MANIFESTI VIRTUALI_07.1 – di Monica Mazzolini
Laboratorio di Storia della fotografia
LAB Di Cult 025 FIAF, coordinato da Monica Mazzolini
La Photo-Secession e Camera Work: il manifesto
(prima parte)
Mezzo di documentazione o forma d’Arte? Mimesi o interpretazione? Una dicotomia mai risolta fino in fondo. Lo scopo di Alfred Stieglitz consiste proprio nel dimostrare che la fotografia è una vera e propria arte, con un suo percorso da seguire ed una sua specificità. Influenzato dal Pittorialismo Inglese, ben conosciuto durante il suo soggiorno Europeo, e da quello Americano, di cui lui stesso faceva parte, Stieglitz sostiene che l’aspirazione del movimento fotografico da lui fondato – e che prende il nome di Photo-Secession – è:
“elevare la fotografia al ruolo dell’espressione pittorica, riunire quegli americani che s’impegnano o sono in altro modo interessati all’arte e organizzare, di tanto in tanto, in luoghi diversi, mostre […]. Vidi che quello che gli altri fotografi facevano era eseguire dure e fredde copie di duri e freddi soggetti in una luce dura e fredda. Non vedevo perché la fotografia non potesse essere un’opera d’arte e mi applicai per imparare come riuscirci”.
Pertanto un allontanamento dalla fotografia tecnicamente perfetta ma non emozionale. Un distacco dalla fotografia mancante della soggettività dell’artista e la ricerca di un effetto maggiormente rivolto all’impressione ed all’espressione personale.
Non a caso viene utilizzato il termine secessione che – derivato dal latino secessio-secessionis e secedĕre – significa allontanarsi, separarsi. In generale le secessioni rappresentavano il distacco di un gruppo di artisti, letterati e critici dalla corrente cui appartenevano. L’esempio più noto è la Secessione Viennese, il cui capostipite è stato Gustav Klimt (1862-1918), ossia il movimento artistico sviluppatosi all’inizio del Novecento in Europa, con epicentro a Vienna, a cui aderirono gli artisti che non si riconoscevano nei canoni di pittura seguiti nelle accademie, e promuovevano nuove forme di sperimentazione.
“Stieglitz, Kühn e Steichen che analizzano il lavoro di Eugene” (1907). Da sinistra a destra: Frank Eugene (1865-1936), Alfred Stieglitz (1864-1946), Heinrich Kühn (1866-1944) e Edward Steichen (1879-1973).
Ritratto di Gertrude Käsebier (1852-1934), fotografia di Adolf de Meyer (1900 circa)
Non troppo distante dalla nascita della Photo-Secession (la data ufficiale è 17 febbraio 1902) viene pubblicato anche il primo numero della rivista “Camera Work” (gennaio 1903), organo ufficiale, che ha nell’editoriale, firmato Alfred Stieglitz, quello che possiamo considerare il manifesto programmatico. Una presentazione e presa di posizione da parte della rivista che si rende sostenitrice e promotrice della politica culturale del movimento indicando la necessità di modifiche al fine di ottenere espressioni d’arte utilizzando la fotografia. Da ricordare, per somiglianza, la rivista “Ferrania” e la pubblicazione del Manifesto de “La Bussola” (già analizzato in dettaglio) datato 1947.
Di seguito i punti importanti:
1- Analizzando la copertina – che contiene una caricatura dello stesso Stieglitz ad opera di Marius De Zayas – leggiamo una frase contenente tre aggettivi che ben delineano il carattere della rivista stessa: “The magazine without and If – fearless – independent – without favor” (Rivista senza Se – coraggiosa – indipendente – imparziale). Coraggio. Indipendenza. Imparzialità. Parole categoriche, che suonano come un motto inneggiante alla libertà di espressione artistica, d’immagine, di parola e di pensiero.
Camera Work I, gennaio 1903 – Caricatura di Alfred Stieglitz e definizione della rivista.
2- In un trafiletto – sempre considerando la descrizione della rivista – viene presentato il giornale definendo il numero di uscite, il costo ed alcuni importanti dettagli: “Una rivista quadrimestrale illustrata dedicata alla fotografia. Pubblicata e curata da Alfred Stieglitz. Editori associati: Joseph T. Keiley, Dallett Fuguet, John Francis Strauss. Prezzo di abbonamento per un anno, quattro dollari. Allo stato attuale, prezzo per la singola copia di questo numero, due dollari. Il diritto di aumentare il prezzo dell’abbonamento senza preavviso è riservato. Tutte le copie sono spedite a rischio dell’abbonato […] contributi su qualsiasi argomento relativo alla Fotografia, manoscritti o fotografie […]. Indirizzare tutte le comunicazioni o le rimesse ad Alfred Stieglitz, 162 Leonard Street, New York, U.S.A. La copertina e il marchio sono progettati da Eduard J. Steichen. […]. Questo numero, numero 1, è datato gennaio 1903”.
