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Collezione privata – di Massimo Pascutti
COLLEZIONE PRIVATA
UN PROGETTO
L’idea è nata da una serie di fotografie che ho presentato recentemente in pubblico, accomunate dal tema dell’inquietudine, della paura e della solitudine e che sono nate dall’inconscio , la molla che spinge a fissare un’immagine in un dato momento e in un particolare stato d’animo. Tutte le fotografie sono caratterizzate dalla ripresa con un teleobbiettivo 70-210 e dall’estrema semplicità compositiva. Tanti elementi comuni , mi sono detto, connotano una collezione e da qui è nata l’idea del titolo della mostra “collezione privata”.
Ma un’altra idea si è fatta strada a poco a poco nella mia mente: quanti “collezionisti” come me ci saranno?
Massimo Pascutti
“Collezione privata” di Massimo Pascutti è un titolo intelligente per raccogliere le fotografie che nascono spontanee da incontri casuali. Sono fotografie importanti per scoprire la propria soggettività nello scegliere i temi e nel modo col quale li interpretiamo. Date le premesse, è inevitabile che le immagini siano fotografie singole slegate tematicamente, ma se poniamo l’attenzione alla visione troviamo uno stesso sguardo. L’equilibrio compositivo è una costante in tutte le immagini che ci appaiono frontali e dal tempo sospeso. La sensibilità verso i segni e i simboli ci introducono nella trama esistenziale dell’autore.
Guardando queste foto ho l’impressione che quel rosso colante sul vetro smerigliato possa unirle tutte . Lì vedo dolore , assenza , solitudine , morte , nostalgia e tutto questo lo ritrovo anche nelle altre che messe in questa sequenza , come foto singole , lasciano un’eco di nostalgia e di bellezza che sembra confortare il dolore.
Complimenti.
oh si!! direi che apprezzo molto questo inserimento di immagini di Massimo, credo che ogni fotoamatore ci si ritrovi. Il fotoamatore per antonomasia è proprio colui che porta nel cassetto le piu’ svariate tematiche affrontate in tempi diversi e per singoli temi. Quando apri quel cassetto ritrovi con stupore fotografie che nemmeno ricordavi e che inconsciamente parlano di te.
Ringrazio Piera e Franca per i bei commenti e cerco di chiarire meglio il mio progetto. Se la mia è una sorta di collezione privata e io sono quindi un collezionista, perchè non cercare di arricchire la mia collezione ricercando altre immagini che potrebbero essere attinenti al mio tema fotografico? La ricerca potrebbe essere condotta attraverso delle inserzioni su una bacheca pubblica e i fotografi interessati alla fornitura/scambio di immagini potrebbero far confluire le loro fotografie in una specie di contenitore dal quale attingere o scambiare le immagini, naturalmente con la garanzia che la paternità di ogni singola immagine sia, senza fraintendimenti, dichiarata.
Questo mi ha portato a pensare che sarebbe bello varare un progetto su larga scala all’interno dei fotografi della FIAF dal titolo “COLLEZIONI PRIVATE” che porti alla raccolta e anche allo scambio di immagini fra i fotografi/collezionisti, in modo che ognuno possa arricchire la propria collezione e alla fine si possa arrivare alla creazione di un selezionato “album delle figurine” collezionate, in cui possano figurare tante collezioni frutto di propri progetti, arricchite da apporti esterni.Quale occasione migliore per un interscambio culturale ed artistico fra i fotografi FIAF?
Mi piacerebbe sondare le opinioni dei fotografi sul nostro AGORA’
Il progetto mi sembra accattivante e interessante. Per quanto riguarda gli scatti che hai presentato, che trovo molto significativi, pur non facenti parte di un unico portfolio a me appaiono strettamente legati tra loro e mi comunicano una sorta di disagio umano,di isolamento, ansia, paura;la difficoltà a ritrovarsi in una realtà che non rispecchia più le nostre aspettative e l’anelito a ritrovare quella semplicità, quell’equilibrio che, anche se “delimitato da un piccola finestra” , emergono nella prima immagine
ringrazio ancora tutti i fotoamatori (anzi dovrei dire le fotoamatrici….chissa perchè? me lo sono chiesto ma non sono riuscito a darmi una risposta)che hanno espresso pareri lusinghieri sul mio lavoro, ma nessuna/o ha palesato ( tranne Giancarla Lorenzini che ringrazio)un’opinione sul progetto “COLLEZIONI PRIVATE”, per la cui chiarificazzione rimando al mio precedente intervento.
Ribadisco , mi farebbe piacere conoscere più opinioni sul mio progetto(anche se negative ovviamente) unitamente a suggerimenti. Grazie a tutti per la collaborazione.
