ArchivioDai tavoli di portfolio

Daydreaming – di Monica Cester

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Daydreaming è il mio primo portfolio, l’ho creato seguendo il bisogno che sentivo in quel momento di fermarmi e prendere tempo per me stessa.
Partendo da una fotografia fatta tempo fa e che sento molto mia (quella chiamata con il mio nome) sono entrata nella mia stanza, ho iniziato quindi ad osservarmi ed a cercare la mia immagine attraverso oggetti a me cari… come si nota nella prima fotografia in cui si intravede il mio viso riflesso sul vecchio specchietto di mia nonna, che avevo rotto da bambina.
Ho continuato portando all’interno della stanza altri oggetti di cui sentivo il bisogno ed in cui mi identificavo meglio, il mio vestito preferito, la vecchia Bencini Comet di mia nonna.
Ho chiarito quindi le mie idee, mi sono identificata in queste prime fotografie ed ho capito quali erano i miei desideri.
Questa consapevolezza nuova mi ha dato una forte carica di fiducia e voglia di … partire, inseguendo i miei sogni.
In un mondo in cui siamo bombardati da mille immagini al minuto ogni tanto è bello rallentare (concedendoci il lusso di guardare solo noi stessi) e poi ripartire (come potrebbe fare quella vecchia macchina che va nella nebbia) verso qualcosa di nuovo che ignoriamo ma che non ci spaventa piu’.
Monica Cester
 

Daydreaming

 di Monica Cester

 
 
 
 

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21 commenti

  1. “Daydreaming”, di Monica Cester, è un’opera animata da un’idea narrativa artistica per aver rappresentato con immagini di ricerca estetica il proprio sentito denso di evocazioni.
    Conosco diverse fotografe che a un certo momento della loro vita si sono chiuse nella propria camera e hanno iniziato un percorso introspettivo fotografando sé stesse.
    C’è un gusto anni ’50, simbolicamente retto dalla fotocamera Comet e l’auto d’epoca dell’ultima foto, nel quale l’autrice ritorna col proprio sentire e diventa il codice per rappresentare se stessa.
    Quando si tocca il tempo inevitabilmente anche l’opera più simbolica assume una valenza narrativa di vicende solo accennate ma che ci toccano nell’immaginazione metaforica.
    Complimenti a Monica Cester per aver realizzato un portfolio coerente nel tema e nella connotazione che riesce a coinvolgere con la sua atmosfera sognante fatta di eleganza e silenzio ovattato e misterioso, come la foschia verso la quale corre l’automobile.

  2. Il lavoro di Monica Cester , mi aveva da subito colpito per il suo tenore profondamente intimista e delicatamente riflessivo. Le immagini sono tecnicamente ineccepibili e dotate di grande raffinatezza e sensualità e dalla loro analisi emerge la presa di coscienza, da parte dell’autrice, della propria identità, sognante, artistica e forse con qualche sogno ancora rimasto nel cassetto.
    Opera seconda classificata alla lettura portfolio di Ottobre Fotografia 2017. Complimenti vivissimi a Monica.

  3. In poche immagini Monica ci propone la sua riflessione introspettiva fatta di cose, segni e simboli del passato.
    L’abito pieno di luce fa da preambolo all’ultima immagine della ripartenza verso un futuro tutto da scrivere, con rinnovata fiducia e consapevolezza.
    Complimenti Monica.

  4. Sempre intrigante il tema dello specchio, sia perché separa (o mette in più stretta relazione?…) quel che siamo da quel che cerchiamo, sia perché offre colte ‘riflessioni’ (ah!, le polisemie sempre in agguato) simboliche sul senso dell’arte. Senza addentrarsi troppo, a mio avviso c’è in questo lavoro uno specchio in ogni scatto, ciascuna fotografia richiama e rimanda allo stesso tempo: la finestra filtra la luce, una vecchia macchina fotografica filtra il tempo, la presenza di sé filtra il senso di un’intera ricerca. Capisco profondamente le parole dell’autrice e la sua ricerca introspettiva che è perfettamente risolta, a mio gusto, nei toni di questo delicatissimo ma forte lavoro.

  5. Mi è capitato da subito di frequentare i primi siti dove poter postare foto e commenti, ricevendone in cambio. Sono passati ormai molti anni ma alcuni cliscé e stereotipi presenti in quel tempo mi sembra che si ripetono all’infinito, sbagliando nel semplificare all’accesso il concetto allora mi capitò di scrivere che anche fotografando l’uomo e la donna, rimando entrambi atavicamente dei cacciatori, scattano foto il primo come se usasse l’arco con freccia, la seconda come se impugnasse un retino per catturare farfalle (ma a maglie larghe). L’uomo cerca di colpire il centro del bersaglio, la donna lo insegue per lasciarlo scappare. A parte le fotografe italiane militanti di cui mi capita di percepire la presenza anche nella Fiaf, non più per l’emancipazione ma per una giusta lotta alla violenza, questo servizio è molto vicino alla fotografia psicologica americana di quei tempi. La fotografa intesa come donna è sempre dentro ai suoi due soggetti obbligati: il corpo e la casa, ma non mette mai a fuoco i particolari per esserne intima parte. Usa la dissolvenza e la non definizione (sia fotografica che concettuale) per trovare una via d’uscita, che è sempre una porta, una finestra, un’auto. Per andare da un’altra parte e ricominciarsi a ri-trarsi un’altra volta

    1. Il bello della fotografia è che l’interpretazione è totalmente soggettiva ed il suo commento è interessante ma non rispecchia il mio stato d’animo.
      Grazie

      1. non sono d’accordo che la fotografia va interpretata in modo soggettivo, deve essere fatto nel modo più oggettivo possibile, ma questo non spetta all’autore che non ne sarà mai capace.

        1. intendevo dire che ognuno guardando una fotografia ci puo’ vedere cio’ che vuole (e ne resto fermamente convinta), lei in questo mio portfoglio ha visto cose che non rispecchiano il mio stato d’animo. Un caro saluto

  6. Molto belle le immagini pubblicate,decisamente molto “intime” come scrive l’autrice. Giuliana Traverso diceva della fotografi al femminile: “le donne scattano con l’obiettivo girato verso di loro…”. ecco queste fotografie esplicitano perfettamente questo concetto. Azzeccat anche la scelta dei toni “vintage” delle immagini che ben si prestano al racconto.

  7. Devo fare i complimenti a Monica per questo suo primo lavoro a portfolio che, nella sua apparente semplicità, porta a profonde significazioni.
    E’ un viaggio nel tempo della sua vita alla ricerca di sé quello che con strofe eleganti e delicate ci propone. Parlo di strofe perché, nelle sue immagini, ogni verso, ogni parola e ogni silenzio è attentamente cercato sia nel significato che nelle sonorità (in questo caso i cromatismi) come a comporre una poesia.
    Di fotografia in fotografia è costante la presenza di un tenda, una tela o la foschia dell’alba che vela, e al tempo stesso svela, il proprio volto o la necessità di riconoscersi tra il passato e questo tempo presente. Poi oltre la finestra, in fondo alla strada, si allarga la luce di un futuro ancora non ben definito.

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    1. Buongiorno Manuel, inviamo il suo indirizzo email a Monica Cester.
      Sarà lei a inviarle i suoi dati, se sarà interessata a contattarla.

      Cordialmente

      Silvano Bicocchi
      Direttore del Dipartimento Cultura FIAF

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