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JILL MATHIS, una fotografa americana in Italia – a cura di Monica Pelizzetti

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Conversazione con l’artista Jill Mathis, impressioni, emozioni.

di Monica Pelizzetti

Nella conversazione – intervista con l’artista, che ho il piacere di conoscere personalmente , Jill si racconta attraverso le sue esperienze e le sue fotografie.
D: Partendo dalla tua biografia si evince che l’esperienza di lavoro al fianco di un famoso fotografo contemporaneo ha influenzato la tua formazione, in quale modo questa influenza si è concretizzata?
R: La vicinanza ed il lavoro quotidiano con Ralph Gibson mi hanno insegnato moltissimo. Prima di tutto ho imparato che è fondamentale nutrire continuamente la propria curiosità e cultura circondandosi di persone vitali ed attive in ogni tipo di ambito e frequentando ambienti stimolanti sotto diversi punti di vista. E’ fondamentale spingersi sempre oltre cercando qualcosa di nuovo e diverso, mai pensare di essere già arrivati al top. Ho imparato da subito che “la foto migliore” è quella che verrà, quella che non hai ancora pensato e scattato. Ho cominciato così a lavorare partendo da una idea precisa da sviluppare. PARALLEL TEXT è il progetto chiave della mia vita, quello a cui sto lavorando da anni e non è finito. Questo, mi rendo conto, ha un po’ limitato i miei orizzonti diventando quasi una ossessione; per questo intervallare il progetto con altri lavori su commissione, che però non pone limiti alla mia immaginazione.
D: Prima di parlare dei tuoi progetti permettimi una domanda un po’ tecnica, per molti anni il tuo lavoro si è basato sull’analogico e sul bianco e nero, è cambiato qualcosa in questi ultimi tempi e perché?
R: Si , per molti anni ho lavorato in camera oscura con una Leica ed un obiettivo fisso 50mm, altra lezione imparata dal mio maestro; amo questo obiettivo che , essendo io piuttosto pigra, “mi costringe” a muovermi per trovare inquadrature e soluzioni compositive originali. Sono passata al digitale quando Olympus mi ha sponsorizzata con la sua prima camera digitale, la E1, questo mi ha semplificato e velocizzato molto il lavoro commerciale, ma continuo ad usare un obiettivo 50 mm anche ora che uso una Leica range finder digitale.
D: Veniamo ai tuoi lavori fotografici, RODEO sembra essere il tema perfetto per una texana doc, eppure in queste immagini c’è ben poco di quello che un rodeo è nel nostro immaginario collettivo. Non c’è l’arena, né la polvere, mancano il pubblico esultante e l‘azione tipica dell’evento. Vedo invece una attenzione costante per i particolari ed i dettagli. Gli oggetti, le mani, lo sguardo guidato al cavallo, simbiosi perfetta col suo cavaliere, l’animale che sarà catturato; tutto è molto concentrato e sospeso, in attesa di esplodere nell’azione che verrà. Rappresenti più l’aspetto umano nella cura e nell’attenzione che il cow boy mette nel preparare la sua attrezzatura, la passione per un lavoro che in quel momento diventa sfida e gara. Alcune immagini sono al limite dell’astratto con il forte contrasto di bianco e nero e con le forme accennate, questo mi dà un valore quasi simbolico al momento che “precede il fatto” che può valere per qualunque tipo di preparazione. Questo è ciò che le tue immagini mi suggeriscono.

 
R: Quando ero una ragazza e vivevo in Texas detestavo il rodeo e tutto quello che rappresentava ai miei occhi, vale a dire l’esaltazione del machismo, una rappresentazione folk della forza maschile anche se di fatto il rodeo non è una violenza nei confronti degli animali, io in quegli anni ero fortemente contro tutto quello che faceva parte della tradizione, mi sentivo una ribelle. Dopo 4 anni a New York, città che può essere meravigliosa e piena di opportunità ma al contempo arida nei rapporti umani, mi sono accorta tornando a casa, che le cose potevano essere viste con occhi diversi senza il pregiudizio della banalità. L’attenzione ai particolari è una mia caratteristica, fa parte del mio DNA, di qualunque cosa guardo ricordo prevalentemente qualche dettaglio che mi colpisce in particolare. Noi in Texas abbiamo un detto :” God is in the details” e per me, anche se non sono credente, questo significa che la vera natura delle cose si rivela proprio  attraverso i particolari.
 
