettiva del gruppo “8×8” ad Abano terme
Nel 2015 partecipa alla mostra collettiva del gruppo “next stop Abano Terme”
Nel 2015 espone a Bovolenta la mostra “ il lavoro di un paese” pubblicando il libro omonimo
Nel 2016 partecipa alla mostra collettiva del gruppo “20 Mignon” al Centro Cul¬turale Candiani di Mestre
Nel 2019 espone a Bovolenta la mostra “ I ponti di Bovolenta “
Per le sue fotografie usa soprattutto l’analogico, stampando personalmente le proprie fotografie


Alessandro Frasson Davide Scapin

L’ETA’ PRIMA

Leggo dal mio quaderno di poesia, mentre la notte passa
davanti alla finestra, e senza che io me ne renda conto
l’infanzia cade in silenzio sul fondale della memoria, che è
la biblioteca della mente, dalla quale attingerò conoscenza
ed esperienza per tutto il resto della vita.
Tove Ditlevsen, Infanzia

L’ETÀ PRIMA è il risultato di un lavoro realizzato a quattro mani dai fotografi Alessandro Frasson e Davide Scapin, che vuole raccontare l’infanzia attraverso il linguaggio della fotografia di strada nel tentativo di cogliere gesti, emozioni e modi che esprimono l’accadere dell’incontro con il mondo.
La spontaneità della vita nel suo essere scoperta, meraviglia, paura, così come si dà nell’immediatezza di quell’età prima che non smette di accompagnare l’uomo per tutta la vita e rispetto alla quale ciascuno di noi non fa che tornare e partire senza davvero staccarsene mai.
Raccontare l’infanzia è fiutare le tracce della nostra storia nel riflesso dei bambini incontrati, ma anche cercare di guardare a come nel tempo i modi di fare esperienza prima con il mondo siano imprescindibili dai luoghi e dalle comunità di appartenenza in cui si cresce.
Stare dalla parte dei bambini e delle bambine è porre, anche e soprattutto, la domanda radicale sul futuro che saremo.
Claudia Brigato


Roberto Antelo

Roberto Antelo
Roberto Antelo è nato nel 1963 a Montevideo (Uruguay), dal 2004 vive e lavora a Padova. Avvicinatosi alla fotografia da autodidatta, grazie a un’intensa attività di ricerca arriva a presiedere, dal 2009 al 2018, il prestigioso gruppo fotografico “La Barchessa” e a coordinare, dal 2009 al 2017, all’interno della scuola di avviamento culturale (organizzato dal Comune di Limena PD) un corso base di fotografia. Nel 2016 è tra i fondatori del collettivo STILEMA. Ha esposto a Padova, Venezia, Roma, Genova e Torino e presentato le sue opere nelle fiere di Photissima, Arte Padova e Arte Genova. Il suo marcato senso estetico fa sì che prediliga la tecnica dell’analogico tanto in fase di ripresa quanto in fase di stampa. Le sue opere sono pubblicate in riviste e cataloghi d’arte moderna. Sul suo operato si sono espressi valenti critici.
Tresigallo ha scattato in me delle sensazione controverse. Il primo giorno che sono andato a fotografare non trovavo spunti da dove cominciare, non riuscivo a comunicare con la città. Man mano che tornavo, la città ha iniziato a parlarmi, a farmi delle domande. Subito mi è venuto in mente un testo di Italo Calvino, “Le città invisibili”. Calvino scrisse:
Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
O la domanda che ti pone obbligandoti a rispondere …
Questo work in progress su Tresigallo vuole (spero di riuscire) far vedere degli spazi urbani che la città ci propone (strade, piazze, svincoli, parcheggi, rotonde) attraverso dell’utilizzo della tecnica fotografica analogica, creando delle sfocature, sovraesposizioni nella misurazione della luce, contrasti delle volte esagerati, sgranatura nella stampa che danno materialità all’immagine, con lo scopo di dare delle sensazioni oniriche, surreali, creando una atmosfera metafisica che dialoghi con “Tresigallo – la città metafisica -”.
Speriamo …


Stefano Ruzza

Ho cercato di inserire più o meno visibilmente nelle foto l’elemento umano nella sua vita quotidiana, per dare un’impronta umana alla metafisicità della città.

