MEMORIE_Anteprima_06 – Archeologia del futuro – di Monica Pelizzetti, LAB Di Cult 197 FIAF
Laboratori DI Cult FIAF - MEMORIE

Prologo
Una amicizia nata casualmente qualche anno fa tra me e Barbara, consolidatasi in quest’ ultimo anno da quando lei si è iscritta alla nostra associazione, ha fatto germogliare la collaborazione per questo portfolio a 4 mani che concretizza visioni comuni e unità di intenti. Partendo dalle evidenze scientifiche che ci illustrano chiaramente come l’inquinamento da plastiche di varia natura abbia già ampiamente compromesso la salute nostra e del Pianeta, immaginiamo un lontano futuro in cui gli archeologi anziché trovare manufatti artistici si troveranno ad esaminare tutto ciò che le nostre generazioni hanno lasciato e disseminano ovunque. Realtà e immaginazione per raccontare con uno stile concettuale ed essenziale un possibile futuro che non saremo in grado di vedere ma che possiamo prevedere. Queste saranno memorie materiali che stiamo lasciando ai posteri.
ARCHEOLOGIA DEL FUTURO
3492 D.C., un forte terremoto ha messo alla luce i resti di una città ormai sepolta e dimenticata. Una città appartenente ad una “civiltà” del passato che poco è stata in armonia con il Pianeta che l’ha ospitata, dove la smania di produrre e consumare ha portato al suo annullamento. Il Plasticocene, epoca storica che possiamo collocare nel periodo compreso tra il 1950 e il 2050 D.C. ha prodotto un accumulo di materiali plastici indistruttibili nella vanità di essere la migliore espressione dello sviluppo umano, rischiando di compromettere la salute del Pianeta stesso. Materiali non biodegradabili e tossici in modo subdolo hanno minato la salute della stessa “civiltà” che li ha creati e hanno potenzialmente compromesso quella di noi generazioni future. Una “civiltà” che ha compreso troppo tardi che il benessere economico non sempre è sinonimo di buona salute, una “civiltà” che nella sua pretesa di immortalità ne è invece rimasta sopraffatta auto annientandosi. Una “civiltà” che, come eredità, ci ha lasciato intatti i propri reperti che noi abbiamo recuperato e catalogato.
Barbara Balestra e Monca Pelizzetti