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I Sud – di Angela Maria Antuono

I Sud

 di Angela Maria Antuono

Giro, Girotondo… 
Come in un carosello felliniano – per niente grottesco e, semmai, intessuto di garbata e nostalgica ironia –  le immagini dell’Antuono s’intrecciano l’una con l’altra autorizzandoci a formulare i tanti possibili percorsi di lettura. Percorsi che trovano un limite alla volontà interpretativa di ognuno solo nel tempo e nello spazio  cercato e organizzato dalla  fotografa.
Il tempo è quello presente, appena trascorso, e lo spazio è il “nostro” Sud, anzi “i Sud”. Perché non c’è solo un Sud geografico; c’è anche quello che abbiamo  dentro come identità ulteriore, come vocazione e come volontà; c’è anche un Sud storico, letterario, visivo che tanta tradizione iconografica ci ha consegnato, ed è termine continuo di confronto, di verifica e di memoria.
Iin questa galassia di Sud, l’épos verghiano di un tempo scompare, così come il realismo trasmessoci da Jovine, Levi, o Alvaro e, nel racconto visivo dell’Autrice, si dirada per poi, decisamente, distaccarsi dall’ancoraggio letterario (rimane, forse, un richiamo alla Serao e all’Ortese). e collegarsi alle migliori realizzazioni cinematografiche e fotografiche.
Pagina dopo pagina, constatiamo che tanta serenità di distacco e, nel contempo, il raggiungimento della  nuova poposta visiva, sono realizzati con assoluta semplicità poiché l’operazione espressiva non smarrisce alcuni tratti fondamentali: genuinità e libertà nell’approccio visivo da una parte, e, dall’altra, rivendicazione di un proprio ruolo esistenziale libero da condizionamenti o pregiudizi culturali e geografici. Mi preme, però, sottolineare che tutto ciò è raggiunto declinando il “ragionare” sul nostro Sud in chiave risolutamente femminile.
Un sensibile contatto tutto femminile, da donna, permette, infatti, alla nostra fotografa di riconoscersi nell’ambiente esplorato e, altresì, riflettersi nel dialogo degli sguardi e dei corpi, dei sorrisi e dei pianti. Nessun stupore o sorpresa nella scoperta fotografica, né studio scientifico del fenomeno antropologico, né trattenimento a futura memoria; all’opposto, un uso dello strumento fotografico come catalizzatore dell’avvenimento, rivissuto come cartina tornasole rivelatrice di quelle  risorse che solo un’analisi affettuosa e intima del reale potrebbe riservarci.
E così “i Sud emergono infiniti”, fuori e dentro di noi, in un tempo nuovo che è il “càiros” degli antenati greci, lontano dal “cronos” quotidiano. E sono così tanti che vanno cercati nelle piccole come nelle grandi cose, proprio come ogni donna sa fare organizzando priorità di valori e di scelte nelle quali puoi rifugiarti con sicurezza. (continua)
Pippo Pappalardo
Sulla soglia.
… Nel libro fotografico “I Sud” l’Antuono ci mostra con immagini non la documentazione della realtà ma il proprio immaginario creativo rivolto al tema, il suo linguaggio fotografico, reso più emozionale liberandolo dai legami spazio temporali dello statuto originario della fotografia, compone messaggi iconici che ci portano a una conoscenza profonda attraverso i segni che interpretano gli aspetti delle società meridionali da lei prescelti. Il dramma del tempo pervade tutta l’opera che, in estrema sintesi, ci appare come il denso intreccio di storie generazionali, dal battesimo al cimitero, che si consuma nel teatro del quotidiano che ha sempre come sfondo la tradizione culturale e antropologica del mondo rurale meridionale.

