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“Il Ritorno” – di Silvano Fontanesi

“Il Ritorno” di Silvano Fontanesi

“Il Ritorno” è il titolo del lavoro fatto sul mondo contadino del Comune di Casalgrande (RE).

Ho scelto questo argomento per ritrovare e ritrovarmi nella vita contadina e agricola che mi appartiene e a cui appartengo, che mi circonda non a caso nel mio paese, nel Comune di  Casalgrande, in Italia, in Europa.

Ciò che intendo proporre con questa sequenza di immagini, all’apparenza così realistiche e quotidiane, è un percorso di scene teatrali in cui attraverso un rimando continuo di gesti, di masse e di forme, rileggere i riti che accompagnano i cicli delle stagioni e del lavoro dell’uomo, i cicli biologici della vita animale e le trasformazioni che sempre rigenerano la vita dalla morte.

Scene in cui l’obiettivo fissa dissolvenze, fumi, vapori che sembrano materializzare ombre e riflessi, che danno forma al mistero delle alchimie antiche e moderne che l’uomo ha saputo e dovuto ricercare e inventare per sentirsi parte di un universo che comunica con simboli e segni.

Silvano Fontanesi

 

















 

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5 commenti

  1. “Il Ritorno” di Silvano Fontanesi è un’opera animata da un’idea narrativa tematica che affronta con una visione soggettiva il tema delle proprie radici culturali e sociali. Casalgrande (RE) è una cittadina, posta nelle prime colline della provincia reggiana confinante con quella modenese, che oltre ad essere un importante comparto produttivo agro-alimentare ospita anche un imponente polo industriale della ceramica. Pertanto, in questo dinamico scenario tra tradizione e modernità, il rapporto tra la cultura cittadina contemporaneo e la civiltà contadina è parte fondamentale di quelle elaborazioni del passato dove la memoria collettiva cerca i valori identitari. Silvano Fontanesi è un autore esperto iscritto ad Agorà Di Cult che dà un importante contributo ai progetti del circolo fotografico cittadino “Il Torrione” che proprio in quest’anno ha edito un interessante libro sulla realtà di Casalgrande. Le sue fotografie rappresentano con profondità le atmosfere ambientali e di relazione umana del mondo contadino, dal quale provengono gran parte delle famiglie emiliano romagnole. Ecco che il senso del titolo “Il Ritorno” si tinge di sentimenti di appartenenza che orientano la visione fotografica dell’autore a riconoscere scenari visti da ragazzo e a raccontare questo rapporto straordinario tra l’uomo e la terra coltivata fatto di grande professionalità, sacrificio e rispetto.

  2. Sono felice di questo post, le fotografie proposte ti portano indietro nel tempo . La storia contadina Emiliana è costruita anche su questa memoria . La cultura contadina è un patrimonio da non perdere da tutelare e valorizzare. L’uomo è terra, la terra è l’uomo ,un connubio non se ne puo’ fare a meno . E’ fondamentale non disperdere al vento le memorie (testimonianze dirette, racconti, immagini, oggetti, documenti) che provengono dai contadini come strumento per costruire un ponte, fra le vecchie generazioni e le nuove .Le immagini dal punto di vista fotografico evocano ampiamente quelle atmosfere di vita rurale contadina, quei passaggi legati alle stagioni , di semina ,di fienagione , di uva , di barbabietole, soprattutto l’ uccisione del maiale una ricchezza infinita per la famiglia; immagini che mi entrano nel cuore hanno acceso una memoria latente , lì nell’angoletto dei sentimenti .

  3. Sicuramente un racconto sentito …..ricco di interiorità con una padronanza nell’uso del mezzo fotografico atto non solo a rendere immortali delle tradizioni ma …..tempi vissuti “personalmente” che verranno colti dagli affetti futuri.
    Un lavoro pregevole, i miei complimenti all’autore che conosco e che stimo come amico, come uomo e come amante di un hobby che ha il sapore dell’arte.

  4. Mi associo ai complimenti fatti da Silvano, Franca e Roberto.
    Ammirando queste fotografie ci si sente immersi in un mondo di serenità. In questi luoghi, nel cuore di queste persone la fatica del lavoro è vissuta con la mente già verso la gioia del raccolto.
    C’è in tutto lo svolgersi del progetto una grande forza evocativa, fotografie in cui la scenografia ci coinvolge. Ci par di sentire il profumo dell’erba appena tagliata, la gioia della condivisione nell’operosità.
    Anche il farci vedere come si siano ben mescolati gesti antichi e nuove tecnologie, i ritmi lenti delle attese imposte dalla natura e dai suoi cicli e la velocità dei mezzi moderni, sono un invito a riflettere.
    Un lavoro di bellezza e meditazione.
    Orietta Bay

  5. Provenendo da una famiglia contadina del Monferrato, terra di barbera, ho dei ricordi piuttosto vivi dell’infanzia e dei nonni che coltivavano la terra e la vite, grazie ad un sapere secolare che si tramandava da padre a figlio, sapere che mi è stato insegnato quasi come un debito da assolvere, ricordo lo “sgicamento” dei germogli, la legatura, la zappatura sottofilare, la potatura autunnale.
    Le tradizioni venivano tramandate con poca convinzione perché i tempi stavano cambiando, ma loro non demordevano, contro tutti e contro tutto continuavano a sperare, guidati dalla tenacia di chi è abituato alle avversità della natura….
    Sono proprio le luci radenti del mattino a descrivere nel modo migliore la speranza e con essa l’inizio di tutti i gesti che accompagnano il lavoro dell’uomo, luci che raffigurano l’operosità delle persone ritratte, delle radici che affondano nel territorio e di tanto, tanto concime sparso tutt’attorno.
    Ne sono convinto, queste foto passeranno il traguardo del tempo perché rappresentano il tempo, verranno viste dalle persone di domani, di oggi, come simbolo di un tempo passato ma ancora vivo nel ricordo e nelle tracce sparse tutt’attorno a noi.
    Franco

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