ArchivioDai tavoli di portfolio

Massimo Di Tosto – Antonia

.
 
.
 
.
 
.
Antonia è una donna dal temperamento socievole. E’ una moglie, una madre. Nelle giornate migliori Antonia lascia trapelare il suo carattere tenero e gioviale.
Trascorre le sue giornate tra il letto e il salotto. Colleziona oggetti e riviste che stipa nei suoi spazi: sui tavoli, sul letto, negli armadi. Quando non guarda la televisione le piace scrivere. Riempie giornali e quaderni e ogni altro foglio con brevi frasi, disegni e parole. Leggendo le tante carte che Antonia lascia ovunque, una delle frasi più ricorrenti è ”ti voglio bene”.
Un ”ti voglio bene” solitario scritto tra un pensiero e l’altro o un ”ti voglio bene” che precede il nome di un caro o anche di personaggi immaginari che la vengono a trovare nei suoi sogni, notturni e diurni che spesso fa alla luce del Sole, parlando fra sé e sé, mentre fuma una sigaretta.
La sigaretta la calma e le fa compagnia costantemente… ultimo e unico piacere di cui la malattia le permette di avere ancora coscienza. Antonia è una donna di 64 anni affetta da una Psicosi schizoaffettiva depressiva. La psicosi è un grave disturbo di salute mentale che altera profondamente le capacità di ragionamento e di pensiero. Dopo i molti tentativi di cura Antonia profonda negli anni in un isolamento progressivo dalla realtà e viene classificata malata cronica e condannata ad un’esistenza errante tra la propria casa e le cliniche di aggiustamento terapeutico.
 
 

Antonia

di Massimo Di Tosto

 
 

Articoli correlati

3 commenti

  1. “Antonia”, di Massimo Di Tosto, è un ‘opera animata da un’idea narrativa tematica per l’interpretazione soggettiva della condizione umana di una persona.
    Spesso sento lamentare che vengono pubblicati solo lavori che hanno come tema il disagio e la malattia.
    A tutti noi, questi temi danno tristezza e volentieri si guarderebbe altrove ma quando si legge l’opera fotografica non bisogna considerare in prima battuta il tema ma il linguaggio fotografico che l’autore è riuscito ad esprimere nel raccontarlo.
    E’ proprio per la qualità narrativa di questo portfolio che ho invitato l’autore a pubblicarlo su Agorà Di Cult.
    La storia è tutta nascosta nella vita senza trama di Antonia, in una stasi esistenziale dove la vita è assorbita dalla malattia.
    Una “non storia” è difficile da raccontare. Eppure quanti sentimenti il fotografo ha rappresentato in questa sequenza di immagini che con le espressioni del volto ci ha parlato degli stati d’animo interiori, con il ritratto ambientato ha rappresentato il rapporto sofferto col mondo e nelle relazioni umane, che ci appaiono sospese in una solitudine senza rimedio, anche se non manca la tenerezza del coniuge.
    Le immagini diventano metafore che vanno oltre la vicenda narrata per parlarecon efficacia all’immaginario collettivo.
    Complimenti a Massimo Di Tosto per aver ascoltato il mondo difficile di Antonia con grande empatia che ci ha fatto sentire tutta la sua sofferta umanità.

  2. Un’opera magnifica a mio avviso.
    Senti e vedi la dolcezza, l’amore, la sofferenza, la perdita e la rassegnazione con dignità.
    Ed il proseguire comunque della vita.
    Bellissima.

  3. Dopo aver visionato di getto ”Antonia” di Massimo di Tosto ho provato un po’ di tristezza e molta tenerezza.
    Successivamente, rivedendo con lentezza le immagini, mi sono lasciato trasportare dall’atmosfera del bianco/nero e questo mi ha aiutato ad entrare più in empatia con l’opera fotografica.
    Lo ‘status quo’ di Antonia è efficacemente percepibile grazie alle espressioni del viso, le posture, i particolari del corpo. I dettagli di arredamento poi, oltre che a raccontare di lei, è come se riflettessero il suo stesso stato d’animo.
    Un aspetto tuttavia, che mi ha particolarmente colpito, è la discrezione con cui è stato raccontato il suo compagno. Una figura che le ha dedicato la sua vita fin dai tempi più sereni, una guida sicura che la sorregge, che le porge una spalla su cui riposare, che non la fa mai sentire sola: un nobile esempio di come un grande amore può forse rassegnarsi ma di certo non piegarsi ad un evidente destino.
    Complimenti all’autore per questo racconto, tanto delicato quanto intenso.
    Vincenzo Gerbasi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button