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Fantasmi e vivi – di Giuliana Traverso a cura di Orietta Bay

Fantasmi e vivi – di Giuliana Traverso a cura di Orietta Bay

Negli anni 80 Giuliana Traverso, come abbiamo in precedenza sottolineato, è già interprete importante nel novero dei grandi fotografi. La sua produzione artistica, iniziata con gli studi sul ritratto, si è da subito dilatata verso varie tematiche, mostrando uno spiccato interesse nei confronti di una riflessione concettuale a sfondo socio-culturale.

Nel 1988 realizza un’opera dal titolo, forse un poco misterioso, di certo incuriosente: “Fantasmi e Vivi”. Si tratta di un lavoro che parla della vita di un gruppo di giovani, ragazze e ragazzi, ospiti di una Comunità di recupero per tossico-dipendenti, tale Centro di Solidarietà di Genova, alla cui Presidenza è la dottoressa Bianca Costa.

L’approccio al tema non è mai, per Giuliana Traverso, di tipo convenzionale e anche questa volta non si smentisce.

Non vuole solo cogliere attimi, situazioni immediate, anche se significative a chiarire e spiegare. Preferisce, a tal scopo, costruire racconti. Scrive storie fotografiche che ci vuol fare arrivare in modo profondo e intenso e che diretti al cuore riescano, poi, ad invadere i nostri pensieri per portarci alla consapevolezza della conoscenza.

Inizia la storia contestualizzando il luogo in modo né prevedibile né didascalico, per tirarci dentro non ci presenta la varietà e sobrietà degli spazi abitativi, non ci accompagna mostrando, ma apre facendoci sentire dentro una rappresentazione dal sapore teatrale che l’uso del bianco e nero rende ancor più evocativa e ambientabile ovunque.

Intrattiene con i ragazzi un dialogo fotografico fatto di interpretazioni. Cerca ed instaura un clima di immedesimazione creativa. Per parlarci di loro, della loro vita e del loro mondo interiore, ricorre alla metafora e alla sineddoche. Tralascia le ovvietà, le solite inquadrature che ispirano sentimenti di pietà o rigetto critico e costruisce, con loro, una vera e propria sceneggiatura.

I ragazzi diventano i protagonisti di una storia immaginifica dove ciascuno realizza la parte che vuole, si autodefinisce e nella recita svela se stesso, sogni e bisogni.

Ciascuno diventa artefice, attraverso la scelta di un ruolo, di un racconto personale che gli consente di ri-conoscersi e di abbandonare la maschera della paura, della solitudine, dell’angoscia. Quei ragazzi smettono di sentirsi fantasmi e accettando di combattere per uscire dal fumo ritornano vivi, pronti a combattere per essere vincitori su se stessi e i propri errori. E che “Fantasmi e Vivi” sia un lavoro pieno di speranza e di condivisione amorevole lo puntualizzano meravigliosamente anche la due ultime immagini. Un abbraccio struggente tra chi che l’ha fatta e chi ce la farà, e un frondoso albero le cui radici devono essere rifondate per continuare a vivere, ma dove tutti possono trovare riparo.

Un lavoro del quale la stessa autrice, nel volume realizzato afferma: Fotografare questi ragazzi mi ha dato una spinta emozionale che mi resterà per tutta la vita.

Grazie Giuliana per la spinta emozionale che con quest’opera ha dato a tutti noi.

 
Orietta Bay

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8 commenti

  1. “Fantasmi e vivi” di Giuliana Traverso è un’opera animata da un’idea artistica, per la profonda riflessione condotta sulla condizione umana del soggetto attraverso l’ideazione di diversi dispositivi di rappresentazione visiva. Non è un reportage che rappresenta il reale ma un’azione di introspezione della dinamica di rigenerazione umana condotta nella comunità di recupero. La Traverso scava dentro agli stereotipi sociali che emarginano il drogato e che creano pregiudizi negativi verso chi ha attraversato quella dipendenza. Straordinariamente forte è la costruzione di elementi di dignità umana che danno corpo alla speranza vera per una nuova vita, per appunto passare da fantasmi a vivi. Anche in quest’opera la Traverso si distingue e ci stupisce per la genialità e la progettualità con la quale affronta il tema con la fotografia, è esemplare nell’evidenziare di come sia importante trovare il modo originale ed efficace per dire i messaggi che si vogliono comunicare andando oltre l’evidenza della realtà.

  2. E’ l’operosità che salva la vita dalla prigione apatica della tossicodipendenza, sembrano dirci queste immagini.La Traverso ci presenta sguardi già consunti in visi ancora giovani, ma già segnati ed è evidente la grande perizia ritrattistica guidata da un forte intuito psicologico e abilità compositiva.

  3. Io devo ringraziare ancora una volta Orietta Bay, per la chiarezza appassionata e appassionante, con la quale ci presenta le opere di Giuliana Traverso. Questo è un bellissimo e toccante lavoro, sulla capacità di ritorno alla vita di un gruppo di giovani tossicodipendenti, vista attraverso una lettura assolutamente personale dell’autrice, che si avvale di simbolismi per delineare un percorso duro , ma carico di speranze, di questi ragazzi; un percorso che passa attraverso il lavoro e la presa di coscenza del proprio passato e del presente. Giuliana Traverso una maestra della fotografia.

  4. Sono stata in diverse comunità, tanta l’emozione, ma pochi gli scatti. Solo una grande maestra come Giuliana Traverso riesce, con un approccio psicologico rispettoso ed immediato e con originalità compositiva, a raccontarci di questi giovani.
    Con un uso sapiente del bianco e nero, essi gradualmente si svelano, escono al “vivo”, pronti a riconoscersi e ad affermarsi per un efficace recupero e per una nuova vita di speranza, come ben rivelano le due ultime immagini. Grazie a Giuliana Traverso per la sua ottima lezione di fotografia ed un grazie a Orietta Bay per la sua chiara presentazione che parte dal cuore…

  5. A me sembra di poter cogliere in questo lavoro l’importanza della gestualità dei ragazzi/e.
    L’importanza delle mani, sia nelle immagini in cui non si vedono – quasi a testimoniare un’impotenza (fantasmi) – sia dove ne diventano quasi il soggetto principale.
    Mani che salutano in un segno di accoglienza, mani finalmente padrone del loro tempo, mani forti che sostengono e mani più deboli che si fanno aiutare da altre (v. Foto 16); mani che possono stringere in un accogliente e consolante abbraccio, mani come radici di un albero che si tengono strette le proprie origini, la propria vita.
    E il bianco e nero, andando oltre la semplice descrizione del momento, le disegna in maniera appropriata, rendendole icone.

  6. Attraverso l’articolo di Orietta Bay scopro un altro libro di Giuliana Traverso. Anche questa volta sono colpita dal taglio originale che L’autrice sceglie per affrontare questo tema. Giuliana decide di accostarsi con la macchina fotografica ad un mondo che pochi hanno il coraggio di guardare: il mondo dei tossicodipendenti, di coloro che, troppo fragili per affrontare le difficoltà della società, sono finiti ai margini. Lei ha il coraggio di squarciare il velo che li confina in un limbo e ci fa vedere il loro volto ferito. Grazie maestra!

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