Ecco che da subito compare un altro nome importante e da non dimenticare, si tratta di: Eduard Steichen.
Camera Work I, gennaio 1903: descrizione della rivista.
3- Il vero e proprio manifesto programmatico lo troviamo nelle parole dell’Apologia (“An apology” pag.15-16 della rivista). Per apologia – che deriva dal latino apologĭa e dal greco ἀπολογία -s’intende un discorso di autodifesa ed elogio di una dottrina. Nelle parole di questo testo si evince la poetica e le ragioni che hanno spinto i fotografi aderenti a dare vita a questo Movimento ed alla sua rivista.
“Sembrano maturi i tempi per la pubblicazione di una rivista americana indipendente dedicata alla fotografia e, in senso ampio, interessata alla fotografia pittorica. «Camera Work» fa la propria apparizione come logica conseguenza dell’evoluzione dell’arte fotografica. Si propone di offrire un quadrimestrale illustrato rivolto soprattutto alla sempre crescente schiera di quanti nutrono fede nella fotografia come mezzo di espressione individuale e, inoltre, a quanti, al presente, non sono al corrente di tali possibilità.”
“Nel complesso, essendo la fotografia un processo in monocromia, la sua bellezza artistica spesso dipende da sottili gradazioni di tono e livelli. Pertanto, è altamente necessario che le riproduzioni del lavoro fotografico debbano essere eseguite con eccezionale cura e discrezione se lo spirito degli originali deve essere conservato, sebbene nessuna riproduzione possa rendere pienamente giustizia alle sottigliezze di alcune fotografie. Tale supervisione sarà fornita a tutte le illustrazioni che appariranno in ciascun numero di «Camera Work». Solo esempi di tale lavoro come prova d’individualità e valore artistico, indipendentemente dalla scuola, o contengono qualche caratteristica eccezionale di merito tecnico, o come esempi di qualche trattamento meritevole di considerazione, troveranno riconoscimento in queste pagine. Tuttavia, il pittorico sarà la caratteristica dominante della rivista”.
“«Camera Work» è già certa del supporto di fotografi, scrittori e critici d’arte, […] Sebbene i contributi letterari siano i migliori del loro genere, non è destinato a costituire un testo fotografico basilare, bensì la rivista per il fotografo dalle idee più avanzate”.
“«Camera Work» non è fedele a nessuna organizzazione o fazione, e anche se è il capolavoro della Foto-Secession, a questo fatto non sarà permesso di ostacolare la sua indipendenza in minima misura. Un’impresa di questo tipo, iniziata con l’unico scopo di promuovere la «Causa» e con l’intenzione di destinare tutti i profitti all’ampliamento della bellezza e dello scopo della rivista, deve il suo successo sulla base della simpatia e della cooperazione, morale e finanziaria, dei suoi amici. Ed è soprattutto su di te che dipende la vita di questa rivista. I molti abbonati che hanno risposto al nostro preavviso ci hanno incoraggiato a credere che il futuro della pubblicazione sia garantito oltre ogni limite; ma non possiamo esprimere troppo fortemente la speranza […]. Senza fare altre promesse vi presentiamo il primo numero di «Camera Work», permettendogli di parlare da solo”.
La rivista “Camera Work” sarà pubblicata fino al 1917 e nel corso di questi 15 anni seguirà un importante percorso. Non a caso uso il termine “percorso” e non “trasformazione”. Dall’etimo della parola infatti, trasformazione (da trans ossia al di là e formatio da forma) significa cambiamento della forma, dell’aspetto esteriore della fotografia in questo caso, ma sarebbe solo una definizione parziale considerando che verrà a modificarsi anche il contenuto ovvero il significato, la sostanza, della stessa. Si passerà ad una poetica del linguaggio fotografico che tende nuovamente al realismo per approdare non solo alla “straight photography” (la fotografia diretta) con Paul Strand, tagliando ogni legame con la pittura per giungere alla scoperta dello specifico fotografico che troverà importanti autori del gruppo f/64 ma addirittura gettando le basi per la fotografia concettuale.
