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“Il Muro dentro” – di Brunella Bianchini
“Il Muro dentro” – di Brunella Bianchini
“Il muro dentro” di Sandro Bonvissuto, mi ha fatto riflettere.
Il muro rappresenta sempre una barriera, un limite, un ostacolo, il muro che è fuori è uguale.a quello che abbiamo dentro.
Affinchè il muro non diventi una idea fissa,che ci fa star male, occorre oltrepassarlo.
“Il Muro dentro”, di Brunella Bianchini è un’opera narrativa artistica per la ricerca introspettiva condotta con immagini fotografiche.
La metafora del muro che abbiamo dentro viene mostrata nelle forme soggettive che l’autrice sente proprie.
L’opera nella successione delle immagini ha l’orientamento dall’interno all’esterno, anche questo metaforico: da una prima icona pittorica di disperazione, all’ultima dei bagliori notturni che suggeriscono l’universo.
Il percorso è l’entrare a contatto con barriere ispide di vario genere per toccare lo spaesamento nel porsi a relazione con la realtà delle cose che a volte è difficile.
In diverse immagini la sineddoche col frammento ci parla di un mondo opprimente e il linguaggio metonimico delle riflessioni/trasparenze evoca presenze immateriali come in un flashback.
Complimenti a Brunella Bianchini perché con poche immagini è riuscita a comunicare una notevole mole di emozioni e sentimenti.
Ho proprio una sensazione di soffocare guardando queste fotografie. Il soffocare di un prigioniero, privato della sua libertà, senza speranza. Una serie che ricevo in maniera molto “nera” …
Non condivido l’uso del B/N.
Van Gogh, notoriamente soggetto ad attacchi di follia, uso il colore; e che colore!
Fancisco Goya, nel periodo della sua pittura cosiddetto “nero”, in cui fu soggetto ad una forte depressione, usò il nero puro solo per lo sfondo; il resto era giallo, marrone e perfino il rosso scuro. Eppure erano pittori: potevano usare qualsiasi colore.
Evidentemente il B/N esiste solo in fotografia. Almerno in quella di 50 anni fa.
L’opera fotografica di Brunella Bianchini ci trasmette istantaneamente una sensazione quasi insopportabile di claustrofobia….una dolorosa claustrofobia, perchè dappertutto dove ci giriamo, il nostro spazio è delimitato da un filo spinato; sembra non ci sia speranza, ma alla fine ritroviamo l’uscita, anche se a costo ,forse, della nostra stessa vita, perchè per ritrovare la libertà dobbiamo accettare di far parte del vuoto cosmico primordiale.
Si tratta di un lavoro efficacemente condotto, anche se un po’ troppo cupo, che non lascia molto spazio alla speranza.
Non mi trovo molto in accordo con il commento di Antonino Tutolo ….sicuramente qui il b/n aggiunge pathos all’atmosfera generale. Il b/n deve essere una scelta motivata, sicuramente, e non sempre lo è, ma qui il colore non avrebbe aggiunto nulla di più.
Complimenti vivissimi all’autrice.
Ho portato ad esempio le opere di due grandi pittori, che oltretutto il problema lo avevano reale e non immaginato, come in questo lavoro.
Evidentemenete il tema si tratta bene a colori. Vi pare? Altrimenti potevano usare sfumature di grigio.
Per illustrare le stesse problematiche il colore è usato anche in cinematografia. Non vedo perché solo in fotografia è meglio il B/N.
A meno che non si parli di vampirismo…. e si voglia nascondere il sangue…
I fotoamatori italiani purtroppo hanno scarsa dimestichezza col colore; per varie ragioni, soprattutto economiche e tecniche, derivanti dal colore analogico.
E nascondono questa carenza dietro una presunta, presupposta, maggiore espressività del B/N.
L’opera di Brunella l’ho dovuta riguardare piu’ volte , non è facile percepire attraverso segni indefiniti la soggettività , l’intimo pensiero dell’autrice .
Il titolo” Il muro dentro “ mi suggerisce molto , cerco di mettermi dalla parte dell’autrice. Le mani sul volto trattengono il buio come volessero esprimere la paura del vivere .
