Dalla lettura soggettiva alla lettura corale, del 2006 – di Silvano Bicocchi, I° parte.
RILETTURE di Agorà Di Cult
Dalla lettura soggettiva alla lettura corale – I° parte
scritto nel 2006 da Silvano Bicocchi.
Osservare l’attività di lettura di portfolio dalla “Pedana 3M”, organizzata nel 1969 da Lanfranco Colombo al SICOF di Milano, ai “Concorsi a Lettura di Portfolio” di oggi, ci porta a constatare quanto è diventato importante questo momento per la fotografia italiana. Colombo con quell’idea iniziale volle avviare un rapporto diretto e pubblico tra fotografo e critica. Mise in atto una modalità, figlia degli anni della contestazione, dove “il collettivo” e “la dialettica” erano metodologie necessarie per ogni innovativa attività culturale di quell’epoca. Il salto importante egli lo fece con l’avvio nel 1991 del “Portfolio in Piazza” di Savignano sul Rubicone, portando anche in Italia l’attività che contraddistingueva “Le Rencontres d’Arles” che lui aveva contribuito ad avviare, chiamato da Lucien Clergue.
Per la prima volta ai fotografi era data la possibilità di incontrare, nel contesto della medesima manifestazione, diversi esperti e sentire direttamente le letture della stessa opera. Questo aspetto molto gradito, oltre a quello di favorire l’incontro tra fotografi e operatori del mercato dell’immagine fotografica, fece crescere notevolmente il numero degli esperti provenienti dalle più diverse estrazioni: critici e storici della fotografia, operatori di Gallerie ed Agenzie, art director, photo editor, e infine anche noi fotografi per passione che avevamo compreso l’estrema importanza del misurarsi sul terreno della lettura dell’immagine fotografica. È del 1993 “Leggere fotografia” edito dalla FIAF. Si è avverata una previsione che Paolo Monti fece nel testo di presentazione della “Quinta mostra nazionale della FIAF” (1953) :”Manca ancora l’interesse della critica d’arte e della stampa periodica che sembra ignorare la fotografia come arte, ma modificare queste condizioni attuali è compito soprattutto dei fotografi e delle loro associazioni.”[1]
Partecipare ad una attività di questo genere pone l’autore a dover fare i conti con un aspetto a volte sorprendente: la stessa opera viene letta in modo diverso dai differenti esperti lettori. E allora nasce il problema di come trarre profitto dalle diverse letture, indipendentemente dal fatto che siano un elogio o una stroncatura. L’esperienza del confronto tra lettori indica che difficilmente esiste una lettura unica e assoluta di un’opera fotografica, ma ogni lettore la legge secondo il proprio codice culturale che è conformato dalle proprie conoscenze, dal vissuto e anche molto influenzato dalla sua personalità.
Non c’è pertanto da stupirsi se di fronte anche ad una sola immagine fotografica vengono formulati differenti significati egualmente sostenibili e quindi complementari. E’ con questa consapevolezza della necessità di un pluralismo che il nostro atteggiamento è orientato a dare spazio e dignità ad ogni singola lettura.
Per approfondire il fenomeno poniamoci il problema della lettura del portfolio in termini generali. Sappiamo che alla fotografia si può attribuire un significato diverso anche solo in base all’uso che se ne fa. La scelta dell’esperto, a cui sottoporre l’opera, sottintende un uso dell’immagine, perché come ha scritto Goethe, a conclusione del saggio sull’occhio umano, “Non si vede che quello che si sa”. Pertanto se l’esperto è uno storico andrà inevitabilmente a cercare le influenze di altri autori e saprà apprezzare gli aspetti innovativi delle immagini. Se è un gallerista o un photo editor darà una valutazione in base alla scala di valori dell’attualità commerciale dell’immagine fotografica, se è un fotografo potrebbe leggerla secondo la scala di valori che secondo lui deve avere l’opera fotografica; infine se è un lettore FIAF farà una lettura del linguaggio fotografico e dell’espressione artistica ad ampio raggio umanistico.
[1] Paolo Monti – Scritti scelti 1953-1983. A cura si Francesca Bertolini . Istituto Superiore per la Storia della Fotografia. Palermo 2004. Pag. 39.