La scelta del B.N. forte e contrastato è per dare un’idea del ricordo della drammaticità dei tempi in cui è sorta la città.


Alberto Crivello

Lavoro di Crivello Alberto
Sognando Tresigallo
Questo progetto nasce dall’ idea di un sogno e gli scatti rappresentano i ricordi che sono rimasti impressi nella memoria.
Tutte le immagini lasciano intravedere alcuni tratti degli edifici di Tresigallo; sono un po’ annebbiate, parziali e hanno dei colori pastello.
Le foto hanno un elemento in comune, il cielo, che lascia spazio all’ immaginazione e al sogno.
Gli scatti sono di piccole dimensioni, perché sono realizzati con una Polaroid SLR 680, che è una macchina reflex a soffietto creata negli anni 80.
La Polaroid collega la fotografia e l’arte, creando per ogni foto un’ opera unica e irripetibile.
La combinazione di colori, in base alla temperatura ambiente e allo sviluppo chimico, rende le foto sempre differenti.


Federica Zancan 

Pittura e fotografia sono due forme d’arte che hanno molti aspetti in comune, spesso questi aspetti si fondono fra loro.
I grandi della pittura hanno influenzato la fotografia.
Ancor oggi i loro capolavori sono di grande ispirazione per noi fotografi ad esempio nell’uso della luce, nello studio della prospettiva e dell’interazione tra uomo e ambiente circostante.

Ed ecco che il mio sguardo su Tresigallo e’ stato “accompagnato” da due importanti artisti del ‘900 che, con le loro opere pittoriche, hanno contribuito a nuove visioni e concetti “spaziali”.
Le tele tagliate di Attilio Fontana:
In alcune delle fotografie che espongo, gli imponenti volumi degli edifici di epoca fascista, appaiono scomposti da tagli o strappi, così da creare attraverso di essi una nuova dimensione,
oltre all’ illusione prospettica,
verso l’ infinito.

Le opere metafisiche di Giorgio de Chirico:
In antitesi,
in altri degli scatti qui esposti,
gli spazi sono contrassegnati da ampie aperture architettoniche, come i portici ad esempio, ma allo stesso tempo appaiono
chiusi ed impenetrabili.
Delimitati da confini ben precisi
o dove i volumi dei palazzi, sottolineati anche dall’uso di colori saturi e contrastanti, delineano lo spazio stesso.

Ho tentato di mettere a confronto due concetti di spazialità molto diversi fra loro che danno un forte spunto di riflessione:
che ci porta, probabilmente, a dedurre che ogni forma d’ arte ha una limitazione oggettiva nella materia ma non nel pensiero e nell’ immaginazione.


Ivan Pulpito

5 sguardi su Tresigallo
Cimitero Monumentale di Tresigallo : Viaggio tra cristianità e forme metafisiche.
Gioco di ombre, di tonalità di chiaro e scuro, che si combinano come punto d’incontro tra la cristianità e gli abitanti di Tresigallo, mentre forme metafisiche guardano la religiosità, il sentimento di un legame tra chi è morto e chi vive.
Le fotografie sono state scattate per poter imprimere un tocco pittorico con colori in bianco e nero.
Alcuni soggetti sono in movimento e usando tempi di esposizioni lunghi restituiscono una immagine più astratta.
Il tempo di esposizione più lungo, determina l’acquisizione di una grande quantità di luce, che si riflette sulle foto con bianchi importanti.