Attraverso segni ,macchie inquiete ,rami spezzati, filiformi ombre come ragnatele precludono lo sguardo , solo qualche punto di luce attraverso una griglia di finestra .
In tutte le immagini regna l’indistinto ,si percepisce ansia e oppressione . Lo straniamento dal reale velati segni sfuocati ,silhouette di persone indistinte estraniate in un paesaggio inesistente e deformato , sconosciuto e sfuocato .
Come dice il Direttore è proprio l’uso del linguaggio retorico- metonimico che l’autrice sposta la significazione primaria ad una significazione secondaria , vuole e deve raggiungere un espressione di altro da cio’ che vediamo nelle sue immagini . Complimenti a te Brunella .
penso che le immagini di brunella molto sofferte vogliano rappresentare il muro metaforico che abbiamo dentro in tanti momenti della nostra vita; un filo di luce ci porta alla speranza finale che pare risollevarci e attenuare il buio che e’ in noi!credo che brunella abbia voluto trasmetterci con le sue immagini davvero efficaci un sentimento di dolore che pero’ non esclude una luce nuova che ci trasporta in un mondo nuovo in cui poter ricominciare.
dalle prime immagini di disperazione intese come negazione della realta (le mani che coprono il viso,le croci simbolo del dolore,il filo spinato come barriera invalicabile) ASSISTIAMO AD UNA CATARSI DI LIBERAZIONE VERSO LA LUCE,(/ UNA PORTA CHE SI APRE, LAMPI DI LUCE) IN UN CONTESTO DI GRADUALE RISVEGLIO ALLA VITA.COMPLIMENTI BRUNELLA
“Il Muro dentro” di Brunella Bianchini esplora i caratteri di una realtà percepita, suggerendo un’interpretazione del concetto di vivere che si compie nella costruzione di un immaginario simbolico. Cupezza, claustrofobia, assenza di speranza – ammesso che di questo si tratti – sono percezioni personali dell’autrice e per questo difficilmente discutibili? Perché discutere della percezione personale di un autore? A che pro?
Deducendo frammenti naturali e artificiali del mondo reale, Brunella restituisce una successione di suggestive immagini dove la consuetudine del segno trova nuova materia anche nelle superfici. Espressione fotografica e qui anche artistica dialogano all’unisono stabilendo equilibri inconsueti che affondano nell’eredità della memoria.
Svuotata da ogni caratterizzazione specifica, la singola entità materiale appartenente alla dimensione collettiva si mescola con quella di un privato non sempre discernibile, ma ben palpabile.
Se l’autrice voleva generare un acceso dibattito sul suo lavoro ha raggiunto lo scopo.
L’importanza dell’opera, il significato, va ben oltre l’ immagine, il significante.
Leggerla, interpretarla, o quantomeno tentare di farlo, rischia di manifestarsi esercizio sterile, se non inutile, se rapportato alla vastità del tema affrontato.
Il suo è un messaggio di speranza, di redenzione, ci indica il percorso, la strada della redenzione universale. Non c’è muro, reale o metaforico che possa impedirci di affrancarci da esso.
Può essere un viaggio lungo, costellato dal buio della disperazione, ma che lentamente ci porta verso la luce, la via d’uscita. Chi non è alla continua ricerca di una via d’uscita? Quanti, se potessero vedere queste immagini, le collegherebbero a un particolare momento della loro esistenza.
B/N o colore, dibattito capzioso. E l’autrice, è lei, solo lei che può e deve comunicarci il suo stato d’animo con le parole, le immagini, colore o B/N sono linguaggio ed è lei che parla, noi possiamo solo ascoltare e, se ne abbiamo gli strumenti, capire.
Quelle foto raccontano “il muro” di Brunella meglio di tante parole. Dietro quel muro ci siamo tutti noi con la nostra incapacità di comunicare le angoscie che molto spesso ci teniamo dentro.
Brava Brunella, complimenti
Ringrazio sentitamente tutti gli amici ed amiche che,soffermandosi ad osservare
e a riflettere sulle immagini, hanno potuto esprimere le proprie opinioni e,dialogando
con me, hanno condiviso il mio linguaggio fotografico. Brunella