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“Se vuoi, vieni e seguimi”, di Ferdinando Portuense

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“Se vuoi, vieni e seguimi”, di Ferdinando Portuense

Il lavoro di Ferdinando Portuese che vi proponiamo oggi, presentato dal critico e Docente DID Pippo Pappalardo, riguarda un particolare tipo di volontariato, quello degli accompagnatori dell’UNITALSI, l’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali nata nel 1903, e il cui primo pellegrinaggio nazionale a Lourdes risale al 1908. (http://www.unitalsi.info/index.asp)

Il “Gruppo Fotografico Le Gru – BFI” inaugura il proprio anno sociale, e lo fa seguendo l’indicazione della Federazione, ovvero il progetto nazionale “Tanti per Tutti”, pensato e rivolto al prezioso mondo del volontariato, da fotografare come una risorsa umana, politica e sociale dalla quale non possiamo più prescindere per la necessità di convivere in un contesto sociale ospitale e solidale.
Le Gru, come si sa, hanno sede a Valverde, accanto ad un Santuario Mariano, e la medesima denominazione del sodalizio si richiama a questa tradizione. Doveroso, quindi, è stato puntare l’obiettivo a quel mondo laddove il volontariato oltre ad essere servizio ed ascolto è anche espressione di carità e testimonianza di fede.
Ferdinando Portuese, allora, ha “donato” al suo gruppo l’esperienza vissuta sul “treno bianco”, quel treno voluto per portare gli ammalati in quel di Lourdes.
Quest’esperienza, dapprima rivolta a corroborare un gruppo canoro etneo che loro si accompagnava, è finita per rivelarsi un “viaggio” che dalla rappresentazione della realtà quotidiana si è trasformata nel recupero di un sorriso, e si è aperta ad una speranza vissuta e praticabile.
Conoscete tutti i bisogni degli ammalati e il loro desiderio di consolazione rivolgendosi, per chi è credente, agli “incontri” mariani; molti di loro non sono autosufficienti, altri non hanno risorse economiche o persone disponibili ad accompagnarli, altri versano in difficoltà di ordine sanitario.
L’UNITALSI viene loro incontro.
Ed incontro a loro è andato Ferdinando.
“Se vuoi, vieni e seguimi” è il sottotitolo della sua mostra, già dall’inizio affidata alla libertà ed alla consapevolezza dell’impegno; bella la scelta del teatro della narrazione e cioè il “treno” con i suo i spazi chiusi e aperti come in una fotografia, col suo stare tutti collegati e uniti; col suo procedere insieme ma nella stessa direzione; funzionale, poi, il bianconero adottato perché in un viaggio come questo i contrasti sono tanti, come tante sono le lenzuola, le uniformi, le luci improvvise e abbaglianti; indovinata, infine, l’alternanza di rappresentazioni di insieme in campi larghi con quella, veramente egregia, rivolta ai controcanti di riprese più strette, serrate, ma parimenti efficaci sotto il profilo emblematico e simbolico.
Il nostro conosceva già l’esperienza di altri fotografi – Scianna, Giacomelli, Scialfa – ma coraggiosamente non ha inteso accostarsi al loro lavoro come ad un solco nel quale procedere: ha preferito, invece, tentare una possibile spiegazione di quel sorriso, di quel dolore che all’improvviso cantava come i suoi giovani amici.
Ecco allora, che un’Ave Maria non si accompagnava più con una intercessione, ma con la gratitudine ormai condivisa e comunicata.
Rimaniamo tutti sorpresi della essenzialità e dell’efficacia di quanto raccontatoci. Forse siamo andati alla radice, all’essenza di quel “Tanti per tutti”.
Pippo Pappalardo
Critico e Docente FIAF

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