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Ritratti al plurale – di Vincenzo Marzocchini

Ritratti al plurale – di Vincenzo Marzocchini

 

Del volto e del paesaggio

Dall’introduzione di Diego Mormorio

C’è uno strettissimo rapporto tra i nostri volti e i
nostri paesaggi. In uno dei suoi fondamentali
saggi, Georg Simmel fece notare che quando noi
guardiamo qualcuno non vediamo solo ciò che vede
l’organo della vista. Quello che vediamo, scrisse, è
“una variopinta mescolanza tra quel che viene
veramente visto e integrazioni esterne ed interne,
reazioni sentimentali, collegamenti con movimenti
e luoghi circostanti”.

Da tempo ormai, nel campo della fotografia italiana, Vincenzo Marzocchini è un sicuro punto di riferimento. Egli ci ha abituato ad approfondite ricerche che riguardano l’ambito storiografico, le questioni estetiche e la letteratura. Come studioso e come “fotografo per diletto”, Marzocchini è stato attratto in modo particolare dal tema del ritratto e, parallelamente, da quello del territorio. Due argomenti che quasi si fondono, e che comunque restano inscindibili.

È nel “territorio” infatti che la “figura” – intesa come volto e come portamento – prende la sua forma. Una forma che si costituisce innanzitutto sulla base di elementi geoclimatici, che originano processi storici e culturali, che a loro volta generano trasformazioni territoriali.
Lo dico da tempo: buona parte di quello che noi siamo – un po’ del nostro carattere così come una certa parte dei nostri volti – è tale a partire dall’ambiente in cui siamo venuti al mondo o siamo cresciuti. Sapori di cui ci siamo nutriti e profumi che abbiamo respirato.

I sapori, soprattutto. Essi salgono dalla terra e scendono a noi ancor prima della comparsa nel mondo: giungono nel grembo in cui siamo e già forse ci segnano. Non sono di meno i profumi. Dapprima si accompagnano ai sapori dei cibi, poi, via via, si fanno in noi come un universo indistinto, che è proprio del luogo in cui cresciamo. Odori di erbe, alberi, fiori, terra, terra bagnata. Ma anche asfalto, fiumi … Insomma, nei nostri volti e nei nostri cuori, veniamo segnati, soprattutto negli anni dell’infanzia e della fanciullezza, dal luogo in cui cresciamo. È soprattutto in quegli anni che diventiamo quello che siamo. Diventiamo cioè islandesi, sardi, romani, piemontesi, siciliani, marchigiani … E in qualche modo rimarremo sempre questo, anche se viaggeremo e vivremo all’altro capo del pianeta. …

Note dell’Editore.

 Un volume di Vincenzo Marzocchini per le Edizioni POLYORAMA
Il libro si presenta come strumento di lavoro rivolto ai neofiti e non, per la conoscenza delle origini della fotografia in Italia e nelle Marche soprattutto in riferimento alla ritrattistica.

Approfondisce in particolare l’atelier o gabinetto e la professione del fotografo (lo studio vetrato, la posa e i consigli suggeriti al cliente, gli strumenti di lavoro) focalizzando l’attenzione sui fotografi dei primordi della storia della fotografia nella città di Ancona presentando un notevole apparato relativo a documenti dell’epoca.

La prima ricerca sui fotografi marchigiani, sugli studi anconetani in particolare, dalle origini ai primi decenni del Novecento.

Il volume si pone come stimolo per ulteriori ricerche su un periodo,quello degli inizi dell’attività fotografica professionale nelle Marche,che fino ad oggi non è stato affrontato e approfondito in tutti i suoi variegati aspetti, ma non tralascia di trattare gli sviluppi della storia della fotografia italiana in generale presentandone la capillare diffusione sul territorio dalle sue origini fino a tutto l’Ottocento.

E’ attorno alla ritrattistica, alla realizzazione di una convincente e lusinghiera “immagine di sé” che si espleta l’attività iniziale degli studi fotografici per assecondare e soddisfare le esigenze della clientela.

 

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2 commenti

  1. Solo chi ha provato la difficoltà di ricostruire il passato cercando reperti di fotografia d’epoca conosce quanta passione, pazienza e sensibile competenza occorra per realizzare un libro come questo di Vincenzo Marzocchini.
    Ho avuto la fortunata opportunità di ascoltare la presentazione dell’opera da parte dell’autore, a Civitanova Marche durante il Convegno Regionale FIAF, e ho percepito la complessità e il fascino delle problematiche poste dalla realizzazione di questo ampio studio orientato alla ricerca degli albori della fotografia professionale nella Regione Marche.
    Aldilà delle storie delle attività imprenditoriali, molto interessanti, il libro raccoglie un’ampia serie di ritratti risalenti alla seconda metà dell’ottocento che ci mostrano una gran varietà di figure dell’epoca.
    E’ incredibile quel che la fotografia riesce a compiere nel darci in modo diretto una conoscenza visiva di queste persone vissute oltre un secolo fa; queste immagini sono documenti preziosi per tutte le ragioni del guardare: dalla semplice curiosità alla più scientifica indagine sui costumi dell’epoca.
    Complimenti a Vincenzo Marzocchini per essere riuscito brillantemente anche in quest’ultima delicata impresa di studi storici sulla fotografia che per territorio sono riferiti a quella marchigiana ma che nei contenuti offre non poche riflessioni di carattere nazionale e internazionale.

  2. Non posso che far mie le parole del ns. Direttore.
    Se la lettura di questo libro vi rimanderà agli altri egregi testi elaborati dall’amico Vincenzo, vi rimanderà pure alla sua personalità di fotografo e di raffinato cultore della fotografia.
    L’Italia, ma che dico, il mondo intero, conserva nei cassetti la memoria di se stessa e, provo a dirla grossa, proprio in quei cassetti custodisce la chiave per potere affrontare in maniera adeguata i problemi che l’affliggono.
    Parliamo tanto di solidarietà, da qualche tempo a questa parte e, qui, Vincenzo ci dà il documento, la storia del legame, della familia, della societas che non è solo quella collegata da vincoli istituzionali ma anche quella che fu messa in rete, si direbbe oggi, da gente che ha creduto nell’immagine e in essa ha proposto una possibile convivenza, un credibile stato sociale.
    Sono fotografi la cui memoria conserviamo spesse volte, casualmente (degli eroici fotografi ambulanti abbiamo perso quasi tutto) ma, grazie a Marzocchini – e penso pure all’amico Stallatelli ed al certosino lavoro da lui realizzato sui fotografi di Savona- ne recuperiamo la forma del tempo e dell’avventura della vita.
    Considerato che il lavoro di Marzocchini è entrato negli interessi dei lettori di questo blog invito gli stessi a ripercorrere tempo addietro,gli itinerari del nostro Autore.
    Il sottoscritto, incaricato di allestire un didascalico Museo della Fotografia in Caltagirone, ci ha provato e, vi assicuro, ne ha tratto una delle esperienze più esaltanti della propria vita.

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