ArchivioDai tavoli di portfolio

A tavola – di Daniela Bazzani

A tavola  di Daniela Bazzani

 

Come ci relazioniamo con il cibo e con il momento dei pasti? E che significato hanno per noi? Che valore e importanza gli attribuiamo e perché? Quanto delle nostre abitudini è realmente voluto o dovuto?

“A tavola” è un work in progress sulle abitudini degli italiani al momento dei pasti. Spiego il mio progetto e chiedo di essere ospitata per un pranzo o una cena a casa di persone che conosco lungo la mia strada in diverse regioni d’Italia. Chiedo di fare da osservatrice, senza partecipare al pasto. E così scopro realtà e abitudini interessanti che a volte ancora resistono.

Articoli correlati

5 commenti

  1. “A tavola”, di Daniela Bazzani, è un’opera animata da un’idea concettuale, perché le immagini non sono volte alla ricerca di un effetto estetico ma essenzialmente produttrici di senso, belle o brutte che siano. In questo lavoro, la significazione della realtà avviene attraverso la pratica di un medesimo cliché nel rapporto relazionale col soggetto che costituisce quel concetto che giustifica l’immagine.
    Non a caso l’autrice ha spiegato, per bene, qual’è stato il processo creativo che ha generato l’immagine, perché esso è parte integrante dell’opera stessa.
    Le immagini comunicano intensi sentimenti attraverso un realismo denso di valori simbolici che forniscono elementi narrativi sulla vita delle persone ritratte.
    La scelta visiva tende a rappresentare la tensione emozionale della situazione esistenziale del soggetto, per questo notiamo la presenza di riprese solenni e altre invece più sciolte… emozionali.
    Complimenti a Daniela Bazzani per la coerenza con la quale conduce le proprie ricerche che aprono sempre uno sguardo rivelatore sulla vita interiore dell’uomo.

  2. Per favore pubblica solo questo secondo commento. Il primo non mi convinceva.
    ———————-
    Le immagini di grande realismo, di questo lavoro di Daniela Bazzani, meritano più di un solo elogio.
    Nella fattispecie, poteva facilmente accomodarsi nel semplice report descrittivo di un episodio che è quotidiano in ogni famiglia.
    Invece l’autrice ha saputo raccontare molto più del superficiale atto fisiologico del mangiare.
    Anzi dal punto di vista del racconto, il pranzo, in sè, risulta perfino secondario.
    L’autrice coglie i sentimenti celati nella mente dei commensali, caratterizzandoli e riassumendoli sulla superficie bidimensionale dell’immagine.
    La cena del vecchietto (foto 1) mostra la triste solitudine della vecchiaia; la casa vuota e ormai desolata per la mancanza di una donna. E’ la tipica, rara foto, particolarissima, che tocca l’osservatore nel profondo.
    La coppia (2), seduta davanti ai piatti vuoti, si guarda negli occhi, seriamente preoccupata da un problema che dovrà essere affrontato e risolto. I piatti sono vuoti, il pranzo è stato breve, essenziale, secondario perfino.
    La donna (3) pranza sola; ha lo sguardo perso nel vuoto, direi rassegnato alla solitudine. Ma la sua camera, diversamente da quella del vecchietto (1), mostra la “mano” estetica di una donna.
    La signora anziana (4) siede sola coi suoi ricordi; Forse ogni tanto guarda fuori dalla finestra, ma senza entusiasmo. Spero che la sua solitudine sia alleggerita dal ricordo di quando “beltà splendea negli occhi tuoi…”.
    La famiglia (5) è riunita intorno al tavolo, col nonno, per celebrare il momento più importante della giornata: “vivere ed insegnare a vivere”, anche nel silenzio necessario al masticare.
    Poi c’è la scena del signore, seduto con la moglie al tavolo del caravan (6), che osserva il cagnetto, che forse ripropone per l’ennesima volta la sua candidatura a terzo commensale.
    Per finire (7), la splendida e simpatica immagine del signore che racconta qualcosa di divertente alla moglie, la quale ride con grande serenità.
    Cosa occorre per fotografare ? Una grande idea ? Un grande apparecchio ?
    Basta una piccola idea, ben concepita e coraggiosamente affrontata; come quella che anima questo lavoro. Quindi è da elogiare anche l’idea dell’autrice.
    E’ da rilevare ancora l’ottima capacità tecnica, sia nell’uso della luce ambiente – che elogio senza riserve (perché coglie ogni minima sfumatura dell’ambiente, mentre il flash distruggerebbe l’atmosfera) – sia per le inquadrature essenziali ed efficaci, sia per l’uso del colore.
    Anche questo lavoro dimostra che l’espressività, il pathos, non sono esclusività del B/N.
    Anzi !
    Congratulazioni vivissime all’autrice.
    Antonino Tutolo

  3. Splendido il lavoro di Daniela Bazzani, una bella indagine psicologica! Le diverse situazioni rappresentate ci danno un quadro a 360° delle problematiche sociali e delle esperienze di vita che le persone possono, o devono, affrontare nel corso della loro vita, avendo come filo conduttore il momento del pranzo.Un’ottima realizzazione tecnica, buona espressività dei soggetti e buonissima composizione delle immagini.
    Complimenti a Daniela che ci ha presentato un lavoro molto ben congegnato e realizzato, a dimostrazione che le belle foto sono tali perchè dietro di esse c’è una testa pensante; a volte si pensa bene in b/n e altre volte a colori….

  4. Le immagini dell’opera di Daniela “A tavola”vanno oltre il
    significato della ritualità del pasto quotidiano.Ogni immagine
    stupenda e per luce e per composizione,attraverso i vari simboli delle stanze descritti perfettamente,racconta la storia intima dei commensali. A volte, pare di ascoltare le parole, a volte carpire i loro intimi pensieri,,Complimenti
    a Daniela per il suo lavoro, aperto, iintrospettivo ,importante e pieno di umanità .
    ,

  5. C’è nell’opera di Danielail senso di una dimensione intima e propria in ogni immagine . Un portfolio chiuso e aperto,nel contempo, immagini atinte fortri per contenuti ,in altre piu’ soffusi per luce e composizione.Ogni fotografia tiene in sè un intero racconto richiamando con coerenza le altre che seguono.
    Forma e colore ,atmosfera e luce usati con sapienza. Un elogio all’idea per il progetto, ma sopratutto al rapporto iniziale creato tra soggetto e fotografo, dove il fotografo non diventa visibile e autoriale pur mantenendo un unico intimo dialogo con i soggetti ripresi. In ogni fotografia è leggibile il progetto portante della sua ricerca.Complimenti a Daniela autrice precisa e profonda nel linguaggio fotografico mai scontato .

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button