CAPOLINEA – Elaborazione del Concept_02

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LAB Di Cult O10 FIAF

i Coordinatori del Gruppo Fotografico Grandangolo BFI Carpi

 


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L’IMMAGINAZIONE METAFORICA CONOSCE RAGIONI CHE LA RAGIONE NON CONOSCE.

Tre vie per raggiungere il nostro Capolinea

 

Abbiamo deciso di iniziare a parlare di Capolinea partendo dalla frase prima citata nel titolo (di Francesca Rigotti). Con Capolinea in generale si intende la fine di un viaggio, l’approdo, l’arrivo, una conclusione che potrebbe essere anche solo apparente se si riesce a trovare la forza del ripartire.

Il nostro viaggio fotografico accompagnato dai progetti di tre autori ci ha invece aiutato ad allargare i nostri orizzonti.

ANDREA TASCHIN

 
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Il primo incontro è stato con Andrea Taschin e il suo “Futuro Gettato”, un progetto nel quale l’autore si è posto di fronte al suo soggetto e lo ha trasformato quale pretesto per dare una visione trasformata  della realtà. Le fotografie raccontano scene di vita quotidiana di due bambine che svolgono le proprie azioni intorno agli oggetti abbandonati, a fianco dei cassonetti della spazzatura. Le immagini, tanto paradossali quanto realistiche, aiutano a spalancare le porte della nostra immaginazione.

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I suoi “scatti” ci colpiscono a più livelli: se di primo acchito ci troviamo di fronte a immagini piacevoli e divertenti, subito dopo il nostro cervello ci invita a studiare meglio la situazione in cui si trovano ad agire i soggetti e capiamo che c’è qualcosa di molto più profondo sul quale soffermarci. Con una “parodia” di situazioni di vita quotidiana e degrado sociale, Andrea si pone, e ci pone una domanda: siamo arrivati a un capolinea, a una svolta? Cosa ci attende dopo?
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FILIPPO VENTURI

 

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Capolinea può essere inteso anche come un non luogo, uno spazio nel quale si crea un’ atmosfera diffusa, il completamento di un percorso, lo studio di un luogo, la sua storia, la sua posizione geografica e psicologica. E qui invece entra in gioco il progetto di Filippo Venturi “Made In Korea”, un progetto nato un po’ per caso, un lavoro di ricerca e studio di questo luogo.

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Il progetto si costituisce di ritratti e situazioni. Il capolinea di Filippo ci mostra una svolta sociale, è un capolinea collettivo, è omologazione e competizione spinta fino all’alienazione. L’intero progetto è caratterizzato da un’idea narrativa tematica dove ogni immagine è intrisa dal nostro tema, ogni immagine richiama una uniformità di comportamento. Ogni fotografia è intrisa di razionalismo, vi è grande sintesi e pulizia e questo ci dà l’idea di ciò che manca. Il capolinea qui è visto da un punto di vista collettivo.

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Un capolinea sociale e emotivo ci viene proposto invece nel progetto ”L’ira funesta”. Filippo descrive un luogo chiamato “Camera della Rabbia” situato a Forlì: il risultato è una serie di fotografie descrittive e una serie di ritratti degli utenti di questo luogo, in prevalenza donne, del pre e del post sfogo della rabbia. La Camera della Rabbia è un luogo adibito all’esternazione dell’ansia e dello stress, dove le persone possono trovare un nuovo tipo di libertà. 8 utenti su 10 sono donne.
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Solo chi vi entra conosce i motivi che l’hanno spinto fin lì. I gesti di sfogo compiuti dentro questa camera assumono un valore liberatorio, sono come un “reset”che consente alle persone di liberarsi simbolicamente e fisicamente di rabbie, rancori, scorie accumulati nel tempo, prima di re-iniziare la propria vita libere da questo fardello. Per altre persone è invece una necessità, mensile o anche settimanale, per sfogare e quindi eliminare sentimenti negativi.
 
 

GIANCARLA LORENZINI

 

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Il capolinea di GIANCARLA LORENZINI ci ha travolti come un’onda inaspettata. I lavori che ci ha presentato hanno smontato lo stereotipo di capolinea: si inizia così un percorso metaforico, dal pensiero concreto si passa al pensiero astratto. Analizzando la realtà si manifesta la verità. Giancarla ci ha mostrato come da un capolinea si riparte, è un rovescio della medaglia. Il suo occhio non si sofferma alla superficie, ma riesce a dare voce a tutto ciò che non si manifesta: riesce a dare voce alla vita umana. I suoi progetti sono intrisi dalla tematica della ciclicità, dalle ripartenze generazionali dell’uomo.
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Le sue sono opere molto forti, attraverso poche immagini riesce a trasmetterci  tutto ciò che a volte non si riesce a dire. Nei suoi lavori protagonista assoluto è l’UOMO: l’uomo nei suoi rapporti e relazioni familiari; l’uomo e il suo rapporto con la perdita di un affetto e in relazione ai fatti di cronaca: la violenza sulla donna. Le immagini di Giancarla sono delle RIPARTENZE, sono poesie fermate su carta; ogni progetto ci coinvolge, ci travolge nell’intimo, ci aiuta a ricordare come il rapporto tra gli uomini sia importantissimo. L’uomo ha bisogno dello scambio fra esseri umani. Per Giancarla, Capolinea non è una fine, ma è un proseguimento, una via verso qualcosa di positivo. Capolinea è rinascita, è ripartenza.
 
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Gabriele Bartoli, Valeria Cremaschi, Renza Grossi, Stefania Lasagni.
 
Capolinea_presentazione   (Presentazione del tema “Capolinea”- pdf scaricabile)
 

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