Camera Work I, gennaio 1903
Tra il 1903 ed il 1917 vengono pubblicati e stampati cinquanta numeri della rivista che viene considerata “la poesia d’amore, visiva e scritta”, dedicata da Stieglitz alla fotografia ed è descritta come una delle più belle e autorevoli pubblicazioni nell’arte americana. La serie completa comprende 53 numeri, inclusi tre fascicoli speciali fuori numerazione. Tre dei numeri regolari erano doppi (numeri 34/35, 42/43 e 49/50) pertanto 50 fascicoli in totale. Il maggior pregio è riconoscibile nella superba qualità delle riproduzioni di fotografie e opere d’arte. I costi erano elevati e la tiratura, inizialmente di 1000 copie, mano a mano si riduce come anche il numero degli abbonati. Le uscite inizialmente si incentrarono su vari fotografi ma in seguito si occuparono anche di altri ambiti della produzione artistica grazie soprattutto all’apertura nel novembre del 1905 di una galleria: “The little galleries of the Photo-Secession at 291” – in un piccolo palazzo della quinta strada a New York – che diventa famosa con il nome “Gallery 291”.
A sinistra: Alfred Stieglitz posa in una sala della Gallery 291.
A destra: Dettaglio dell’interno della Galleria durante l’esposizione di Gertrude Käsebier e Clarence H. White. La fotografia è stata pubblicata su Camera Work N°14 nel 1906. La Gallery 291 si trovava a Manhattan al numero 291 della Fifth Avenue tra la 30th e 31st Strada, NYC.
La prima galleria ad esporre negli USA dipinti, disegni e sculture, tra gli latri, di Rodin, Matisse, Picasso, Braque, Brancusi, Toulouse-Lautrec, Cézanne, Picabia, Kandinsky e ad esplorare il Modernismo, il Futurismo e l’Espressionismo. Inoltre espone anche fotografi inglesi del XIX secolo quali, per fare qualche esempio, Julia Margaret Cameron, David Octavius Hill & Robert Adamson e Robert Demachy con lo scopo di definire il Pittorialismo Inglese come base della sua poetica. A tal proposito interessante la definizione: “un lodevole passato per un glorioso futuro”. Tutti questi autori oltre ad essere esposti in galleria vengono anche pubblicati su Camera Work. Come già affermato molti articoli erano delle monografie e le fotografie erano corredate da un testo critico. Inoltre venivano proposti saggi, recensioni e novità tecniche. I lavori di Edward Steichen furono quelli più utilizzati (68 immagini e 5 numeri a lui dedicati). Nelle ultime pubblicazioni i temi fondamentali riguardavano opere legate all’astrattismo ed al modernismo; il tipo di fotografia ed di stampa si stava di molto allontanando dallo stile e dalla poetica iniziale. La prima guerra mondiale e questo cambio di direzione portarono alla chiusura della rivista.
Nel prossimo post saranno presentati alcuni tra gli importanti e tanti nomi: Alfred Stieglitz, Edward Steichen, Frank Eugene, Gertrude Käsebier, Adolf Gayne De Meyer, Alvin Langdon Coburn, Paul Strand, Clarence H. White.
(Traduzione testi dall’inglese a cura di Monica Mazzolini)
CAMERA WORK è stata un punto di svolta per la cultura fotografica che durante l’ottocento veicolava dall’Europa all’America mentre nel ‘900 assume direzione inversa: dall’America all’Europa.
Camera Work documenta questo percorso in cui la fotografia non cerca più d’imitare la pittura ma inizia il suo lungo percorso di scoperta delle capacità espressive del propio specifico linguaggio.
L’immagine tecnica inizia a mostrare una nuova estetica che pone in evidenza il rapporto tra immagine e realtà, con toni e argomenti sconosciuti e inducendo nuove necessità nell’immaginario creativo dei fotografi.
Grazie a Monica Mazzolini per averci condotto con questo post, nelle pieghe di questa complessa e affascinante stagione, fornendo preziosi elementi di conoscenza dei passaggi che l’hanno caratterizzata.
Come sempre Monica Mazzolini ci introduce ad un appassionante e fondamentale capitolo della storia della fotografia moderna. Non vi è dubbio che Camera Work ha rappresentato una pietra miliare per tutta la fotografia del novecento. Attendo con impazienza la seconda parte. Grazie Monica!