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DE-CADENZE – di Emanuela Laurenti

DE-CADENZE, di Emanuela Laurenti

Porto i tacchi perché dicono slancino le gambe e rendano la donna più femminile.

 La mia postura però tradisce quel lato del mio carattere fragile e insicuro. I tacchi sono un must, più alti e colorati sono e più sexy si è, come le vallette in tv. Gonne, vestiti, calze all’ultimo grido pur di far parte di quel mondo labile che scorre davanti ai miei occhi come in un film. Poi capitano gli inconvenienti che mi riportano con i piedi a terra, a contatto con la realtà e opto per una vita più razionale e dal profilo basso. Via i tacchi a spillo, via i vestiti appariscenti: un bel paio di scarpe da ginnastica per rimettersi in moto e una ballerina per affrontare la vita a passi più decisi.

Ho la convinzione così di aver maturato una certa saggezza, che nulla può sconfiggermi: mi si sento più donna di prima. Ma nel momento in cui raggiungo un punto di equilibrio, che mi identifico in qualcosa, ecco che la vita mi rimette alla prova, a modo suo.

All’improvviso una diagnosi, una cura, una morte improbabile: è una storia tragicomica che racconta con fiduciosa ironia l’imprevedibilità della vita.

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6 commenti

  1. “De-Cadenze” di Emanuela Laurenti, iscritta ad Agorà Di Cult, è un’opera animata da un’idea narrativa artistica per la cura estetica e la riflessione compiuta su un aspetto del comportamento femminile. La cura estetica del portfolio è innanzitutto dovuta alla gabbia concettuale che mantiene costante il piano di calpestio al variare delle presenze e degli scenari, poi alla coerenza della luminosità e del profilo colore. La progettualità tematica e poetica è alla base di un’opera così rigorosa quanto leggera, ironica e simpatica. Nel guardarla, ecco che ci accorgiamo del pensiero critico e anche satirico, sulle conseguenze che le scarpe col tacco alto hanno nella vita della donna, presente nel portfolio che è efficace nell’orientare anche la scelta della posa: nell’abbigliamento e la postura. Emanuela ci dimostra che con la fotografia si possono liberamente ideare delle opere di alta qualità che riescono a penetrare profondamente nelle storie quotidiane e con sorpresa ci rivelano aspetti della nostra vita assolutamente chiusi nello scrigno degli stereotipi intoccabili. Complimenti vivissimi all’autrice oltre all’ideazione anche per il gusto estetico e la coerenza stilistica.

  2. Un sorriso autoironico ed una fiducia in cui mi riconosco. Mi piace molto questa tua riflessione, che sa essere anche divertente e divertita!

  3. Un lavoro interessante, raccontato con sagacia e spirito, e un pizzico di piacevole umorismo dal gusto tipicamente femminile.
    I tacchi a spillo e le gambe sono i protagonisti di un’allegoria in crescendo che assomiglia molto alla vita, che si evolve in tante forme e colori per poi esplodere con un bellissimo paio di scarpe con laccetti rosa, rosso e arancio, e poi terminare in un monocromatico dubbio sulle sorti del futuro e le incognite sulle scarpe da indossare nell’ultimo fotogramma di questa interessante parodia con cadenze tinte di rosa…..

  4. Un lavoro fatto con fantasia , inventiva e tanta intelligenza. Sicuramente un lavoro che mi è piaciuto molto e che credo maturato nell’ultimo periodo. Brava Emanuela. Sperando di poterci vedere in qualche occasione, un abbraccio.
    Cristina B

  5. Ecco una bella interpretazione dello standardizzato universo femminile! Con uno stile rigoroso e servendosi di una scenografia minimale l’autrice, con leggerezza e sensibilità, sfrutta il potere dissacratorio dell’ironia per tracciare un profilo di sè in questa epoca di edonismo e stridenti contraddizioni. Ma i messaggi che chiaramente emergono, gli interrogativi che Emanuela si/ci pone, assumono valore generale, nei quali tutte noi possiamo riconoscerci.
    Il tutto, non dimenticando di regalarci un sorriso. Complimenti !
    E un ringraziamento al Direttore che riesce puntualmente a catalizzare la nostra attenzione proponendoci lavori sempre interessanti che stimolano al dibattito e riflessione.

  6. Mi ha fatto sorridere: vista oggi, poi, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, trovo questo portfolio ancora più simbolico. Come sarebbe bello se gli uomini sapessero usare l’autoironia come sappiamo fare noi. Complimenti alla fotografa e w le donne!
    🙂

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