Cosimo Ruggia Sofia Tieghi

LE GEOGRAFIE DELLA DISTANZA
Trattasi di un libro che contiene una raccolta di racconti tutti scritti dalle donne che narrano il mondo femminile nelle sue molte sfaccettature.
Trattasi di un viaggio fisico ma anche interiore, viaggio intenso come movimento vitale nello spazio e nel tempo. Alcune storie sono un percorso tra ricordi, altre un cammino colmo di amarezze, una serie di storie che diventano subito l’intelligente riflessione sulla vita di milioni di donne.
“”Carte segrete – Appunti per un ritratto””
Autrice: Anna Di Leo
Questa, una storia che narra l’amore platonico tra una donna e un poeta. Il loro rapporto è solo cartaceo e lei si circonda delle sue opere per sentirlo ed averlo vicino. Lui è sempre in giro per il mondo e…… non si incontreranno mai.


Fabrizio Artoni 

FlyWomen
di Simona Sentieri Artista

Questa nuova serie FlyWomen, frutto di elaborazioni fotografiche di questo autore sempre in evoluzione, è l’anello di congiungimento della precedente MuriDentro.
Argomento Donne/Muri espresso con un linguaggio molto attuale quasi comix, che parla alle nuove generazioni, che ciò che l’arte deve dire è ora e subito. Provocatorio?
La bellezza è senza confini, tra il dentro e il fuori e in questa serie la femminilità immaginata dall’autore, si è evoluta, con le ali si è innalzata allo stato di grazia della Madre Creatrice. Una femminilità angelica quasi irraggiungibile, sempre più vicina al divino, soprattutto quando rappresentata in stato di gravidanza.
Scritta ancora una volta sui suoi Muri Veneziani (altra serie fotografica dell’autore), metafora della vita che ci costruiamo. Oltre il muro oltre la fotografia.


Luca Zonari Canè

Reperti futuri

“Quando ho avuto l’occasione di collaborare con il Museo Archeologico Nazionale di Adria, per fotografare reperti di tombe mai esposti al pubblico, ho potuto vedere da vicino e anche toccare con mano, oggetti di circa 2500 anni fa spesso in ottimo stato.
Mi ha molto colpito avere davanti a me, vasi, ciotole, monili che un tempo avevano un’utilità per i loro proprietari e nella vita della comunità.
Oggi, dopo oltre due millenni, quegli stessi oggetti ritrovati scavando nel terreno hanno ancora una loro utilità: essere esposti al pubblico per raccontare usi, costumi e attimi di vita dei nostri antenati vissuti sulla nostra stessa terra.
Con un balzo di 2500 anni, il terreno ci restituisce informazioni di una civiltà passata, ma noi, fra 2000 anni, cosa faremo uscire dal terreno per farci conoscere dai nostri discendenti?
Sicuramente i segni del nostro stile di vita: spazzatura.”


Lorenzo Ranzato

SALVIAMO IL PIANETA GAIA
Ho avuto un sogno al tempo del Covid 19.
Ho visto un uomo che guardava Gaia, la dea Terra coperta da un sudario di plastica…
Come in uno specchio, Gaia rifletteva l’immagine di un pianeta inospitale,
bruciato dagli incendi, dove la terra è inaridita e sepolta di rifiuti…
Ai confini del mondo, tra le grida del movimento Fridays for future
ho sentito risuonare l’eco di un richiamo:
“Salviamo Gaia, la madre che già vide l’annientamento dei Titani,
salviamola assieme al suo ultimo figlio, il fragile e dissennato homo sapiens,
perché non c’è un pianeta B”.
Ma un nuovo sapere ecologico e un uso più consapevole della scienza e della tecnologia
basteranno a cambiare la rotta di questo illusorio progresso?
Rivedremo ancora lo sguardo di un fanciullo stupirsi davanti alle meraviglie del mondo?
Forse lo stato di pandemia globale ci ha reso più consapevoli
di vivere immersi in un mondo distopico,
oppressi dalla crisi ambientale e da ricorrenti emergenze ambientali e sanitarie.
Sono ora i nostri figli a lanciare l’allarme:
se continueremo a inquinare il suolo, l’acqua e l’aria il pianeta Gaia non si salverà.

 

Arrivederci alla nona edizione, approfittate degli ultmii giorni fino al 29 gennaio per vedere tutte le mostre e conoscere chi le ospita, il viaggio vale.

Articoli correlati

Back to top button