D: PARALLEL TEXT è il lavoro che tu definisci cardine della tua attività artistica, un progetto molto concettuale sull’etimologia delle parole di qualunque lingua, quindi vocaboli inglesi, italiani francesi latini eccetera. Indubbiamente parola ed immagine sono inestricabilmente connessi nelle dinamiche comunicative particolarmente nella cultura contemporanea ed  in questi tempi in cui le immagini hanno assunto un ruolo talvolta predominante rispetto alla parola. I tuoi puzzles visuali sono a volte  immediati e di intuitiva comprensione, altre volte sembrano apparentemente sconnessi alle parole che abbini. In realtà non lo sono perché ogni accoppiata vocabolo-immagine/i è frutto di una attenta ricerca etimologica, semantica e storica; questo fatto induce lo spettatore ad incuriosirsi ed interrogarsi sul perché di quell’abbinamento, a riflettere sul senso vero di parole che vengono usate  talvolta abusate, proprio perché non se ne conoscono le origini ed i significati profondi. Trovare le risposte a questi interrogativi è una sfida e quando non si riesce a decifrare l’enigma che proponi, viene in aiuto la chiave di lettura che fornisci per ogni foto o gruppo di foto. In questo modo le tue immagini diventano istruttive, raccontano storie perse nelle pieghe del tempo e della sapienza colta, codificano messaggi e suscitano emozioni nuove legate alla scoperta.
R: PARALLEL TEXT nasce dal mio interesse per l’etimologia delle parole, per le storie spesso sconosciute che stanno all’origine del nostro linguaggio che spesso ha un punto di origine unico e solo nel tempo si è diversificato in lingue differenti. Studio e ricerco il significato originale delle parole poi cerco di trovare una rappresentazione di quel termine in modo provocatorio. Queste immagini stampate in grandi dimensioni, anche 2 metri, hanno un impatto forte in tutti i sensi sull’osservatore, il mio scopo è quello di indurre una reazione anche uno shock positivo o negativo che sia, purché porti a farsi delle domande e a trovare delle risposte.
 

 
ANIMUS is Latin for spirit or mind. In Jungian psychology it is the name for the masculine part of a woman’s subconscious meaning also, hostility or governing.
(Animus è il termine latino che indica lo spirit della mente. Nella psicologia di Jung indica la parte mascolina del subconscio femminile inteso come ostilità o comando.)
 

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CLAVICLE: The anatomical name for the collarbone is clavicle which comes from the Latin clavicula meaning literally: little key.(CLAVICOLA: deriva dal latino piccola chiave)
 

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The term, BARE-FACED LIE, originally referred to the idea that it’s harder to conceal lies with a clean-shaven face than it is with a beard, which can help hide all manner of deceit. Over time, the phrase came to mean that a bare-faced liar was someone who didn’t bother to conceal his deceptions not caring whether you knew he was lying or not.
(MENTIRE O BUGIA A VISO RASATO espressione che si riferisce all’ idea che sia difficile mentire senza nasconderela propria espressione dietro una folta barba.)
 

 
DELIRIUM In Latin  lera means the ridge left by ploughing. The verb de-lerare means to make an irregular ridge when ploughing. A delirius was one who couldn’t make a straight farrow when ploughing and thus came to mean a crazy or disoriented person.
(DELIRIUM in latino  “lera” era la linea che rimane sul terreno dopo l’aratura, de-lirium significa uscire dal seminato quindi indica una  atteggiamento fuori dal comune, folle o disorientato.)
 

 
GYMNAST comes from the Greek word, gymnos meaning naked. In ancient Greece, athletes practiced naked in the gymnasium – meaning a place to be nude – in a form of tribute to the gods in appreciation of the aesthetics of the (male) body.
(GINNASTA   deriva dal Greco gymnos che significa nudo  poiché nella Grecia antica gli alteti gareggiavano nudi. Da questo deriva anche gymnasium come luogo dove si praticano gli sport, in onore del corpo degli atleti ( in riferimento al corpo maschile))
 

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SINCERE The practice of patching flaws in marble sculptures with bits of wax was originally developed during the Renaissance. A stature without flaws, and therefore without the camouflage of wax, was called a ‘sculpture sin cera’: without wax.
The phrase later came to mean anything true and honest without hidden defects.
(SINCERO/A   la pratica di correggere I difetti delle statue  in marmo bianco con la cera nasce nel rinascimento. Da qui sin- cera intende senza il camuffamento della cera quindi senza inganno.)
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VENTRILOQUIST: Ventriloquism comes from the Latin,  venter (stomach) + loqui (speak) and was actually considered a religious practice since all those noises coming from someone’s belly were actually thought to be the voices of the dead.
(VENTRILOQUO dal latino ventre unito a parlare, era di fatto una pratica religiosa in quanto tutti i suoni provenienti dal ventre erano considerati la voce dei defunti.)
 

 
Mark Twain was not only a famous writer, He also invented  the bra hooks.
(Mark Twain non fu solo uno scrittore famoso, inventò anche I gancetti per il reggiseno.)
 

