Gianni Berengo Gardin di Fausto Raschiatore
GIANNI BERENGO GARDIN
Storie di un fotografo
di Fausto Raschiatore
VENEZIA, “CASA DEI TRE OCI” – 2 febbraio/12 maggio 2013
Dopo il grande successo della mostra di Elliott Erwitt (“Personal Best” – 22.000 visitatori), la Casa dei Tre Oci di Venezia, isola della Giudecca, presenta una mostra antologica di Gianni Berengo Gardin. L’evento è programmato dal 2 febbraio al 12 maggio 2013 e avrà come titolo: GIANNI BERENGO GARDIN. Storie di un fotografo. E’ una anteprima a livello internazionale di uno dei più grandi fotogiornalisti in attività, oltre che maestro tra i più popolari ed amati. Dovrebbero essere130 le immagini di un percorso fantastico e straordinario. Venezia e Milano. I manicomi e la Legge Basaglia. Il grande reportage “dentro le case”. La Biennale di Venezia. New York. Vienna. La Gran Bretagna e l’esperienza con il Touring Club, fino a tante altre fotografie che sinora non sono mai state rese pubbliche, né in libri, né in allestimenti espositivi. Fine narratore, GBG, è molto attento al quotidiano, alla vita di tutti i giorni, in tutti i suoi infiniti aspetti. E’ il suo mondo d’indagine, il suo territorio di studio. E lo fa con discrezione, rigore e coerenza. Nel rispetto dei luoghi, delle persone, delle cose.
GBG predilige il bianco e nero, non solo per una questione generazionale, ma perché “il colore distrae il fotografo e chi guarda”. Fotografo di fama internazionale, GBG, da quasi mezzo secolo porta avanti, con coerenza linguistica e linearità estetica, un lavoro d’indagine sociale finalizzato alla ricerca dell’obiettività della comunicazione e della qualità dell’immagine. GBG è sensibile e ha un naturale equilibrio strutturale come Uomo e come Fotografo. Indaga per le vie, tra la gente qualunque che incontra per caso, cattura sorprendenti abbracci che “ruba” alla strada: in ogni foto del maestro, ciascuno di noi si cala come fosse se stesso, con la propria storia, i propri ricordi, le proprie memorie. Fotografie che evocano universi semplici e complessi, memorie che narrano storie di gente povera, di gente impegnata, momenti importanti. Racconta la storia attraverso le storie, con semplicità e amore, passione, senso logico e grande sensibilità. C’è nelle immagini dell’autore milanese (che è legatissimo alla “sua” Venezia) un profondo senso di appartenenza. Le sue sono fotografie concrete che narrano con grande efficacia le storie di persone, di oggetti, e sintetizzano in primi piani fantastici, momenti di vita, frammenti di atmosfere, segmenti di varia umanità, tra le pieghe dei contesti osservati, eventi e fatti piccoli e grandi. “Non sono un artista – ama dire con un tratteggio d’ironia e scherno – sono uno che osserva e documenta”. Nella sua fotografia le figure umane, quando ci sono, raccontano della vita vera, spesso sospesa, senza tempo e in qualche caso, senza luogo, in una tradizione di tranquilli gesti quotidiani, ritualità, che si ripetono con semplicità, giorno dopo giorno.
GBG nasce a Santa Margherita Ligure nel 1930. Inizia ad occuparsi di fotografia nel 1954, dopo aver vissuto a Roma, Venezia, Lugano e Parigi, nel 1965 si stabilisce a Milano, dedicandosi al reportage, all’indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale. Ha lavorato con le principali testate della stampa italiana e straniera. Molti gli eventi espositivi di cui è stato protagonista, moltissimi i libri pubblicati (ad oggi sono 210). E’ cresciuto nell’ambito di un contesto stimolante qual è stato quello del circolo fotografico La Gondola di Venezia, con Paolo Monti, Fulvio Roiter, Giuseppe Bruno ed altri. Fino al 1965 ha lavorato per Il Mondo di Mario Pannunzio. Sue immagini sono state pubblicate dalle maggiori testate nazionali e internazionali. Il suo occhio è attento al mondo e alle sue infinite articolazioni: architettura, paesaggio, indagine sociale e sociologica. Riservato e schivo GBG e, al contempo, rigoroso e indagatore. Ha personalità e uno stile inconfondibile. Le sue opere, in larga parte permeate da una leggera connotazione ideologica, in alcuni casi sono invece decisamente di taglio politico. Esse non hanno mai una caratterizzazione ad effetto, sono sempre parte di una trama, di un progetto narrativo coordinato, sia che si tratti di descrizioni, sia che riguardino argomentazioni più complesse. “In ogni mio lavoro – ha dichiarato – cerco di essere il più obiettivo possibile, ma è impossibile esserlo del tutto: in un modo o in un altro le tue idee politiche, la tua formazione culturale finisce sempre col sedimentarsi anche nelle immagini”.
E’ sempre interessante, profondo e per noi estremamente costruttivo leggere gli approfondimenti critici fatti da Fausto Raschiatore.
Sono veramente fonte di ispirazione per la nostra, anche personale, riflessione.
Grazie.
Orietta bay
GBG è un patrimonio della cultura Italiana e non solo, farò il possibile per vedere la mostra.
Ho un buon ricordo di lui nell’ incontro durante il congresso nazionale FIAF di Civitavecchia.
Roberto Biggio
Gianni Berengo Gardin è uno dei responsabili della mia passione per la fotografia. Le sue immagini viste da giovane mi hanno attratto, e ancora oggi lo fanno, per la capacità di raccontare il quotidiano con una poetica naturale e diretta, capace di richiamare le “giuste” emozioni.
Su quanto “giuste” siano queste emozioni (che in generale richiamano le fotografie) però si potrebbe aprire un dibattito prendendo spunto da una delle sue immagini più famose e qui riportata, l’auto “FSE 398”: a me e credo a molti altri trasmette un senso di pace, serenità, una tranquilla attesa. Berengo Gardin racconta invece che quando ha scattato questa immagine tra il vento, il freddo e la presenza di altre persone appena fuori inquadratura le sue sensazioni erano tutt’altro.
Ma noi dobbiamo limitarci a quello che vediamo, e quando vediamo i suoi scatti non possiamo che rimanere emozionati.
Salve Fausto,
ho letto il tuo scritto su GBG …complimenti!!!
Con la tua solita penna, che riesce a guidare il lettore fino al termine dell’articolo senza …farlo perdere, sei riuscito a focalizzare molto bene non solo lo stile di GBG ma anche la persona GBG.
Lo hai giustamente definito “fine narratore” bianconerista di storie sociali quotidiane, ma anche fotografo di architetture e paesaggi. Insomma sei riuscito a sintetizzare, in maniera comprensibilissima da ogni tipologia di lettore, il modo di osservare di un Maestro che seguo fin dai miei primi passi nel mondo fotografico. Bravo!!
Val. Tib.
Non si può aggiungere altro a ciò che è stato detto da Raschiatore e da tanti altri a corredo dei suoi libri e cataloghi. G.B. Gardin è un esempio di discrezione, rigore e coerenza. Obiettivo o non obiettivo? Lo dice lui stesso: la propria formazione culturale, le proprie idee politche, la propria sensibilità ed, in questo caso aggiungo la discrezione, l’uso del linguaggio in bianco e e nero danno sempre come risultato finale una interpretazione personale della realtà.