IL SOGNO AFRICANO DELLA LUNA, di Claudia Ioan
Questa è la storia di un grande successo editoriale. È anche il sorprendente racconto di un misconosciuto sogno africano di conquista dello spazio, che sarebbe rimasto dimenticato tra le pieghe del tempo se non fosse stato per la creatività di una grande autrice. Lo narra Cristina de Middel, fotografa spagnola della Magnum Photos, nel suo libro autoprodotto THE AFRONAUTS, pubblicato nel 2012.
Ciò che rende questo libro straordinario è che ogni pagina che lo compone sembra un parto di sola fantasia di un’autrice visionaria: e lo è, tecnicamente, perché si tratta di Staged Photography. Eppure è una storia vera, narrata a distanza di 50 anni e restituita ai nostri occhi nell’interpretazione personale di de Middel.
Come una capsula del tempo, The Afronauts ci catapulta indietro, negli Anni ’60, epoca della Guerra Fredda e della corsa allo spazio (The Space Race) dominata dalle super-potenze. Era percepita come una competizione privata tra USA e URSS per giungere sulla Luna, e sembrava senza concorrenti. Sono anche gli anni epocali della decolonizzazione, durante i quali molti Paesi conquistano l’indipendenza. È il caso dello Zambia, ex- Rhodesia, che dopo un complesso periodo di colonialismo britannico diventa Repubblica autonoma sotto la Presidenza di Kaunda: è il 1964.
In modo abbastanza inconsulto, nel 1964, lo stesso anno dell’indipendenza, viene lanciato il programma spaziale (non ufficiale) dello Zambia, diretto da un insegnante di Scienze, Edward Makuka Nkoloso, animato dall’ambizione di portare il primo africano sulla Luna. Un Team di astronauti autoctoni viene quindi condotto in un’area fuori la capitale, Lusaka, e sottoposto a un addestramento – alquanto avventuroso e decisamente poco tecnologico – in vista della prima missione spaziale africana. Il tentativo era del tutto velleitario e molto surreale, destinato a un precoce fallimento per mancanza di fondi, non avendo ricevuto sostegno alcuno né dal Governo dello Zambia né da altro Ente internazionale. Peraltro il sogno dello spazio è interrotto bruscamente dall’inattesa gravidanza di una componente del Team, giovanissima astronauta appena teenager; la notizia ha l’effetto di riportare tutti letteralmente sulla Terra e di allontanare la Luna, rendendola irraggiungibile.
È una pagina autentica e decisamente poco nota di Storia africana, che Cristina de Middel decide di narrare mediante la Staged Photography, ricreando le varie fasi della vicenda con linguaggio originale.
Cristina de Middel, nata ad Alicante, in Spagna, nel 1975, affermata fotogiornalista, si è staccata dalla fotografia documentaria pura in quanto rappresentazione fedele della realtà per esplorare le zone di intersezione tra verità e finzione, inaugurando una fase estremamente creativa della sua produzione fotografica. La sua ricerca personale le consente di approfondire la questione della veridicità della fotografia e di spingere il potenziale del medium oltre i limiti dell’immagine come documento, e le è valsa prestigiosi premi.
Nella sua indagine del rapporto ambiguo che la fotografia intrattiene con la verità, l’Autrice dà spazio all’immaginazione: con The Afronauts, crea un’opera capace di suscitare senso di sorpresa e di meraviglia; l’estetica innovativa in parte è riverbero della memoria e dell’eredità dell’epoca, in parte è frutto di una rivisitazione influenzata anche dalle sue competenze in altri ambiti visivi. Cristina de Middel sceglie un’ambientazione geograficamente plausibile all’interno della quale progetta e realizza fotografie dal gusto particolarmente libero e deciso, traboccante di personalità. Gli Anni ’60 sono culturalmente molto caratterizzati, e la restituzione di de Middel della temperie dell’epoca per ciò che attiene a moda e costume prende forma in innumerevoli elementi; ad esempio, nei colori vibranti delle tute da astronauti (appositamente disegnate) emerge un connubio a metà tra etnico e pop, a riprova dell’attento studio dei dettagli.
