Mira Mare – di Maurizio Martini
Mira Mare è un racconto breve, focalizzato sul mare o meglio sulle sensazioni e i sentimenti che questo suscita in me fin da piccolo e che si rinnovano ad ogni incontro.
Prende avvio in un luogo e tempo precisi, il ritorno allo stabilimento balneare della prima infanzia, (lo stabilimento Miramare appunto). Nello sviluppo progressivamente si perde ogni riferimento spazio temporale per focalizzarsi sulle sensazioni e l’essenza stessa del mare e del rapporto con esso. L’intento è quello di fare del Mira Mare più un “luogo della mente” in cui riporre i propri ricordi e raccontarli.
Per questo motivo, in ripresa, ho deciso di non fotografare luoghi famosi e riconoscibili, da rivista patinata, per raccontare un sentimento (riscoprendo) la fotografia vera, cercando di comunicare un’idea entrando in empatia con chi sia disposto ad osservare e comprendere. Le fotografie, scattate in tempi e luoghi diversi, hanno proprio questo filo conduttore.
Il lavoro invita ad un percorso verso il mare con l’ingresso al Mira Mare e con fotografie via via dalla composizione più semplice ed essenziale fino all’incontro a tu per tu con il mare stesso.
Questa idea ha richiesto anche una post produzione attenta, strutturata e mirata. L’intento è quello di sviluppare fotografie a prima vista fuori tempo, quasi anni ottanta, con bassi contrasti e scarsa saturazione. Le motivazioni sono diverse, una, forse la prima, è di tipo culturale ed anagrafica. I colori tenui, quasi pastello, le ombre morbide sono i colori “fotografici” della mia infanzia, lontani nel tempo che a mio avviso sono quelli che meglio si sposano con l’idea alla base del portfolio, restituire più le sensazioni che i luoghi.
Mira Mare
di Maurizio Martini
“Mira Mare”, di Maurizio Martini, è un’opera narrativa artistica per riflessione soggettiva compiuta sul paesaggio marino estivo, slegata da una stessa location e da relazioni temporali.
Quando sentiamo il soggetto, lo fotografiamo con grande passione accumulando numerosissimi scatti che mostrano i tanti aspetti che, in diversi momenti, ci hanno chiamato nell’intimo a scattare una fotografia. E’ un vero innamoramento che sperimentiamo con la fotocamera.
La sequenza di “Mira Mare” trova nella prima e l’ultima immagine il senso personale che l’autore attribuisce al portfolio: la prima foto entra in spiaggia nell’ultima la lascia. La sequenza delle immagini diventano un repertorio di belle immagini che mostrano simbolicamente l’idea che egli ha dell’ambiente marino considerata la varietà geografica degli ambienti.
Ovviamente è un lavoro orizzontale per la varietà delle location fotografate, se la location fosse stata unica sarebbe stato verticale di approfondimento di quel unico ambiente.
L’intervento sul profilo colore attenua la differenza ambientale e aiuta l’accostamento estetico delle immagini che essendo esteticamente valide posso reggersi anche singolarmente. L’accostamento in sequenza deve prima di tutto accontentare l’occhio poi viene il resto.
Il resto è dato dal significato che regge il complesso di immagini nel loro insieme fino a farle diventare un’opera. Per questo l’autore ha scelto una narrazione con l’entrata e infine l’uscita dal bagno della propria infanzia, aprendo a una narrazione immaginaria delle visioni del mare che egli ama.
Grazie a Maurizio Martini per aver condiviso questo momento di evoluzione, comune a tanti bravi fotografi, del maturare la progettualità nel realizzare un portfolio che riesca ad andare oltre l’annuncio di un’idea, per bella che sia, per riuscire a svilupparla nelle sue sorprendenti profondità.
Ecco questo è il mio mare, come cantava Milva negli anni 60 e lo teneva nel cassetto. Colorato, leggero, calmo, vacanziero, spensierato, balneare. Il bravo autore rimane sempre sulla soglia delle infinite porte che costruisce visivamente e ci apre con la fotografia, senza dover essere invadente, con rispetto e discrezione. Che differenza con la moda imperante nei social dell’urlato, copiato anche in tanti portfolio fotografici dove bisogna essere “dentro” all’azione, dove l’urlo è dato dal taglio spezzato, dove la mazzata è vibrata tramite l’abusato bianco e nero drammatico.
Trovo che la sequenza sia molto curata dal punto di vista estetico (post-produzione) e coerente dal punto di vista compositivo, con inquadrature ricercate e ben realizzate. Trasmette esattamente le sensazioni che descrivi, forse anche nel mio caso vissute in infanzia in luoghi analoghi.
Se devo fare un appunto trovo che nella sequenza ci siano immagini un pò ridondanti.
Personalmente ho colto immediatamente dai toni della prima immagine la “percezione” degli anni ottanta, questi colori tenui poco contrastati mi hanno riportato alla memoria le mie vacanze da bambina.
Un altro elemento che risalta è la simmetria nelle immagini, regolari, essenziali, che portano lo sguardo al centro dell’immagine, sguardo che poi è accompagnato verso l’uscita nell’ultima immagine. A mio avviso “Mira Mare” è un lavoro che entra in punta di piedi, con delicatezza ma che resta con una forza decisa.