Lezioni di stampa alla Gomma Bicromatata di Stefano Consolaro
Cronache Di Cult: Lezioni di stampa alla Gomma Bicromatata – di Stefano Consolaro
Solleticato dalla finitura delle fotografie presenti in una mostra di un amico ho chiesto con che stampante le aveva fatte. La risposta mi ha piacevolmente sorpreso: gomma bicromatata. Fattomi spiegare velocemente il procedimento è scoccata la scintilla che mi ha ricordato la magia della (poca) camera oscura che ho fatto.
Passa un po’ di tempo e gli propongo di mostrare il procedimento a qualche curioso.
Faccio un giro di email ai due circoli cui sono iscritto proponendo questo incontro di “archeologia fotografica” e tra un centinaio di iscritti rispondono ben in una ventina.
Ci troviamo una prima sera per la “teoria” e già qui “Dr. Robert” ci incuriosisce riportando quanto scritto in due manualetti fotografici d’epoca, ci appassiona con la storia della sua prima mostra e ci stuzzica con il motivo che lo aveva avvicinato alla stampa bicromatata: il fatto che con una particolare ricetta si doveva utilizzare il miele!!! Per stampare le foto!!!
Ma la magia e lo stupore arrivano quando “nonno Franco”, amico aiutante appassionato ed esperto di questa tecnica, ci mostra i suoi lavori lasciandoci letteralmente a bocca aperta con le immagini a colori, sapendo come sono state realizzate.
La serata si conclude con la lista della spesa per la giornata di pratica.
Ci ritroviamo un paio di settimane dopo, una domenica mattina di splendido sole. Dalle scatole escono barattoli, pennelli, pinze, bacinelle e tutto ciò che può servire e anche di più. Dr. Robert inizia la preparazione della soluzione sensibile (le carte erano già state collate per comodità), mentre “nonno Franco” dispiega il suo armamentario tecnologico: infatti mentre il primo userà il sole per impressionare la stampa, il secondo si è dotato di lampada UV più pratica, controllabile e usabile anche senza sole. Nel frattempo i corsisti prendono appunti, scattano foto e fanno filmati.
Il primo torchietto è carico, via all’aperto per l’esposizione. Cinque minuti e si controlla, aspettiamo. 10 minuti e si comincia a vedere qualcosa. Ma già esce la prima stampa “a UV” che viene appesa ad asciugare. Preso il via escono altre stampe, più lente con il sole forse per una soluzione sensibile non perfetta, più veloci con la lampada, ma tutte emozionanti soprattutto per i proprietari del negativo.
Si commentano i difetti della carta, si mostrano tecniche per forzare l’emersione, si comincia a diffondere la passione.
Si finisce la giornata portandosi a casa una stampa bella e unica e la voglia di riprovarci.
Nascerà un gruppo di adepti che cercheranno di apprendere la tecnica per realizzare le loro opere e chissà un domani contaminare qualcun altro.