Nadar – Daumier pensando a Samantha – di V. Bianco

NADAR-DAUMIER pensando a SAMANTHA – di Vincenzo Bianco

1_Samantha Cristoforetti

Pensare alla nostra astronauta Samantha Cristoforetti che da una navicella in orbita nella spazio fotografa la Terra, l’Italia e i suoi luoghi più cari, mi fa venire in mente la splendida litografia di Honoré Daumier, dove si vede Nadar (Felix Toumachon) che dalla navicella di un aerostato fotografa Parigi. E’ il 1858 quando Nadar realizza la prima fotografia aerea.
Rivedere quella litografia fa comprendere ancora di più la grandezza di Nadar sia come uomo d’intelletto che come fotografo al quale ancora oggi la fotografia deve tanto. Basti pensare al suo libro di ricordi “Quand j‘étais photographe” (Quando ero fotografo) in cui sviluppa concetti nuovi come: impronta, orma, traccia, ritenendoli essere la realtà centrale della fotografia. Pensieri che in seguito diventeranno punti di riferimento per le future generazioni di semiologi e “filosofi della fotografia” come Walter Benjamin e Rolan Barther.
La litografia di Daumier ci è stata tramandata come simbolo di ”elevazione della fotografia all’altezza dell’arte”; come tutte le opere di Daumier è intrisa di significati e messaggi anche per il contesto storico in cui è stata realizzata (1862, Napoleone III è l’Imperatore dei Francesi) e per l’inossidabile amicizia che aveva con Nadar (erano coetanei, entrambi di professata fede repubblicana e socialista). Forse più delle altre opere di Daumier questa dimostra la totale sintonia con i principi e la personalità del suo attore: Nadar, il grande artista, il “Tiziano della fotografia“, attento osservatore delle psicologie interiori dei suoi soggetti, uomo dalle mille risorse, battagliero, determinato, sognatore, gusto spiccato per il bizzarro, costruttore del futuro. Prediligeva il colore rosso come i suoi ideali.
Omaggio migliore al “più grande fotografo del XIX secolo” Daumier non poteva farlo.

2_Daumierl-nadar

Daumier raffigura Nadar a bordo di un aerostato in preda ad un forte vento (e pensare che gli aerostati non si alzavano quando c’era vento) che lo fa ondeggiare, spazzare “fuori campo”. Il vento è forte, solleva il cappello e i capelli di Nadar, ma lui (controvento) continua a fotografare un paesaggio costellato di “photocraphie” come a dimostrare che nulla potrà fermarlo; né il vento o qualsiasi altro elemento avverso che verrà potrà mai impedire il cammino o la cancellazione della fotografia.
Del vento si indica sempre la provenienza mai la direzione, ma per Daumier il vento simboleggia la forza di Nadar e della sua fotografia, e quindi posiziona l’aerostato in alto a sinistra come volerci indicare vettorialmente la direzione per un viaggio, verso un cielo lontano. Un viaggio lungo, spaziale, universale, pieno di turbolenze, da fare in compagnia di un passeggero forte, abile, capace di tramandare la rappresentazione del mondo e della sua gente con uno strumento sublime che sia al di sopra dell’ arte terrena. Quale miglior compagno di viaggio se non il suo amico, maestro, fotografo; Nadar? E del suo “bagaglio intellettuale”?
Ecco, fantasticando credo che Samantha dalla sua navicella, in una innaturale atmosfera e con le sue fotografie, abbia “sentito” il vento di Daumier e “visto” l’aerostato di Nadar! e… speriamo, almeno l’aerostato possa fotografarlo!!…ma con tempi rapidi perché lui non si fermerà, così come nessuno potrà mai fermare la fotografia nel suo viaggio negli spazi siderali.

Vincenzo Bianco

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