La vicenda storica è ricostruita e rimessa in scena con grande senso di visione, mescolando tasselli di apparente realtà a situazioni platealmente messe in scena, suscitando un’alternanza di risposte e negoziazioni da parte del fruitore. Nelle sue interviste, l’autrice sottolinea come la struttura narrativa delle sue opere sia quella della Fiction, e quanto sia vitale per lei realizzare immagini che si adattino al suo approccio, molto contemporaneo. Se la realtà non è all’altezza della narrativa desiderata, de Middel l’adatta o la trasforma in funzione della sua progettualità. Le modalità di rappresentazione adottate in The Afronauts rientrano nei canoni dell’opera di fantasia, nondimeno le riflessioni suscitate sono profondamente reali. Il mondo occidentale e il mondo in via di sviluppo sono certamente divisi da un gap tecnologico di portata siderale, ma i sogni sono i medesimi ovunque.
Prima di The Afronauts, Cristina de Middel avvertiva una forte insoddisfazione per come il suo lavoro di fotogiornalista fosse utilizzato nei media, e ciò ha rappresentato un propellente fortissimo per la successiva decisione di dedicarsi totalmente alla ricerca personale. Dopo un periodo in cui alle notizie ufficiali replicava in ore notturne con una personale versione dei fatti nel suo blog, semplicemente l’esigenza di essere in grado di esprimere la propria visione ha prevalso su tutto. Così nasce questo libro: come dichiarazione di libertà creativa.
Pagina dopo pagina, trama, ambientazione e personaggi prendono vita progressivamente davanti ai nostri occhi, donandoci un immaginario composito che combina sapientemente quelli che sembrano documenti d’epoca, Staged Photography, bianco e nero e colore, illustrazioni. Non a caso, Cristina de Middel ha un background di studi proprio nel campo dell’illustrazione e del disegno, per i quali la fotografia serviva inizialmente come metodo per creare materia prima su cui lavorare. All’Università di Valencia, dove studiava Fine Arts, ha avuto l’opportunità di dedicarsi molto anche allo studio e alla pratica della fotografia, divenuta infine il suo medium espressivo primario, approfondito mediante gli studi successivi di fotogiornalismo presso l’Università di Barcellona. Eppure, se poniamo attenzione a inquadratura, composizione e sensazioni suscitate dalle fotografie in The Afronauts, possiamo scoprire l’eco certa di una fumettistica del Novecento, con le avventure spaziali di Tintin, molto amate da de Middel, in testa.
“Sono sempre stata concentrata su ciò che l’immagine dice e sul messaggio che c’è dietro – utilizzando la fotografia più come una parola in una frase che non come una raffigurazione definitiva di un luogo o un oggetto. Per me, gli artisti dovrebbero essere comunicatori supremi davvero in grado di controllare il loro linguaggio in modo tale da aggiungere livelli e profondità al loro messaggio” (Cristina de Middel)
Cristina de Middel osserva il mondo da un’angolazione che le consente di svelare sfaccettature nuove di tematiche e storie, ribaltando stereotipi e modulando un approccio che diventa metodo narrativo e insieme firma d’artista. Pur espandendo i confini di generi e linguaggi fotografici, non ha mai inteso rendere il suo messaggio così criptico da essere compreso solo da addetti ai lavori. È riuscita, come lei stessa afferma, a creare le sue personalissime versioni della realtà, in cui trame e significati restano comunque leggibili. La realtà è resa fantastica, immaginativa, narrata com’è attraverso la finzione.
Come gli astronauti dello Zambia, anche noi, pubblico, abbiamo bisogno di sognare. Non ci resta che avvicinarci a mente aperta a quest’opera e scoprirla con stupore rinnovato a ogni pagina.
The Afronauts, libro autoprodotto di Cristina de Middel, 88 pagine, prima edizione di 1.000 copie, Madrid, 2012, 17 x 23 cm, prezzo di copertina €28; oggi esaurito, è diventato da collezione e vale più di $1.300.
Claudia Ioan, Direttrice Dipartimento Didattica FIAF