LA PRIGIONE DEI PUROSANGUE – di Jeannette Muller
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L’amore che porto verso gli animali, e per i cavalli in particolare, mi hanno spinta a rendere tangibile il lavoro fotografico relativo alla tetra e inadeguata sistemazione di tanti, troppi, cavalli.
Il lavoro fotografico è iniziato nel 2011 presso scuderie, maneggi ed agriturismi vari.
Ho realizzato un fotolibro con immagini e didascalie relative ad una scelta più complessa, descrivente immagini relative sia ai cavalli che agli ambienti interni ed esterni dove vengono accuditi.
Con il portfolio di sole otto immagini, invece, ho voluto riassumere in modo più incisivo il vissuto dei cavalli rinchiusi in vecchi silos, in spazi tetri, sporchi e con pochissima luce proveniente dall’alto e da qualche finestrella tappezzata da spesse ragnatele.
Situazione che ad ogni incontro ha lasciato in me un forte senso di tristezza ed angoscia.
“Sentire” sicuramente condiviso dai cavalli e che si può notare nelle fotografie negli atteggiamenti schivi o nervosi, negli sguardi penetranti o velati che parlano da soli anche se, per fortuna, forza, fierezza e bellezza di questi stupendi animali rimangono comunque intatte!
Jeannette Muller
LA PRIGIONE DEI PUROSANGUE
di Jeannette Muller
“La Prigione dei purosangue”, di Jeannette Muller, è un’opera animata da un’idea narrativa tematica per aver dato una rappresentazione soggettiva a una realtà equestre.
L’opera con solo 8 immagini ci conduce in un percorso che dal simbolo stereotipato della bellezza equina ci pone davanti al dramma patito dal cavallo rinchiuso nel proprio box.
Assumere un occhio critico sulla realtà ordinaria è sempre l’espressione di una coscienza molto sensibile del fotografo.
Questo lavoro è un esempio di come la viva sensibilità animalista dell’autrice ha visto e rappresentato come la reclusione nella stalla possa essere un ambiente di disagio per l’animale.
Non solo, ne ha sentito la sofferenza patita è ce l’ha comunicata con un linguaggio visivo ben consapevole della forza che il frammento ha nel dar voce al mondo interiore dell’animale.
Notevole è l’applicazione degli archetipi della rappresentazione: gioca sapientemente con le quinte e le cornici nel raccontare le atmosfere fredde, dense di grigi, che può avere una stalla.
Complimenti a Jeannette Muller, perché dimostra una ampia capacità di sentire e comunicare con la fotografia i più contrastanti sentimenti, del proprio animo posto in relazione con la realtà.
Lo fa sempre con la stessa efficacia e con una forte determinazione, indipendentemente se ci parla di armonie o di dolore.
Ringrazio di cuore il Direttore, Silvano Bicocchi, per avermi dato l’opportunità di mostrare il mio lavoro prima al Face to Face di Inverigo e ora in Agorà di Cult!
Vedere che ciò che si è fatto con passione viene recepito e “letto” con tanta sensibilità è davvero stimolante per proseguire con sempre maggiore profondità, cura ed entusiasmo.
Con profonda stima, grazie e cordiali saluti!
Jeannette
Bel lavoro Jannette, un racconto lineare che esprime con chiarezza quello che ci vuoi raccontare.
Anche la sequenza delle foto è ben congegnata.
Una sola domanda: perchè hai iniziato la sequenza con gli zoccoli?
Questa foto l’avrei vista meglio in chiusura.
Sinceri complimenti!
un caro saluto
Grazie, Roberto, per la tua attenzione ed il gradito commento!
Le foto del reportage, come puoi immaginare, erano molte. Ho deciso di introdurre il tema con un particolare che fa pensare alla bellezza dei cavalli, e portare a poco a poco lo sguardo a loro, rinchiusi nell’ambiente tetro che li rinchiude e da dove sicuramente desiderano evadere. Ciò che si nota in particolare nell’ultima fotografia.
Naturalmente il racconto fotografico lo si potrebbe “leggere” benissimo anche al contrario: in tal caso il reportage si modificherebbe radicalmente, passando da denuncia a messaggio di speranza, da incubo a libertà.
Un cordiale saluto,
Jeannette
Un ottimo lavoro quello di Jeannette, in cui si intuisce un coinvolgimento emozionale profondo. Lo sguardo del cavallo nella penultima immagine sembra implorare il nostro aiuto e ci arriva diritto al cuore. Gli spazi angusti e le luci fioche ben documentati, contribuiscono a dilatare il senso di claustrofobia presente in questo lavoro, così come pure il b/n saturo e contrastato . Complimenti a Jeannette per aver fatto nuovamente centro.
Grazie mille, Massimo. Un cordialissimo saluto,
Jeannette