 
Caterina De Medici invented and introduced forks and heels to the franch court in SIXTEENTH century.
(Caterina de Medici portò in Francia l’uso delle forchette e dei tacchi)
 

ZERO:Mathematical zero, half of all computer language, was invented by the Indians. The Sanskrit word for zero implies a wide emptiness.
(Lo ZERO, metà del linguaggio informatico (l’altra metà è 1) fu inventato dagli indiani, in sanscrito la parola ZERO indica un ampio vuoto.)
 

 
ULTRAMARINE: The deep blue color named ultramarine is the combination of the Latin word, ultra, meaning beyond and marine (mare) meaning sea.
(Il colore blu intenso chiamato  OLTREMARE deriva dalla combinazione dei termini  latini ULTRA che significa oltre e MARE  (in inglese come in italiano))

Conclusioni.
Mi stimola sempre conversare con Jill, forse perché “ tra donne ci si intende”; il fatto è che le sue immagini, delle quali questo articolo dà una brevissima carrellata, hanno quella delicatezza di contenuti e di forme che arriva al cuore prima cha alla mente. Sia che raffigurino momenti di vita reale piuttosto che simboli od oggetti di quotidiana attività produttiva queste fotografie suggeriscono una capacità immaginativa pittorica unita ad una grande sensibilità estetica umana e culturale.

Monica Pelizzetti
 

INDUSTRIA E MECENATISMO

di Jill Mathis per GUIDI MARINE Accessori

 

 
 
 

Note biografiche

 

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L’artista vive e lavora in Italia nel piccolo comune di Mergozzo sull’omonimo lago in Piemonte, da quando negli anni novanta ha sposato lo scultore italiano Valerio Tedeschi.
Nata a San Antonio U.S.A. ha studiato fotografia presso la University of Texas e si è specializzata in fotogiornalismo ad Austin. Trasferitasi dopo gli studi a New York è diventata assistente full time del fotografo Ralph Gibson col quale ha lavorato 4 anni. Dopo questa intensa ed importante esperienza ha iniziato a lavorare come fotografa indipendente riuscendo in pochi anni a raggiungere una notorietà ed una fama tali da vedere le sue opere esposte in numerosi musei americani ed entrare in importanti collezioni private (elencate a fondo articolo), oltreché essere esposte in  diverse mostre personali in America ed in Europa.
Tra i suoi lavori di maggiore spicco il progetto sul CHASSIDISMO in America (ebraismo ortodosso), esposto al JEWISH MUSEUM di N.Y e tutt’ ora utilizzato come fonte iconografica negli studi sulle tradizioni ebraiche;   RODEO,  DREAMING OF INGMAR BERGMAN e l’ opera più corposa e consistente tutt’ ora in progress e definibile come una neverending story , PARALLEL TEXT. In Italia Jill ha lavorato per un progetto denominato INDUSTRIA E MECENATISMO  con la pubblicazione di libri e mostre tematiche sul rapporto che può crearsi tra arte ed industria, dove attraverso una reciproca  sponsorizzazione si crea   un mutuo supporto che valorizza sia la creatività artistica fotografica che il know-how e la qualità del made in Italy. Trattasi di un rinnovato e moderno concetto di mecenatismo adattato alle esigenze della società contemporanea, che attraverso l’arte fotografica rende il manufatto, l’ambiente lavorativo e l’artigianalità soggetti di valore etico ed estetico, elevati dalla mera banalità consumistica.
I suoi lavori si trovano esposti nei seguenti:
:: WHITNEY MUSEUM OF AMERICAN ART, NYC
:: THE JEWISH MUSEUM, NYC
:: THE INTERNATIONAL CENTER OF PHOTOGRAPHY, NYC
:: THE MUSEUM OF CONTEMPORARY ART IN SAN DIEGO
:: THE ART MUSEUM IMAGE CONSORTIUM
:: GUILD HALL MUSEUM, SOUTHAMPTON, NY
:: THE BROOKLYN MUSEUM OF ART, NYC
:: THE BIRMINGHAM MUSEUM OF ART
:: THE NORTON MUSEUM OF ART, PALM BEACH, FLORIDA
:: THE BUHL FOUNDATION
:: BROWN UNIVERSITY, RHODE ISLAND
:: BUCKNELL UNIVERSITY, PENNSYLVANIA
:: CARLETON COLLEGE, MINNESOTA
:: COLUMBIA UNIVERSITY, NEW YORK CITY
:: GEORGETOWN UNIVERSITY, DC
:: OHIO WESLEYAN UNIVERSITY, OHIO
:: OKLAHOMA UNIVERSITY
:: THE UNIVERSITY OF MARYLAND, BALTIMORE COUNTY
:: UNIVERSITY OF PENNSYLVANIA
:: VANDERBILT UNIVERSITY, TENNESSEE
:: WAKE FOREST UNIVERSITY, NORTH CAROLINA
:: CENTRO DI RICERCA ED ARCHIVIAZIONE DELLA FOTOGRAFIA, ITALY

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