Idealiste contrarié – di Laurence Chellali
Idealiste contrarié – di Laurence Chellali
Un idealista contrariato non è forse altro, che un sognatore realista?
Ognuno di noi reca in sé la rappresentazione di un mondo ideale che è incline ai propri desideri e quindi aspirazioni, speranze e bisogni. In breve, un mondo dove “ la felicità assoluta” è possibile.
Nello stesso tempo quest’ idea di “felicità assoluta” si confronta con il reale , del quale ciascuno di noi ha una percezione del tutto personale e lì, i sogni facilmente si logorano e soffocano. Le idee sono manipolabili, la realtà molto meno.
Da questo punto di vista, il medium fotografico è l’essenza di questo confronto, mostrandoci gli elementi formali ci pone di fronte al tangibile , ma ha anche il potere di mostrare ciò che non è rappresentabile, una certa idea della condizione umana; quello che i surrealisti chiamavano « la potenza sovversiva » dell’ immagine.
Con queste fotografie mi propongo di rappresentare come un idealista si rapporta con la realtà, come è da lui percepita o ancor più, subita in maniera più o meno violenta , ma sempre con intensità e intransigenza. Talvolta le contrarietà vengono dal mondo esteriore, altre volte sono il limite interiore dell’idealista che si trova imprigionato nelle sue proprie contraddizioni.
È dunque cosi, che mi sento di descrivere questa serie di 12 immagini : spontanee nella visione folgorante, ma ragionate per la metodica costruzione rispecchiata in ciascuna di esse.
“Idealiste contrarié”, di Laurence Chellali, è un’opera animata da un’idea creativa per la costruzione di un dispositivo visivo, frutto della propria fantasia, volto all’introspezione.
Quando vidi per la prima volta questo lavoro, al “Portfolio al mare” nel contesto “Una penisola di luce” di Sestri Levante, vidi svelata l’identità culturale francese dell’autrice, tra noi ben conosciuta perché è spesso presente nei commenti di Agorà Di Cult oltre ad aver già pubblicato un proprio post.
L’eredità surrealista quando è interiorizzata prima o poi esce nell’opera del fotografo che l’ama.
Così è successo in quest’opera, molto improbabile, che con quelle cornici di legno dall’ovale ci portano indietro nel tempo (almeno ai primi del ‘900) e ci conducono a riflettere, con icone molto raffinate, sul rapporto tra le intime tensioni ideali e realtà.
La cornice riprende l’archetipo della rappresentazione teatrale che pone in evidenza un’azione, l’icona gioca liberamente con la cornice: con il fuori campo, il bianco/nero e i colori puri dal tocco pittorico.
Come sempre il primato è dell’idea, poi i mezzi per realizzarla possono essere i più vari; nello specifico la post-produzione digitale condotta con mestiere ha fatto magie.
Complimenti a Laurence Chellali per averci condotto in uno spazio dove l’artificio retorico riesce sempre a risvegliare il nostro interesse attorno a tensioni ideali che accompagnano l’uomo da millenni.
Complimenti all’autrice per il tema trattato e per il modo in cui è stato realizzato, certamente diverso dai soliti portfolii.
Tuttavia nutro una perplessità in merito alla attribuzione di questo lavoro all’idealismo.
L’idealismo, oltre ad avere generalmente una concezione etica fortemente rigorosa (il dovere morale di ricondurre il mondo al principio ideale da cui esso ha origine- Fichte), è un modo di percepire il reale:
“…La realtà è solo ciò che il soggetto conoscente produce, e la res è soltanto uno dei modi in cui l’idea si struttura” (idealismo tedesco).
“…Le categorie dell’intelletto, infatti, sono forme del pensiero, non dell’essere: non ci permettono di conoscere la realtà in sé (noumeno) soltanto come questa ci appare (fenomeno)” (Kant)
“…Il realismo, che trova credito presso l’intelletto incolto, perché si dà l’aria di essere aderente ai fatti, prende addirittura come punto di partenza un’ipotesi arbitraria ed è perciò un edificio di vento campato in aria, perché sorvola o rinnega il primissimo fatto: che, cioè, tutto ciò che noi conosciamo si trova nella coscienza” (Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, II, 1).
“Le immagini Idealistee contrarié” di Laurence Chellali, a mio avviso, nella loro percezione onirica, quindi, sono surrealiste.
“…Il surrealismo è quindi un automatismo psichico, ovvero quel processo in cui l’inconscio, quella parte di noi che emerge durante i sogni, emerge anche quando siamo svegli e ci permette di associare libere parole, pensieri e immagini senza freni inibitori e scopi preordinati” (Il Manifesto surrealista del 1924”.
Il maggior teorico fu il poeta André Breton, fortemente influenzato da “L’interpretazione dei sogni” di Freud e grazie a questa lettura capì “l’utilità di una nuova corrente artistica che alla razionalità sostituiva la creatività dell’inconscio e l’importanza dei sogni”.
Per quanto riguarda il surrealismo in fotografia, richiamo Man Ray, il primo surrealista fotografico, e Rodney Smith, il maestro del surrealismo fotografico.
In ogni caso, complimenti all’autrice.
Ho ammirato con particolare piacere il lavoro di Laurence Chellali, per l’originalità espressa nelle sue dodici immagini; l’input surrealista della rappresentazione dell’idealista ,dà alle fotografie di Laurence una patina retrò che rende il lavoro molto affascinante, tutto così giocato sui simbolismi che appartengono all’inconscio dell’autrice e in fondo anche al nostro.
Grazie Laurence per il tuo apporto culturale e intellettuale.
Buongiorno,
Vi ringrazio per avere dato il proprio tempo per guardare ed analizzare questa serie che … mi stupisce un po’ anche me 😉
Per quello che mi riguarda, ritengo più particolarmente il fatto che (ne sono quasi sicura!) se avessi visto questa serie qualche anni fa, non mi sarebbe piaciuta. Significa che non ci fermiamo mai su un solito cammino e che ci sono moltitudine di porte che si possono aprire a noi. Alla fine, basta aprirle e provare 🙂
Grazie ancora,
Con i miei più cordiali saluti,
Laurence