SCATTI FUGACI – di Roberto Roda
SCATTI FUGACI – di Roberto Roda
Scatti fugaci. Prove tecniche per l’Osservatorio Nazionale sulla Fotografia.
Roberto Roda*
Il Centro Etnografico del Comune di Ferrara (CEF) si occupa, dal 1973, di ricerca demo-etno-antropologica e di promozione culturale di base. La fotografia è uno strumento fondamentale nelle attività dell’istituto. I risultati delle ricerche e le attività culturali sono raccolti in oltre 3.000 pubblicazioni (centinaia sono quelle fotografiche) e hanno permesso la realizzazione di un insieme di importanti archivi etno-storici fra loro correlati (archivio dei documenti, archivio sonoro o delle fonti orali e archivio della fotografia): quello fotografico dispone di oltre 140.000 immagini analogiche sia storiche sia prodotte dalle numerose ricerche sul campo. Le immagini digitali sono già diverse decine di migliaia e incrementano la dotazione complessiva. Nel 2000 è stato creato l’Osservatorio Nazionale sulla Fotografia che non è un istituto autonomo, ma uno strumento del CEF, utilizzato per meglio gestire l’archivio fotografico e le tante attività fotografiche (ricerche, mostre, didattica, ecc.). All’inizio del decennio 2000 era ormai evidente ciò che gli anni a seguire avrebbero confermato pienamente: la dimensione “antropologica” della fotografia non era più limitata alla sola fotografia di documentazione sociale ma aveva ormai invaso anche la concettualità artistica. Da ciò l’idea di un Osservatorio in grado di muoversi senza limiti nelle esperienze fotografiche contemporanee. Il Centro Etnografico Ferrarese e l’Osservatorio Nazionale sulla Fotografia, promuovono e coordinano ricerche sul campo, favoriscono la formazione disciplinare, intrattengono rapporti con l’associazionismo, interagiscono con organismi culturali (istituti, musei…) in Italia e all’estero, sperimentano metodologie di ricerca pertinenti. Il CEF è, dalla sua fondazione, un luogo di incontro e di confronto ove, fra gli altri, i fotografi (sia amatori sia professionisti) possono ottenere assistenza critica sul loro lavoro, proporre progetti espositivi, acquisire metodologie per essere coinvolti nelle campagne fotodocumentarie, promosse o curate dall’organismo ferrarese.
Nelle discipline fotografiche, la conoscenza della tecnologia è importante. Per questo il CEF e l’Osservatorio cercano di tenersi aggiornati sulle attrezzature immesse in commercio. L’avvento del digitale ha determinato un’accelerazione nelle produzioni, le attrezzature di ripresa si affacciano ora sul mercato a ritmo forsennato, così come esasperati e misurabili in pochi mesi appaiono gli incrementi prestazionali delle fotocamere. In sinergia con Foto Pandini di Ferrara, il Centro Etnografico/Osservatorio sulla fotografia da molti anni sta provando sul campo le nuove fotocamere, cercandone le vocazioni di utilizzo.
Nel caso specifico degli “scatti fugaci” che sono qui presentati, con la curatela di Emiliano Rinaldi, evidenzio che dopo tre decenni passati a far riprese per il CEF, scarpinando con molti chili di fotocamere analogiche sulle spalle, dal 2004 ho volontariamente inseguito nella nuova tecnologia digitale l’idea di fotocamere compatte ma capaci di alte prestazioni. Ho privilegiato qualità e luminosità delle ottiche, facilità dei menù, contenimento del rumore alle alte sensibilità, in maniera da poter lavorare a mano libera anche in luce scarsa sempre salvaguardando le atmosfere ambientali. È questa una necessità nella fotografia etno-antropologica, che tuttavia amo praticare anche nella fotografia “creativa”.
Quando provo una fotocamera difficilmente faccio sedute ad hoc, il più delle volte mi ritaglio momenti fugaci (da cui il titolo con cui sono state presentate queste immagini) fra mille impegni, magari mentre cammino per spostamenti lavorativi o mentre in auto, guidano altri e io osservo attraverso i finestrini. Sono situazioni difficili vuoi per la luce, spesso serale, vuoi per il movimento del veicolo, che però impongono di trovare forme e atmosfere interessanti nella apparente banalità di ciò che passa accanto. Si tratta di un esercizio utile perché permette di mantenere l’occhio allenato e di conoscere i limiti delle attrezzature.
Quando Foto Pandini, festeggiando i 50 anni di attività commerciale, mi ha chiesto alla fine del 2013 di preparare una piccola mostra di quegli scatti di prova, che avevo accumulato nel corso di quasi un decennio, mi sono accorto che molte immagini erano, linguisticamente parlando, fra loro sintonizzate e che alla fine potevano formare un racconto espositivo esteticamente coerente.
ROBERTO RODA, è nato nel 1953 a Ferrara, ove vive e lavora. Studioso di etnografia e antropologia culturale, storico della fotografia e critico d’arte, dal 1982 si occupa delle attività espositive e di ricerca del Centro Etnografico del Comune di Ferrara e presso questo istituto coordina l’Osservatorio Nazionale sulla Fotografia. È autore e curatore di moltissimi volumi a carattere etno-antropologico e fotografico.
È direttamente attivo nella produzione d’immagini sia come fotografo impegnato nella documentazione etno-antropologica e del territorio sia come artista che privilegia il mezzo fotografico. Ha iniziato a fotografare nei primissimi anni settanta. Sue mostre sono state accolte da prestigiose gallerie d’arte pubbliche e private e da importanti musei, in Italia e all’estero (Francia, Stati Uniti, Slovenia, ecc.)