HUGS / ABBRACCI – di Luca Zampini
HUGS / ABBRACCI
di Luca Zampini
QUASI MANIFESTO
PER UNA FOTOGRAFIA COME POESIA
Amo gli alberi sin da quando ero bambino. Spesso mi arrampicavo e giocavo tra le fronde.
“HUGS / ABBRACCI” è un progetto di vita non finalizzato a realizzare mostre. È un’emozione che non riesco a frenare, che continuerà finché avrò la possibilità di cercare nuovi alberi.
A volte, li cerco negli elenchi degli “alberi monumentali”, oppure mi lascio guidare da foto viste nel Web. Spesso li incontro per caso, mentre viaggio. Questi ultimi, “i Trovatelli”, così mi piace chiamarli, possono essere alberi apparentemente insignificanti, perché non particolarmente vecchi o importanti per portamento, storia o locazione, ma per me sono unici.
Posso percorrere centinaia di chilometri per trovare un albero monumentale, ma non per tutti provo il desiderio di abbracciarli. Gli alberi mi piacciono tutti, ma solo per alcuni percepisco qualcosa di così forte da non resistere al loro richiamo. Sento la loro energia, provo emozioni indescrivibili. Sono rapito come per incanto, è una magia.
Sono selettivo, non riesco a fotografare alberi che sento soffrire: gli alberi di città, ad esempio, perché non sono liberi, oppure gli alberi dei boschi, perché non riesco a percepire la loro individualità.
L’effetto finale che ne deriva mi piace: mettere in rilievo contemporaneamente parti nitide e altre totalmente rarefatte, mi consente di offrire al lettore la possibilità di vedere nell’opera cose che io non avevo notato. Egli è libero di spaziare oltre i limiti della foto tradizionale, che può essere tecnicamente perfetta, ma è e rimane solo descrittiva.
L’idea fondamentale del mio lavoro è tradurre in fotografia i sentimenti che provo. Non desidero riprodurre solo un’immagine reale. Ho impiegato tanto tempo per capirlo, ma ora sono certo che tutto ciò abbia un senso.
Posso dire che ogni mio albero è una storia e ho creato con lui un legame speciale.
In sintesi, questi sono i cinque punti fondamentali del dialogo mentale che avvio con gli alberi, le chiavi per arrivare all’abbraccio:
- Sono qui per te!
– Con quest’affermazione, desidero rassicurare l’albero e fargli comprendere che l’amore che provo per lui è la “luce” con cui lo fotograferò. Avere delle “luci bruciate”, come si dice in fotografia, è considerato un errore. A me non interessano. Quasi mai nelle mie foto ci sono dei “neri pieni”.
- Desidero avvicinarmi a te e starti accanto!
– Penso a quante volte nella mia vita ho scattato foto da lontano, magari seduto in auto perché pioveva o faceva freddo, e non mi avvicinavo. Oggi, riguardando quelle foto, ho capito che restare lontano era un controsenso, perché non mi consentiva di entrare in contatto con l’albero. Ora, faccio scatti in avvicinamento e il mio sentimento prende corpo in semitrasparenza intorno alla chioma.
- Desidero stare più tempo con te!
– In contrasto con le foto fatte in precedenza, gli scatti frettolosi non m’interessarono più. Stare più tempo con l’albero senza fotografarlo è diventata una necessità meravigliosa e inderogabile per entrare in sintonia e instaurare così un rapporto empatico. Trascorrere il tempo in sua compagnia mi rigenera e mi dà una carica enorme. Quando mi allontano, mi volto per guardarlo ancora una volta e provo la soddisfazione di avergli prestato l’attenzione che merita.
- Desidero proteggerti!
– Ho impiegato molto tempo per capire come raggiungere questo scopo con la fotografia. Alla fine, mi sono reso conto che potevo farlo muovendomi attorno all’albero e scattandogli foto solo quando il transfert affettivo avesse raggiunto l’apice. In quell’attimo, nella mia mente il processo creativo dà forma all’immagine finale. Modifico poco prima della stampa.
Tuttora, è come se, così facendo, lo avvolgessi in una coltre d’amore e potessi veramente proteggerlo.
- Desidero abbracciarti!
– Abbraccio fisicamente l’albero e, contemporaneamente, fisso l’attimo inquadrando la corteccia e le fronde in controluce. Questi scatti, sovrapposti, affioreranno nelle parti più chiare dell’immagine finale.
Ho un unico autoscatto in cui mi sono ripreso.
Dedico molta cura alla qualità delle mie stampe fine art. Ho fatto prove per oltre un anno prima di arrivare a definire ciò che ora porto in mostra. Credo che l’effetto visivo che ottengo, trasferito su supporto digitale non potrà mai avere la stessa qualità d’impatto emotivo sul lettore.
Le cornici dipinte a mano, in cui racchiudo le mie immagini non esistono in commercio, le creo io stesso facendo uso di materiali naturali. Una speciale vernice protettiva garantisce all’opera una maggior durata nel tempo.
Luca Zampini
“Hugs/Abbracci”, di Luca Zampini, è un’opera animata da un’idea narrativa artistica per il pensiero visivo espresso con le immagini.
Come si può notare dall’ampia descrizione dell’autore, il portfolio è il risultato di un lungo processo di maturazione del proprio linguaggio fotografico che ha preso forma artistica in queste immagini formate con numerosi scatti fotografici.
C’è la sovrapposizione di più esposizioni realizzate con modalità diverse per ogni albero, in modo di porre in maggiore evidenza un determinato particolare che lo forma: il tronco, le fronde, l’ambiente in cui esso vive.
