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A GENOVA LE PARETI PARLANO – di Valentina Lucchinelli

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Genova, antica e gloriosa città, vitale centro di passaggio e punto d’incontro da e per il mondo.
Camminando per i carruggi del centro, persone affrettate a lavorare per fare “palanche” (i soldi) e turisti guardano le vetrine in cerca di un buon affare o semplicemente di un piccolo ricordo…chissà se si accorgono di Lei…
Così, nel suo brulicare quotidiano, qualcuno ha abituato Genova a parlare attraverso le sue pareti: alcune nascoste, altre più in vista… sembrano l’anima della città!
Una città che parla, che vuole affermare ancora il suo posto, ma si sente ferita e un po’ abbandonata e sgomita contro l’indifferenza.
 
 

A GENOVA LE PARETI PARLANO

 di Valentina Lucchinelli

 
 

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9 commenti

  1. Sono onorata e molto emozionata di vedere pubblicato il mio primo lavoro, a cui tenevo molto. Ci ho creduto, Genova è nel cuore e ogni volta che vado trovo spunti nuovi che arricchiscono questo percorso. Ho voluto raccontarla così, attraverso le pareti che, appunto, parlano.

  2. “A Genova le pareti parlano”, di Valentina Lucchinelli è un’opera animata da un’idea narrativa tematica per l’interpretazione soggettiva del centro storico di Genova.
    Dato un centro storico come quello genovese, è facile fotografare ogni soggetto che ci attrae e così fotografando di tutto non faremo un’opera, che invece nasce se si fotografa focalizzando su un concept e narralo nei vari aspetti che presenta.
    L’autrice ha compiuto una scelta progettuale di scegliere come soggetto le scritte che parlano sulle pareti del centro storico, portando nei carrugi la voce della protesta, della rivolta e della poesia. Quanta emozione promuove fotografare il pulsare della vita, nei suoi problemi e nelle illuminazioni poetiche!
    Dal punto di vista del linguaggio fotografico viene denotato il messaggio scritto sul muro, mentre alla vita cittadina viene dato un ruolo connotativo.
    E’ paradossale ma è così, perché se la scritta non fosse mediata dall’atmosfera urbana mancherebbe il contesto e quindi la trama dalla quale le parole traggono il senso!
    Pregiata è la scelta di attendere i personaggi giusti, per far scattare la scintilla tra scritta e storia umana dando così vita a simboli piuttosto chiari.
    Va detto: Valentina Lucchinelli è una giovane signora appassionata fotografa e noi, con quest’opera, abbiamo il privilegio di darle l’esordio nel mondo della fotografia italiana. Un esordio che lascia ben sperare in un percorso intrapreso bello intenso che sarà interessante seguire.
    A lei i miei complimenti per la scelta progettuale chiara che non è immediata in chi inizia a fotografare.

    1. Onorata dei suoi commenti, ne farò un prezioso tesoro per il proseguo di questo progetto “aperto”, che voglio portare avanti.

  3. Il lavoro di Valentina Lucchinelli, denota una notevole capacità di trasmissione del messaggio fotografico: la scelta delle scritte accostate alle situazioni di linguaggio ” di strada”, è frutto di un attento “occhio ” fotografico.
    Complimenti a Valentina per il suo felice esordio su Agorà.

  4. In questo progetto osserviamo l’associazione tra linguaggio visivo e linguaggio verbale: si tratta quindi di un italiano parlato “vulgaris”, e non solo, oggigiorno contaminato da espressioni gerghiali della lingua inglese.
    Il bianco e nero ben si presta a questo lavoro reportagistico, attraverso il quale sono elencati una serie di angoli e vedute, prettamente cittadine, di vie strette, raccolte, quasi intime, che si sono offerte più agilmente alle mani ribelli che hanno segnato i muri con frasi e commenti che rispecchiano una realtà difficile e complicata.
    Ottimi i tagli visivi contenenti spunti umani in sintonia con i messaggi scritti.
    Un progetto, che in un prossimo futuro, sarà riletto come biografia cittadina.

    1. Grazie Patrizia. Chissà fra qualche anno cosa troveremo passando attraverso i carruggi…..

  5. La poesia di Faber, per tutti Fabrizio De Andrè, ha il merito di aver divulgato l’insegnamento Anarchico e, questi muri, con le loro scritte, lo dimostrano.
    Non sono messaggi politicizzati ma “ideologici”, scritti da un’umanità che ha imparato ad avere coscienza del prossimo e delle sue necessità, fuori dalle classi sociali, dal credo religioso e dalla trappola razziale.
    In questo lavoro emerge il grido di chi è contro la mancanza dei diritti fondamentali: casa, lavoro, rispetto.
    Non dimentichiamo che Genova è stata anche quella del G8 e, storia recente, del crollo del ponte autostradale.
    Sembra quasi un destino, quello di questa città meravigliosa, di essere palcoscenico di azioni dove i diritti democratici sono soverchiati proprio dall’ordine costituito.
    Per questo, brava all’autrice, che come primo lavoro ha scelto di dar voce alla sua città, attraverso la narrazione di luoghi così amati da Fabrizio De Andrè, proprio perché abitati dagli ultimi e, per questo, così vivi.

    1. Grazie Isabella! Si, è proprio così, Genova grida, parlando attraverso le sue pareti, e sono contenta che abbiate apprezzato questo mio primo lavoro.

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