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Giuliana Traverso e di una certa fotografia non formale – a cura di Giuseppe Viviano

Due anni fa, il 14/04/2021, veniva a mancare Giuliana Traverso, fotografa e maestra di fotografia, educatrice dello sguardo e rivelatrice di talenti, la cui vicenda umana si lega intrinsecamente alla cultura del nostro Paese e alle culture delle sue allieve. In occasione di questa ricorrenza, richiamando alla mente i due incontri di Valverde e Trapani, e le successive conversazioni telefoniche, ho pensato di rendere omaggio a Giuliana, come voleva che la chiamassi, con il testo che segue.

 

 

Oggi non desta clamore né suggerisce meraviglia che una donna scelga di esprimersi attraverso la fotografia. Non era così quando Giuliana Traverso si è affacciata in questo mondo che, a parte casi emblematici e isolati in Italia come all’estero, era considerato un affare per uomini: un affare di tecnica, fisica, meccanica, di calcoli e numeri. Di immagini ragionate, costruite con maestria, spesso grammaticalmente e sintatticamente ineccepibili, formalmente corrette. Fotografie come documento, testimonianza, racconto, talvolta arte, ma sempre ancorate alla realtà, ispirate al mondo delle cose e degli eventi. Con Giuliana Traverso la fotografia diventa un fatto di cuore, sentimento, passione: attraverso lo studio delle opere dei Grandi Autori, i viaggi, la frequenza del Circolo Fotografico Genovese, e una passione intima, Giuliana finisce per elaborare una concezione personale della fotografia, basata su presupposti e punti di vista insoliti. Una concezione controcorrente. Una visione nuova, alternativa, che dovette apparire irriverente e presuntuosa agli occhi di quel mondo che da quando la fotografia era stata inventata, ne aveva detenuto la leadership culturale. Di quel mondo, la giovane Giuliana metteva in discussione i metodi, rovesciava le prospettive, incrinava le certezze. Erano, quelli, gli anni in cui l’Italia era animata da un vivace fermento culturale che avrebbe lasciato tracce profonde nel tessuto sociale, gli anni dell’anticonformismo e della disobbedienza civile. Era l’epoca in cui la donna reclamava i propri diritti, manifestava, sfilava, bruciava i simboli della femminilità nella teatralità di gesti esuberanti, simbolici. In questo clima socio-culturale, Giuliana Traverso non riesce e non vuole soffocare l’ardore creativo e le pulsazioni intellettuali che le si agitano dentro; così, dando sfogo a un’indole indomita, mai rassegnata e mai sottomessa, e assecondando la determinazione che origina da un carattere deciso, comincia ad esprimere le proprie idee e contribuisce attivamente e a modo proprio al processo di emancipazione della donna. Nel 1968, in piena “contestazione”, fonda a Genova “Donna Fotografa”, scuola di fotografia per sole donne che riscuoterà grandi successi e valorizzerà numerosi talenti alcuni dei quali oggi sono nel panorama della fotografia italiana contemporanea. Nel ’79 ripete l’esperienza a Milano con altrettanti consensi. Il successo di queste esperienze formative sono da ascrivere sia alle capacità relazionali e comunicative della maestra, sia a un approccio con la disciplina e il mezzo fotografico non tecnicistico ma a servizio dell’espressione della soggettività individuale. Il senso più profondo del messaggio rivoluzionario di Giuliana può essere sintetizzato in un concetto: l’obiettivo contro. Giuliana, più che alla tecnica, è interessata alla sfera emozionale della fotografia, all’espressione di quell’universo nascosto di sensazioni, emozioni e pulsazioni che agita l’animo umano, nella convinzione che la “fotografia attinge a una sfera conoscitiva interiore non indagabile con altri strumenti”. Secondo la maestra, la fotografia non può limitarsi a descrivere ciò che accade al di fuori della corporeità fisica e diviene strumento di introspezione, di indagine interiore. Fotografia come medium di interpretazione, dunque, della parte più vera e recondita dell’animo umano, di espressione intima, di rappresentazione e autorappresentazione. Fotografia come linguaggio articolato e complesso, che disvela e sussurra, palesa e cela, traduce, tradisce, traspone simboli e valori, significati e significanti. Fotografia come istinto, passione, moto dell’animo. E, da donna, si rivolge dapprima alle donne con la convinzione che l’universo femminile sia più complesso del mondo degli uomini e che le donne abbiano con la fotografia un approccio più pratico. Le nozioni tecniche le annoiano, parlare del sé, del proprio io attraverso la propria corporeità o il simbolismo, invece, le affascina. Più tardi scopre che il mondo maschile è altrettanto complesso di quello delle donne. Apre, allora, le porte delle sue scuole agli uomini e insegna loro a riconoscere sentimenti ed emozioni dentro se stessi e nelle opere altrui, presupposto essenziale per imparare ad esprimersi con consapevolezza ed efficacia attraverso il linguaggio fotografico. Dinanzi a un’immagine, ancor prima di applicare la razionalità e parlare di tema, stile, luce, colore, raccomanda di fidarsi di quella che definisce “emozione primaria”, lo slancio istintivo, immediato e non mediato, che ci fa dire di una cosa se ci piace o no.

Per l’intensa attività di divulgazione e insegnamento della fotografia, Giuliana Traverso nel 1988 viene insignita dell’onorificenza di Maestra della Fotografia Italiana dalla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, nel 1990 e 1993 riceve la Medaglia d’Argento dagli allora Presidenti della Repubblica Italiana, nel 2000 viene nominata Autore dell’Anno FIAF. Omaggi a chi ha fatto della fotografia non solo una professione ma anche una ragione di vita, lasciando una forte impronta nella cultura di questo Paese.

Insegnamento e produzione sono attività parallele e collaterali nella vicenda umana e professionale dell’Autrice, la cui sperimentazione non ha confini. La sua produzione rifugge le catalogazioni di maniera perché rispecchia la visione e l’indole di una donna libera.

Alle origini di una ricerca nella dimensione emozionale, un’opera rivelatrice, una fotografia con cui sfidò il conformismo dell’epoca e che segnò una svolta decisiva nella carriera artistica quanto nella vita personale: il ritratto di una giovane Ornella Vanoni che si avviava a diventare la grande artista che conosciamo. Un primo piano con le mani giunte dinanzi al volto e il primo ritratto che ‘guarda dentro’ piuttosto che fuori, lontano dai canoni estetici dell’epoca.

In oltre quaranta anni di attività, Giuliana Traverso ha scritto pagine stratificate e dense di passione nella storia della fotografia e continua a trasmettere la sua visione e a suggerire agli allievi e a quanti accorrono ad ascoltarla di “circondarsi di bravi maestri!”. E alla domanda “chi è un bravo maestro?”, risponde: “uno che legge molta letteratura, che indirizza i giovani, che ama la fotografia”. Una come Giuliana Traverso!

 

 

Le opere fotografiche inserite nell’articolo sono tratte dall’Archivio di Giuliana Traverso. Desidero ringraziare Orietta Bay, curatrice dell’archivio per l’autorizzazione concessa.

 

 

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