ARTE & SCIENZA, UN MATRIMONIO FELICE NEL PRIMO LIBRO FOTOGRAFICO DELLA STORIA, di Claudia Ioan
Spetta a una donna, Anna Atkins, il primato di aver progettato e realizzato il primo libro fotografico in assoluto
Sin dalle origini della fotografia nasce un connubio straordinario tra immagine fotografica ed editoria, destinato a durare nei secoli. Il libro fotografico rappresenta tutt’oggi uno degli esiti ideali e più ambiti per il fotografo che voglia entrare di diritto nel mondo della fotografia come arte contemporanea. Si tende oggi a pensare al libro fotografico, soprattutto al self-publishing, come a un fenomeno recente. Non è così. Già nell’Ottocento, contestualmente all’invenzione della Fotografia, nascono i primi preziosi libri fotografici auto-prodotti, preludio a una crescita esponenziale del futuro mercato editoriale e alla nascita di un vero e proprio culto per appassionati e collezionisti.
Il primato dell’invenzione del libro fotografico spetta a una donna, Anna Atkins: una figura straordinaria e illuminata di scienziata e artista, che ha segnato una tappa fondamentale nella Storia dell’editoria fotografica.
Anna Atkins (1799-1871), nata Anna Children, botanica, scrittrice, illustratrice e fotografa (tra le primissime al mondo) inglese, era figlia dello scienziato John George Children, membro della Royal Society che rivestiva un importante ruolo professionale al British Museum; e di Hester Anne Children, che morì di parto dopo averla data alla luce. Per volontà del padre, Anna Children ricevette una solidissima istruzione scientifica, totalmente inusuale per una donna della sua epoca. Particolarmente brillante anche nelle materie artistiche, le incisioni di Anna furono utilizzate per illustrare la traduzione inglese (realizzata dal padre) dell’opera Genera of Shells di Jean-Baptiste de Lamarck. Si sposò con John Pelly Atkins, mercante originario di Londra, e si trasferì con lui nella casa di famiglia del marito a Sevenoaks, nel Kent. Non ebbero figli, e Anna continuò a coltivare le Scienze, collezionando un imponente erbario con il contributo congiunto del padre e di Anne Dixon. Anna Atkins divenne membro della London Botanical Society nel 1839: un onore concesso a poche donne.
In una lettera del 1843, Anna Atkins rivela di essersi dedicata a un’impresa titanica: la raccolta di un immenso numero di esemplari di alghe britanniche e, data la minuziosità e i tempi dilatati che avrebbero richiesto delle illustrazioni a mano, la loro rappresentazione mediante cianotipia: ciò al fine di realizzare un libro illustrato di tutte le specie botaniche che fosse riuscita a classificare (allora in materia esisteva solo un manuale scientifico privo di illustrazioni).
Grazie alle frequentazioni di famiglia, Anna Atkins aveva appreso – con entusiasmo e determinazione – la fotografia da figure eminenti: William Henry Fox Talbot (che aveva inventato disegni fotogenici e calotipia) e Sir John Herschel (inventore della cianotipia nel 1842). Anna Atkins si dedicò alla fotografia a partire dal 1841 (due anni dopo la nascita ufficiale della Fotografia); ricevette infatti una macchina fotografica, e fu una delle primissime donne fotografe della Storia, insieme a Constance Talbot e Sarah Anne Bright; sfortunatamente, nessuna delle sue fotografie è sopravvissuta, al contrario delle sue cianotipie, a cui si dedicò con rara tenacia e che sono giunte intatte fino a noi. La cianotipia era una delle molte scoperte di Herschel, valente scienziato e inventore, nonché astronomo della Corte inglese: è un metodo di stampa caratterizzato dal tipico colore Blu di Prussia, e deriva il suo nome dal greco classico kýanos (blu scuro). Questa tecnica ha avuto fortuna con il nome di cianografia o blueprint anche in ambiti diversi, quali la riproduzione di disegni tecnici o planimetrie, in auge fino al Novecento inoltrato.
Nel 1843 Anna Atkins pubblicò il suo libro Photographs of British Algae. Cyanotype Impressions, da lei ideato, progettato e realizzato in toto.
Malgrado l’intento artistico non fosse prevalente nell’opera di Anna Atkins, nondimeno il risultato finale fu proprio un mix sorprendente di rigore scientifico e finezza artistica nella realizzazione delle cianotipie. I suoi “fiori del mare” venivano da lei disposti con garbo e sensibilità, oltre che con competenza tecnica: il materiale era trattato con ferricianuro di potassio e citrato ferrico ammoniacale, due sali molto sensibili alla luce solare. Anna Atkins si dimostrò innovativa nell’applicare la nuova tecnica di stampa a una materia scientifica che solo in quegli anni iniziava a essere sistematizzata; naturalmente, il fatto che frequentasse le menti più ingegnose della sua epoca e che fosse membro di enti di ricerca le consentiva di essere parte attiva nel dibattito dell’epoca su fotografia e scienza. Fino a quel momento la scienza aveva fatto affidamento sulle illustrazioni; con Anna Atkins si entra in una nuova era, la cui portata è oggi ampiamente riconosciuta.
Il suo libro iniziale si accrebbe di ulteriori due volumi, diventando un’imponente trilogia realizzata interamente a mano e pubblicata in una ventina di copie note; una copia fu da lei regalata a William Henry Fox Talbot e una a Sir John Herschel (custodita con cura dai suoi discendenti). Sono ben poche, le copie complete al mondo, e hanno un immenso valore; sono presenti in alcune sedi prestigiose tra cui la British Library, The Met (Metropolitan Museum of Art, New York), la Royal Society, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Rijksmuseum di Amsterdam e altri; la New York Public Library possiede invece delle scansioni digitali.
La carriera di Anna Atkins continuò in modo brillante: negli Anni ’50 dell’Ottocento, passando dal mondo acquatico a quello terrestre, realizzò insieme ad Anne Dixon (“quasi una sorella”, per lei) altri libri, questa volta sulle felci (tutte le specie britanniche ed estere). Tra il 1852 e il 1863 Anna Atkins scrisse anche ben cinque romanzi, rivelando una vena creativa del tutto inattesa.
Nel 1865, Anna Atkins fece dono del suo prezioso erbario al British Museum.
La sua figura resta di esempio e di ispirazione nella Storia della Fotografia e nella Storia dell’editoria fotografica; è stata oggetto di trattazioni, mostre e saggi che ne riconoscono i meriti; e ancora oggi, la bellezza delle sue tavole conserva un’attualità e un fascino che la rendono protagonista oltre che anticipatrice rispetto ai suoi tempi.
Claudia Ioan, Direttrice Dipartimento Didattica FIAF