Collezione privata significa raccogliere immagini di una particolare categoria: in questo caso riferite alla nostra sfera emozionale. Visto che il bravo autore mi ha invitato a lasciare un commento sul suo progetto, mi accingo a farlo. Però non globalmente ma per ogni singola immagine da cui ricavare un’opinione complessiva. Prima immagine. Immagine che nasce da un unico segno compositivo che denota una caratteristica di “quadro”. Ne risulta una saldatura fra plastica compositiva e condizione di isolamento di una vita (quella vegetale) “sola”, costretta in uno squarcio dal quale può essere ammirata nella sua bellezza. Seconda immagine. Uno sguardo può significare felicità, sorpresa, disgusto, paura ecc. Nell’immagine c’è un misto che riflette la missione del progetto. Infatti, la collocazione dell’immagine non è chiara e proprio questo rafforza l’enigma del significato. Il messaggio trasmette espressione di solitudine? Di tristezza? Di vergogna? Di senso di colpa? L’enigma rimane. Terza immagine. Il sistema dei segni usati è semplice ma l’atmosfera è misteriosa. Il segno è forte e preciso. Ci troviamo di fronte alla denuncia di una tragedia o più semplicemente di fronte ad una carica drammatica che mostra la solitudine con apprezzabile situazione sul piano figurale? Quarta immagine. La scrittura evidenzia un terreno esistenziale dove prevale l’immaginazione psicologica. La foto mostra un’ambiguità che propone diverse eventualità. La luce oltre il tunnel dove porta? Il primo piano sembra incanalare la suggestione su qualche cosa d’inquietante ma poi, sorprendentemente, la luce del fondo impone un rimando mentale di evocazione liberatoria. Quinta immagine. Ordine compositivo esistenziale o esclusivamente plastico? Rifiuto morale o civile che dice no al mondo rappresentato? Realtà di un mondo disumano? O esaltazione del marmo in cui il bianco respira e diviene simbolo di liberazione interiore? Sesta immagine. All’apparenza i segni espressivi denotano un senso di disagio. Ma sotto la tristezza cromatica può celarsi un aspetto metafisico ontologico che non può essere considerato semplicemente come la realtà rappresentata. Settima immagine. Che dire? Una visione poco chiara segnata da aculei di colore che nascondono una realtà che scandisce l’ossessione del quotidiano ma lascia uno spiraglio che lascia intuire una diversa alternativa di possibilità metamorfiche. Ottava immagine. Beh, questa immagine, spogliata di tutte le parti non essenziali, evidenzia una misura espressiva autenticamente rappresentativa di tutto il progetto. Bravo.
Ringrazio Paolo Raimondi per la lucida e confortante analisi del mio progetto e gli rinnovo i complimenti .
Il progetto “Collezione privata” potrebbe essere un’occasione per fare fotografia senza fare fotografie.
Se immagino un contenitore dove vengono rese disponibili le immagini più diverse, potrei essere tentato di fare l’esercizio o il gioco di selezionarne alcune per creare un “mio” lavoro. Sarei completamente sollevato dalle “complicazioni” di fare le foto ma dovrei applicarmi molto nel sondare le immagini per trovare i segni che servono al mio racconto.
Il confronto di vari lavori di diversi autori mi aiuterebbe poi a vedere nelle foto significati diversi da quelli da me trovati.
Potrebbe funzionare.
Ringrazio Stefano Consolaro per il suo apporto. Caro Stefano hai aperto un’ulteriore porta a quello che potrebbe essere uno sviluppo di questo progetto, pur confermando allo stesso tempo, che la mia idea potrebbe funzionare.L’unico punto imprescindibile è che la “paternità” delle immagini deve essere sempre certa e certificata, anche se le immagini acquisite entrano a far parte di un proprio lavoro:lo scopo è sempre quello dell’interscambio culturale. Attendo comunque altre opinioni. Grazie
Buongiorno Massimo,
Secondo me, il punto commune di queste fotografie va ben al di là della solo ripresa con un teleobbiettivo e la semplicità come dici tu della composizione. Direi già che in se, un teleobiettivo 70-210 non significa nulla : c’è una infinità di focale diverse. Ma non è questo che mi interessa.
Il “filo rosso” di queste immagini è, secondo me, molto evidente : la guerra, la sofferenza, la morte, la minaccia, il testimonio, storico ma anche attuale. Quello che mi colpisce è che non è una storia con un inizio ed una fine. È un fatto che ci lascia con le nostre proprie conclusioni, non ci proponi niente d’altro che il testimonio, nella sua “nudità”.
Nella loro semplicità e loro insieme, sono immagini molto forte e intense. L’unica immagine che non riesco a collegare è la terza, quella dell’ombra della sedia.
Complimenti e grazie per le tue immagini ed il condiviso !
PS : scusa per il mio povero italiano … Spero farmi capire comunque senza troppe ambiguità …