Franco Grignani: Un ricercatore Visivo (2° p.) di Orietta Bay
Franco Grignani : la sperimentazione come metodo (2° parte) – a cura di Orietta Bay.
Proseguendo nel nostro avvicinamento all’opera complessa e ampia di Franco Grignani e sapendo di non poter in alcun modo essere esaustivi vogliamo riflettere ancora su alcuni punti importanti della sua ricerca e sperimentale con l’intento di sollecitare e spingere al desiderio di approfondirne la conoscenza.
Nel 1928 realizza i primi fotogrammi , tecnica che non impara da Man Ray né da Moholy-Nagy ma da un operatore di laboratorio che vuole mostrare uno “scherzo” della luce su una forbice posata su carta fotografica. Continua negli anni trenta con la ricerca astratta che si concentra sulle potenzialità di carattere ottico e compositivo e prosegue verso lo studio della percezione. Un percorso che lo porterà dalla psicologia della forma verso una rappresentazione ideale e non riconoscibile dell’oggetto fotografato, una sorta di immersione dello uno sguardo nella profondità per ricreare e ribaltare la visione. Parte da punti di vista azzardati che la alterano come trasformandola.
Descrive i suoi esperimenti (15.000) coniando termini nuovi e pregnanti che ci aiutano a seguirlo e a comprendere la ragione della sua ricerca nella quale la fotografia è strumento di confine tra la realtà e l’immaginazione.
Guida è anche il concetto poetico e creativo di ambiguità, intesa come polivalenza di tutte le infinite interpretazioni che attraverso la percezione danno significato delle immagini, quasi a farci sentire la loro qualità materica, la loro sostanza. Concentra il suo interesse sulle strutture e le diagonali nascoste e nel campo della messa a fuoco.
Della sua vasta produzione fanno parte anche molti studi che trovano come soggetto il volto. Immagini che hanno una forte componente simbolica come la rappresentazione del doppio. Tema che lo porta verso importanti considerazioni psicologiche e alla consapevolezza di come l’arte possa essere considerata una chiave di lettura dell’animo umano. Fonte dalla quale ogni individuo può̀attingere anche per comprendere qualcosa in più̀di sé; infatti, la presa di coscienza del proprio doppio passa attraverso la comprensione dell’ io più profondo (S. Ferrari 2002).
Interessanti anche lo slittamento di righe-ombra proiettate su un viso di donna. Forme che si confondono, mutano la visione iniziale e la conducono verso l’oltre che l’invasione della luce produce sulla carta fotografica. Un pretesto per analizzare tutti i fenomeni emozionali che si verificano al proporsi di un’immagine.
Grande è stato il suo apporto al rinnovamento nella grafica pubblicitaria nella quale usa spesso immagini foto-tipografiche.
In tutta la sua attività la sperimentazione è stata un metodo “non ero un artista chiuso…ma effettivamente partecipe dei processi evolutivi dei mass-media, creando e proponendo un nuovo concetto attivo del fare artistico”.
Un continuo procedere, una ricerca instancabile che esprime quella che è in fondo una riflessione sulla vita dell’uomo che è fatta di immagini dalle mille sfaccettature, distorsioni, riflessioni.
Lo scopo finale di una fotografia è infatti quello di evocare, di allacciare un’intesa, un rapporto di condivisione tra autore e fruitore, una navigazione emozionale per potenziare la propria realtà individuale. Franco Grignani con la sua arte ci offre una via d’uscita dai soliti schemi, una chiave di lettura aperta, oltre la realtà per liberare la nostra immaginazione e trovare così la propria capacità di espressione, pensando alla fotografia come lo strumento migliore per andare oltre.
Bibliografia – supplemento a Fotografia Italiana N° 235 – marzo 1978
direttore Lanfranco Colombo