La bimba, dagli occhi malinconici e penetranti, ci introduce alla lettura del libro che subito pone in evidenza le ritualità battesimali, le bellissime spose che diventando mamme esaltano il primato femminile della procreazione. Tutti questi momenti hanno una forte connotazione iniziatica dei progressivi passaggi di ruolo della donna nella società che ci è rappresentata: tenera e fragile se bambina, forte e dall’eros prorompente se adulta, sentimentalmente indurita e ironica se anziana. La religione appare nel racconto fotografico invasiva e funzionale alle ritualità sociali, nel sancire i significati forti delle cerimonie iniziatiche e nelle feste patronali che ricorrentemente celebrano e rinnovano l’identità della comunità paesana. La donna mito erotico dell’immaginario meridionale è nel libro un tema trasversale che riemerge in ogni suo contesto. L’autrice è ben consapevole che questo è un tema storico nel costume italiano, in particolare nel Sud (basti ricordare “Sedotta e abbandonata” di Pietro Germi (1964)), e pertanto indaga nelle attuali novità della realtà fenomenica. Le diverse identità femminili rappresentate nel libro, sono l’immagine degli ultimi atti di quel processo di cambiamento della donna promosso dai mass media, che negli ultimi tre decenni ha rivoluzionato i modelli meridionali della femminilità popolare. Il libro racconta elementi di questa evoluzione antropologica della società patriarcale con buon gusto, riuscendo a comunicare con leggerezza il radicale mutamento comportamentale della donna e con ironia i nuovi scenari del rapporto di coppia, dove il maschio ci appare spettatore impotente ma anche stupito e attratto.

Il mondo rurale è la tradizione che fa da sfondo a tutte le storie qui narrate, anche con una sola immagine. Storie che ci appaiono avvolte in contrastanti sentimenti del tempo che senza preamboli alternano il passionale ricordo del passato con l’acerba evidenza del presente. La vita contadina è rappresentata con immagini fortemente simboliche ed evocatrici del duro lavoro all’aratro, dell’allevare animali per poi cibarsene, dell’arte del carbonaio, ecc. Esso ci appare come un mondo arcaico teso a perpetuare se stesso. Angela Maria Antuono con “I Sud” ha composto un racconto fotografico sospeso tra immaginario e realtà. Lo stili life della calla posta nel vaso sbeccato, ben composta nella cornice in rilievo sul muro sbrecciato, è la metafora della ferita patita dal presente delle società meridionali sempre alle prese tra la perpetuazione del passato e la sofferta attesa di un futuro. (continua)

 Silvano Bicocchi

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4 commenti

  1. Con il post di oggi, dedicato al libro “I Sud” di Angela Maria Antuono, vincitore del Concorso “Crediamo ai tuoi occhi” 2013 del CIFA di Bibbiena, apriamo la seconda stagione 2013 di attività del blog Agorà Di Cult, ritornando al ritmo normale di tre pubblicazioni settimanali, nelle serate di: domenica, martedì e giovedì.
    Questo è il 10° libro che viene pubblicato con questo interessante Concorso che mi risulta ancora unico nel panorama nazionale, nel realizzare un progetto di libro fino al suo momento culminante dandolo alle stampe. Ciò avviene dopo averlo studiato nell’editing e ben arricchito con testi ai quali il Dipartimento Cultura ha dato il proprio contributo, di indagine, di critica fotografica e di riflessione culturale sui suoi contenuti.
    Angela Maria Antuono è un’autrice dal forte linguaggio fotografico che da tempo interpreta la realtà del Sud d’Italia con grande sensibilità tematica e originalità interpretativa, vi colpirà profondamente! Non perdetelo si può acquistare anche contattando il CIFA http://www.centrofotografia.org.

  2. trovo straordinario il lavoro di questa autrice ,cosi come anche gli altri che ha presentato nelle varie manifestazioni di portfolio. Guardo le sue immagini e mi scorre davanti un film-racconto, con un linguaggio forte, passionale, ironico. Non possiedo le parole giuste per descrivere ciò che mi rimandano queste foto. io le trovo stupende nell’estetica e nei contenuti

  3. Il libro “I sud” di Angela Maria Antuono,si fa subito amare per le immagini cariche di forza, ironia, nostalgia e tenerezza, che ci rimandano ad un mondo contadino, contaminato dalla modernità che avanza. Ben composte, con un bianconero che ci colpisce per la sua intensità e che ci riporta alla mente certe immagini sul mondo rurale di Mario Giacomelli, le composizioni della Antuono rappresentano una lezione di bella fotografia impegnata che si vorrebbe vedere più spesso.

  4. Molto bello ed efficace questo lavoro, una certa ispirazione a Scianna ma ben riuscita come quadro emotivo nei ritratti negli umori ed atteggiamenti dei nostri genuini sudisti. Forse anche un pò fiabesco come lavoro ? Forse, ma legittimo visto il risultato, e adoro sempre quando si utilizza un bianco e nero evitando eccessivi contrasti, costruendo invece una morbidezza di toni, di scale di grigi che restituiscono un certo calore all’immagine, e sono contento che a vincere sia stato un lavoro così, fieramente, CLASSICO !!!!! Gianni Quaresima, Assisi.

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