I tempi del tempo, di Angelo Moscarino – a cura di Francesca Sciarra
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“I tempi del tempo” è un progetto fotografico di Angelo Moscarino, una delicata e raffinata dedica al tempo che Angelo ha vissuto accanto a suo padre.
Il racconto si sviluppa in una doppia serie di immagini intrecciate insieme in una catena avvolta intorno allo stesso asse temporale, come una sorta di DNA narrativo, secondo uno schema cronologico e lineare.
La prima serie ci mostra la vita vissuta nelle sue fasi salienti, dall’infanzia all’adolescenza, dalla gioventù alla maturità. Un tempo insieme, padre e figlio, che Angelo ha scelto di rappresentare con le scarpe, simbolo del cammino condiviso fino alla scomparsa del padre.
La seconda serie scandisce il passaggio del tempo, sia quello assoluto che non si ferma di fronte alle vicende umane, sia quello relativo come percepito dai due uomini. Mentre si succedono i fatti della vita, segnati da orologi da polso via via adeguati all’età, sullo sfondo un orologio ben più “pesante”, eterno, gira incessantemente le sue lancette.
Angelo, con queste immagini, ha imboccato per la prima volta la strada della fotografia concettuale. Tutto il portfolio è permeato dalle dualità: oggetti che sono allo stesso tempo documento storico e still-life, presenza e assenza umane, fragilità e solennità delle emozioni. La presenza/assenza umana è pietosa, dignitosa, femminile nel suo mostrarsi, mentre la natura morta è fredda, scarna e di una severità molto maschile, antica come linguaggio.
Il doppio ruolo di fotografo e spettatore di sé stesso, osservatore e osservato, dà la sensazione che Angelo voglia controllare il destino e affrontare un tema, quello del corso della vita, in modo leggero. Ma è solo apparenza: la memoria procede silente e inesorabile, le cromie e la pulizia formale non lasciano spazio alla leggerezza, e la presenza immobile dell’orologio sullo sfondo ci tiene costantemente all’ascolto del ticchettio della vita che va avanti.
Diceva Roland Barthes che la fotografia “si sottrae”: impossibile applicare le solite categorie d’analisi di fronte a un’immagine fotografica perché ciò che vediamo è l’oggetto ritratto, non la fotografia in sé. E in queste foto io vedo sì la storia di un uomo, ma è “la storia dell’uomo”, a cui la fotografia conferisce forma e sostanza, che adesso definisce la storia di Angelo, ma che resta comunque una storia eterna.
Francesca Sciarra
I tempi del tempo
di Angelo Moscarino
Una bella storia da raccontare il rapporto padre figlio.
Un legame difficile, un avventura che inizia alla nascita e non finisce mai.
Grazie Angelo
grazie a Te per la tua attenzione
Trovo molto bello questo lavoro, profondo e comunicativo nella sua semplicità. Tutti viviamo giorno per giorno accanto alle persone che ci accompagnano nella crescita senza quasi accorgerci della loro importanza. Solo quando le perdiamo ci rendimo conto di quanto sono state fondamentali ed iniziamo allora un viaggio a ritroso fatto di ricordi legati anche agli oggetti che hanno segnato il nostro percorso. La sensibilità ed i sentimenti non hanno genere, appartengono agli esseri umani e questo lavoro così intenso e delicato esprime a fondo l’amore, i ricordi, la gratitudine, il dolore, in definitiva il senso della vita.
ti ringrazio per le tue parole che hanno ben percepito il percorso che mi ha portato a realizzare questo lavoro
Un racconto di vita vissuto per simboli, fluido ed immediato. Complimenti.
Complimenti all’Autore, un lavoro impostato molto bene sia nella forma che nei contenuti. Che dire, è perfetto.
grazie per il tuo commento
Lavoro molto bello che rivela sensibilità e amore. La figura del padre che ti accompagna e ti segna la strada fino a quando ti lascerà. Bravo!
Delicata quanto profonda narrazione proposta con palese eleganza, i Tempi del Tempo di Angelo Moscarino presentano il rapporto padre/figlio con una semplicità ammirevole (le scarpe identificano il “cammino della vita” che va avanti nelle sue diverse fasi), completata da una struttura ricca di emozioni, nella quale ognuno può ritrovare ricordi ed elementi importanti della propria esistenza.
Complimenti all’autore per un lavoro così ben realizzato. Cosimo Stillo