Le immagini mostrano i diversi risultati ottenuti che nascono dall’espressione di un’urgenza dalle forti tinte liriche, al di là della tecnica di realizzazione.
Il lirismo è la carica di sentimenti provata dall’autore e da lui espressa non con toni forti (varietà tonali) ma dall’intreccio di forme e di ombre delicatamente risolte con toni alti.
L’Higt key idealizza la rappresentazione della realtà, qui le esposizioni multiple creano un effetto pittorico di grande fascino. Forse quel fascino che l’autore sente nel soggetto e che non può essere rappresentato da una singola foto. Ecco perché nasce un’icona che, pur restando fedele alle sembianze dell’albero, ne esalta l’aura sentita dal fotografo.
Grazie a Luca Zampini per aver condiviso la sua preziosa esperienza artistica che si manifesta con notevole bella originalità.
Condivido l’idea e la realizzazione di Luca. Il modo di realizzare l’immagine finale attraverso la fotografia ci consente di condividere il nostro sentire. Complimenti a Luca che ci regala le sue emozioni.
Se dovessi definire l’idea di “abbraccio” penserei alla forza di due corpi (in senso ampio) che scelgono di unirsi, con il pulsare della vita che si compenetra. Come un calore da trasmettere, è quest’ultimo che sentiamo. Abbracciare trasmette esistenza, ne certifica in qualche modo la materialità.
Esserci.
Nel lavoro di Luca Zampini trovo la luce come espressione di questo sentimento: ha ragione quando decide di non curarsi delle luci “bruciate”. Se ciò che sente di dover raccontare ha queste sembianze, mi sembra coerentissimo che lavori per ottenere questo risultato, al di là delle regole, al di là delle convenzioni.
Amo la poesia (…anche se ne leggo troppo poca, mi rendo conto ora…) perché ha questa capacità meravigliosa: utilizza le parole come strumenti di tramite, per indicare non solo quel che indicherebbero ma per spostare il loro senso nell’ambito delle leve emotive, “spirituali”. E se “emotivo” viene da ex-movere ovvero “portare fuori” e, ancora, smuovere e poi scuotere ecco che una poesia tira fuori da noi cose che forse non sapevamo di avere. Sicuramente che non possiamo vedere. Che hanno bisogno di uno scossone per cadere a terra e poterle (rac)cogliere.
E allora il lavoro che abbiamo davanti ci dona questo sguardo, la capacità di vedere non solo dentro (dentro l’autore, dentro noi stessi, dentro la natura di cui siamo parte) ma anche oltre il dato concreto della realtà-reale, fino a (rag)giungere una consapevolezza nuova, uno sguardo luminoso. Che scuota il nostro modo di guardare. Celati avrebbe detto: “vedere come le cose chiedono di essere viste”. Senza limiti.
La ricercatezza tecnica di queste fotografie permeate di grande delicatezza, mi è apparsa subito funzionale non certo ad una ricerca di originalità ma ad un sentire originale.
Effetti chiave che emergono ai miei occhi da queste immagini infatti, sono l’evanescenza, la tridimensionalità e il movimento.
L’evanescenza è quella del sogno ma non come altra dimensione non percorribile, bensì quale accadimento desiderato e perseguito nella realtà quotidiana.
La tridimensionalità, resa dalle sfumate sovrapposizioni eterotonali, diviene qui percezione di maturata profondità della forte esigenza che l’autore sente il bisogno esprimere anche a parole, come vera istanza.
Il movimento, creato da tenui ripetizioni che fanno “avanzare” le fronde oltre il loro limite, e da alcune particolari inquadrature, lo considero qui allegoria dell’ “andare incontro” per rinnovare e percorrere la trama tessuta dalla relazione che esiste tra noi e gli altri oggetti del mondo, spesso invisibile e del cui abbraccio godremmo se solo ne fossimo consapevoli!
Da tutto questo non può che emergere una riflessione sulla urgenza, per un benessere tanto individuale quanto dell’intero pianeta, di salvaguardare anche tutto ciò che diverso è dagli esseri umani, affinché si agisca e si esprima la Umanità, nella e per la consapevolezza dell’inscindibile legame con l’Universo intero.
Auguro a Luca Zampini di percorrere questa, come altre possibili vie, con la stessa cura e con la stessa capacità di ricerca in questa produzione manifestate.
Eletta Massimino
Il lavoro di Luca riproduce una relazione tra fotografo e soggetto che acquista valore proprio per lo spessore di tale relazione, base della genesi dell’opera. Come nella fotografia di ritratto, il soggetto è “SCELTO”, e viene stabilita una comunicazione, un’interazione tra fotografo e soggetto fotografato. Si attua uno scambio. La tecnica fa sì che il risultato sia estremamente artistico, donando una sorta di movimento che avvicina dapprima il fotografo all’albero, poi l’albero al fotografo; infine, l’albero al fruitore. Il soggetto, l’albero, che dovrebbe per natura apparire immobile, appare invece vibrare e animarsi, espandendosi quasi all’esterno del supporto su cui è riprodotto. Vive, respira, comunica. E anche il fruitore sensibile si troverà attratto all’interno di questo inevitabile abbraccio, descritto irresistibilmente anche nelle parole dell’autore.
Complimenti, Luca, per la tua capacità di dare una forma artistica visibile a quell’essenza vitale e profonda della natura che è dentro di te.
Un’idea, un sentimento, un bisogno di condividere con altri. La bellezza delle foto fa percepire tutto questo. Complimenti.