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IL CAPOLINEA DELLA LUCIDA VERITA'- di Antonella Mezzani

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La leggenda, che narra le verità nascoste dell’affascinante nobildonna Lucida Mansi, colora di mistero la vita di una poco conosciuta “Dorian Gray” al femminile.
Vissuta nella Lucca del 1600, talmente bella da essere assillata dal riflesso della propria immagine nello specchio, scoprendo i primissimi segni dell’invecchiamento, regalò l’anima al Male, per altri trenta anni di bellezza e conquiste di giovani amanti che, come un’avida mantide religiosa, uccideva dopo averne ricevuto le attenzioni, gettandoli in una botola profondissima della sua bellissima villa.
Ho cercato, attraverso la regia del potere evocativo della sovrapposizione fotografica, di scavare nel significati più profondi e comuni alle ombre dell’”essere umano donna”.
La leggenda infatti è una metafora per  affrontare la narrazione di un capolinea profondo, introspettivo, che ogni donna attraversa: la prima ruga, il fatidico scadere del tempo della fertilità, lo sfiorire della bellezza e dell’avvenenza, possono essere traumi anche psicologici.
E’ il mio personalissimo modo di affermare che se la donna non ha un carattere forte, che sostituisca la vanità e l’adorazione della propria esteriorità (esaltata da quell’oggetto di culto che è lo specchio), con una ricerca di soddisfazioni personali legate all’interiorità e a livelli culturali che la elevino, questo momento di passaggio può essere tragicamente vissuto come un capolinea.
Propongo il fotogramma della clessidra come il punto focale del racconto fotografico perché la fine della sabbia rappresenta l’arrivo al capolinea della giovinezza, della bellezza, del fascino fatale, uniche ragioni di vita, per le quali Lucida ha persino regalato la sua anima al male…
 
 

IL CAPOLINEA DELLA LUCIDA VERITA’

di Antonella Mezzani

 
 

 
 
 

LA LEGGENDA

Lucida Mansi era una giovane e bellissima donna appartenente ad una delle più ricche e potenti famiglie della Lucchesia.
Completamente dedita al lusso ed alla vita mondana, era solita organizzare nelle sue numerose, e splendide, ville sfarzose feste animate da musiche e balli.
Era adorata e corteggiata quanto crudele; era infatti solita liberarsi dei suoi innumerevoli amanti, quando ne era annoiata, facendoli precipitare in un pozzo cosparso di innumerevoli lame affilatissime, celato da una botola.
 
Lucida era estremamente innamorata della propria immagine, tanto che aveva disseminato di specchi la sua stanza da letto, in modo da potersi contemplare in qualsiasi momento; teneva addirittura uno specchio nascosto nel libro delle preghiere, in modo da potersi specchiare anche durante le sacre funzioni.
Il tempo trascorse spensierato fra feste ed amanti, fino a quando una mattina, ammirandosi come sempre ad uno specchio, si accorse di una lieve ruga che segnava inesorabilmente il bellissimo volto.
Lucida si disperò, gridò e pianse lacrime amare sino a quando le apparve un giovane meraviglioso, ma sotto le cui sembianze si nascondeva il diavolo.
Questi le promise altri trent’anni di immutata bellezza ma, trascorso questo tempo, egli sarebbe tornato a farle visita per ricevere il pagamento di questo favore, la sua anima.
Lucida accettò senza pensarci, nemmeno la sua stessa anima le era più cara del suo bel volto e della sua giovinezza.
Gli anni concessi dal Demonio passarono mantenendo intatta la sua giovinezza, come le era stato promesso, mentre tutti attorno a lei invecchiavano.
Gli uomini continuavano ad amarla ed a morire per lei tra atroci sofferenze.
Fino a che, un pomeriggio d’estate di trenta anni dopo, il Diavolo ricomparve.
Lucida fu sorpresa e spaventata dalla sua venuta, nonostante il Diavolo avesse mantenuto la sua promessa ella non si era convinta fino in fondo della veridicità del patto che aveva stipulato.
Ella si disperò, e pianse, ed implorò il Demonio di risparmiare la sua anima. Ma egli non si lasciò impietosire e la trascinò sulla sua carrozza fiammeggiante e, dopo aver percorso un intero giro di mura, affinché tutti i lucchesi potessero udire i lamenti strazianti della sua vittima, fece inabissare il cocchio nel laghetto di uno splendido giardino fiorito.
 
