ArchivioDai tavoli di portfolio
Requiem – di Ada Mandic
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Un luogo di ricordi, incontri con i fantasmi del passato in una Lisbona torrida e deserta, una domenica di luglio.
In questa splendida opera letteraria il lettore viene catturato, immerso in questa storia onirica, ricca di racconti.. racconti di una vita.
Sono andata in cerca di atmosfere, luoghi, cose, cercando di trasmettere attraverso le immagini quanto mi ha regalato la lettura del Requiem di Tabucchi.
Ada Mandic
Requiem
di Ada Mandic
“Requiem”, di Ada Mandic, è un’opera animata da un’idea narrativa artistica per aver narrato con la scelta estetica un complesso intreccio di sentimenti sulla scomparsa della persona amata.
Trieste è città di frontiera e con la lettura di portfolio si entra a contatto con culture di una varietà sorprendente che, come questa, portano a realizzare opere altamente improbabili da vedere in altre città.
In quest’opera mi ha sorpreso il processo creativo col quale l’autrice l’ha realizzata: dopo aver letto i libro “Requiem” di Antonio Tabucchi parte per Lisbona e realizza quest’opera.
Per comunicare sentimenti con fotografie realizzate allo scatto senza ricorre alla post produzione, occorre scegliere la cosa giusta e rappresentarla con un particolare sguardo che si concretizza nella scelta compositiva dell’immagine.
Le cose mostrate sono un’alternanza di metafore di vita e morte, lo sguardo declina tra lo smarrimento, la bellezza della vita e la consapevolezza della sua fine.
Tutto questo realizzato con l’uso consapevole del meccanismo espressivo della fotografia.
L’implosione degli sfocati, l’evidenza del tutto fuoco, la complessità delle trasparenze, la spazialità delle luci alte e la penombra, l’evocazione del frammento, la durezza dello specchio, il sentirsi ai margini della cornice posta ai bordi, l’umoralità del basso e l’alto, la musica del colore, il monotono del monocromo, il tempo sospeso nei locali pubblici deserti, ecc.
Sono tutte significazioni del reale che costruiscono un percorso interiore scritto con metafore e simbologie.
Rinnovo i complimenti a Ada Mandic che ha realizzato l’opera per sua necessità interiore e con modestia l’ha portata anche al mio tavolo di lettura. Lei ci dà un esempio di come la fotografia possa essere una compagna fedele nell’aiutarci a comprendere il nostro sentire più intimo.
Bravissima. Stupisce sempre quello che ciascuno riesce a trasmettere se veramente sente quello che prova. C’è una sensibilità sospesa in ogni foto. Si possono guardare e riguardare scoprendo aspetti che toccano qualche nostra corda intima. Amo questo genere di fotografia e vorrei vederla più spesso. Grazie
Albertina
Con questa narrazione fotografica l’autrice – che dichiara di essere stata ispirata dal romanzo di Tabucchi – seppur partendo da un libro, una città, una storia, ci permette di viaggiare attraverso simboli e metafore che da personali e soggettivi diventano universali. Il titolo dell’opera ci fa immediatamente pensare alla morte poiché ci riporta alla memoria anche la musica di Mozart, la sua ultima composizione. E con queste premesse ci immergiamo nel susseguirsi delle immagini in cui non ci sono elementi che ci ingabbiano in un luogo, in un tempo. Siamo guidati, attraverso un percorso intimo, alla ricerca del passato e di noi stessi, attraverso libere associazioni dell’inconscio. In questo “racconto” vita e morte s’inseguono e si susseguono in un tempo sospeso facendoci riflettere. Grazie Ada!
Monica Mazzolini
Grazie di cuore a tutti per i commenti, felice di aver condiviso con voi un progetto fotografico a me molto caro.
Grazie.
Ada