Tutt’oggi questo giardino esiste all’interno delle mura cittadine lucchesi, ed è conosciuto da tutti come “Orto Botanico”.
C’è chi afferma che immergendosi nelle acque de laghetto si possa ancora vedere il volto di Lucida Mansi addormentato sul fondo del lago; e chi invece sostiene che nella notte del 31 Ottobre, poco prima della mezzanotte, nel silenzio assoluto il vento si alzi e si odano gli zoccoli dei cavalli che corrono a precipitarsi verso il laghetto, i più fortunati possono addirittura intravedere la carrozza infuocata, lanciata nella sua eterna e sfrenata corsa verso l’inferno.

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5 commenti

  1. “Il Capolinea della lucida verità”, di Antonella Mezzani, è un’opera animata da un’idea creativa per aver immaginato e poi realizzato una sequenza di immagini ottenute in post produzione sovrapponendo diversi scatti fotografici.
    Il tema è letterario e solo con la finzione può ricevere una visibilità. Per finzione intendiamo un processo creativo che con una regia sceglie la sceneggiatura, le scene, le pose, le luci e nel complesso la connotazione che comunica il tono della voce narrante di una storia.
    E’ raro, nel nostro ambiente, trovare immagini così dense di segni capaci di trattare un tema universale, sempre attuale, come quello del passare degli anni e le sue conseguenze sul corpo in particolare per la donna. L’autrice si investe del tema ponendosi come protagonista che si manifesta con quella posa lirica assunta dal soprano nel suo cantare.
    Complimenti ad Antonella Mezzani per aver condiviso con le sue immagini il sentimento di disagio che induce lo scorrere nel tempo nell’aspetto del corpo e il suo amore per il melodramma.

  2. Ho apprezzato il lavoro di Antonella Mezzani, che ha trattato un tema ricorrente nella Storia dell’Arte: il perpetuum mobile tra ‘vanitas’ e ‘memento mori’.
    Oltre al mito di Eros e Thanatos.
    Sul racconto letterario efficace e suggestivo, Antonella ha costruito una coerente narrazione visiva.
    Ci sono gli ingredienti per realizzarne un raffinato audiovisivo. Mancherebbe solo la narrazione musicale; per la qual cosa posso suggerire: Spiegel Im Spiegel di Arvo Part.
    Oltre, naturalmente, alla voce recitante, che bene può essere affidata ad un timbro femminile da Contralto.

  3. ringrazio l’autrice per avermi portato a conoscenza di questa leggenda che rivive attraverso le sue fotografie.
    racconto fotografico molto interessante e di non facile realizzazione ma si comprende a pieno la leggenda

  4. La nostra cultura trova spesso riferimenti in antichi miti e leggende. Tali immagini sono entrate così nel nostro quotidiano vissuto e intrecciano con la vita realtà forti alleanze.
    Ho visto questo lavoro durante la presentazione dei laboratori legati al capolinea.
    Un’idea vincente perché offre una diversa visione fotografica, sicuramente integrante.
    Un brava quindi all’autrice, coraggiosa nell’intraprendere un percorso espressivo e narrativo diverso, strizzando l’occhio al cinema fantasy!
    Isabella Tholozan

  5. Ringrazio di cuore Silvano Bicocchi, Isabella Tholozan, Teofilo Celani, Cristian Gelpi per le loro parole che illuminano il mio cammino fotografico regalandomi ottimi spunti per migliorare! Ringrazio per l’attenzione con cui hanno ascoltato con gli occhi

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