Luce dentro – di Maurizio Costanzo
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L’opera “Luce dentro” è l’estratto di un lavoro a lungo termine, iniziato alla fine del 2014 che l’autore sta realizzando presso l’Istituto Regionale Rittmeyer per i Ciechi di Trieste con una quindicina di pazienti di età variabile affetti da cecità o da ipovisione, a volte unite ad altre patologie. L’Istituto, nato nei primi del Novecento, che annovera tra le sue attività la formazione professionale ed i laboratori occupazionali, dispone inoltre di un’equipe specialistica polifunzionale che lavora su progetti personalizzati, caratterizzati da un approccio multidisciplinare.
La nostra esperienza del mondo si basa primariamente sul senso della vista e dunque possiamo solo immaginare in quale condizione si trovano immersi gli utenti. Viene da chiedersi: come si possono rappresentare fotograficamente le menomazioni della vista? Si pensa subito al bianco e nero ed è così infatti che è nato inizialmente il progetto. Per questa mostra che si inaugurerà il 18 gennaio 2017, presso il Circolo Fincantieri-Wärtsilä, sono state scelte, invece, 22 stampe a colori che rimarranno esposte fino al 10 febbraio 2017.
La scelta del colore è nata proprio dalla frequentazione dell’Istituto Rittmeyer, che ha prodotto un’evoluzione del pensiero dell’autore, il quale, nel tempo, ha potuto arricchirsi con la positività che anima le giornate dei “ragazzi”. Positività che, nello specifico, si vuole trasmettere proprio con l’uso del colore. La mostra ha ottenuto il Patrocinio della Consulta Regionale delle Associazioni delle Persone con Disabilità e delle loro Famiglie del Friuli Venezia Giulia.
E’ stupefacente essere testimoni della collaborazione e l’altruismo che i ragazzi manifestano tra loro ed inoltre, grazie al lavoro costante del personale dell’Istituto, ogni singolo individuo viene accompagnato in un processo di crescita e portato ad appropriarsi consapevolmente del suo potenziale. Le stampe collocano lo spettatore difronte ad una vicissitudine contemporanea che lui può solo intuire e che non manca di interrogarlo sulla fragilità dell’esistenza umana.
Le fotografie, che a volte esaltano la sensazione dell’attimo fuggente, sono destinate ad una osservazione attenta e non tendono mai alla ricerca della drammatizzazione. Sono dotate di un forte contenuto emotivo ed attraenti nelle inquadrature, nei colori e nelle forme. I soggetti sono ritratti con sensibilità poiché non si vuole “ridurli a puro mezzo o semplice pretesto per oggettivare un’idea o, peggio ancora, per esercitare un’estetica” come aveva già affermato la scrittrice Susan Sontag.
Maurizio Costanzo
Luce dentro
di Maurizio Costanzo
Curriculum fotografico
Di professione geologo, dipendente della Regione FVG, ha lavorato, come capoprogetto, 15 anni con le ONG in vari Paesi dell’ America Latina (tra questi: Ecuador, Bolivia, Honduras) ed in Africa (Uganda) portando a termine programmi di cooperazione tecnica.
Nei suoi progetti fotografici predilige approfondire tematiche sociali. Ha partecipato a due Master Class dell’agenzia Magnum Photos, con Bruce Gilden nel 2012 e con Patrick Zachmann nel 2014.
Con il lavoro in bianco e nero “Luce dentro” è stato nominato: Autore dell’anno FIAF 2015 per il Friuli Venezia Giulia.
Ha vinto nel 2013 il secondo premio a Trentino Immagini nell’ambito del “Portfolio Italia” con l’opera “Numero Guida 45”, entrando in questo modo a far parte dei 20 finalisti che si sono contesi il podio a Bibbiena. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Fotoit (sett. 2014).
Nel 2011 ha vinto il primo premio al Trieste Photo Festival con il portfolio “In strada”.
Le sue foto sono state selezionate nel progetto nazionale FIAF 2016 “Tanti per tutti” per il quale ha realizzato un lavoro sul volontariato con l’Associazione G. De Banfield di Trieste.
Ha esposto: in due mostre collettive, a Zagabria, in due mostre personali presso il Municipio di Turriaco (GO), a Bibbiena (AR) presso il CIFA (Centro Italiano Fotografia d’Autore) e presso il Circolo Fincantieri – Wärtsilä di Trieste.
“Luce dentro”, di Maurizio Costanzo, è un’opera animata da un’idea narrativa tematica per l’interpretazione soggettiva della vita condotta in un istituto per persone ipovedenti.
Quando si dice interpretazione soggettiva si intende il punto di vista dell’autore nel porsi con il tema.
Dopo i tanti reportage che nel secolo scorso hanno rappresentato gli ambienti di cura creando lo stereotipo del dramma sociale, manifestare nuovi approcci interpretativi non è semplice, perché non dipende da un fattore tecnico ma mentale nel rapportarsi con l’handicap.
Se guardate queste immagini di certo vedrete persone sofferenti ma noterete che sono vive pur nei limiti indotti dalla malattia.
In tante immagini, infatti, sentiamo l’energia del mistero di una condizione esistenziale nella quale pulsa una vita che ha altre modalità per essere goduta.
L’autore ha fatto il fotografo! Scegliendo il punto di ripresa e il momento in cui si compongono significati rivelatori di queste esistenze nascoste ai nostri occhi.
La scelta del profilo colore alleggerisce il tono narrativo che però, come nella prima immagine e altre, fa vedere chiaramente il dramma personale dell’ipovedente.
Complimenti a Maurizio Costanzo perché ci ha mostrato un modo nuovo di raccontare il dolore e il limite nel corpo; lo ha fatto mostrandoci, pur nel mistero, quanta vita c’a ancora da provare.
Ho avuto modo negli anni passati ti frequentare persone non vedenti e di condividere con loro tanti momenti, sento quindi un richiamo particolare con questo lavoro che mi riporta a sensazioni provate.
In questa sintesi, che Maurizio Costanzo ha scelto per raccontarci del suo incontro con coloro che vivono in un centro per non vedenti, c’è la forza della conoscenza. Si comprende che il suo è stato un percorso lungo e impegnativo ma che gli ha permesso di “vivere le situazioni” e quindi avere la capacità di mostrarcene l’essenza.
Un racconto che anche attraverso la scelta delle sequenza delle immagini ci parla in modo chiaro della realtà di queste persone. Il suo è un modo poetico e lieve di accompagnarci in un mondo non facile da vivere, per aiutarci a capire. Certamente di impatto ed esplicativa la fotografia che apre la storia e rivela molto della condizione di chi deve sostituire alla vista il tatto. Le mani hanno sempre un ruolo dominante così come i gesti dai quali traspare tanta delicata amorevolezza. Speranzosa l’immagine finale che conferma il clima di “luce” nel buio che questo lavoro ci dona, di certo rafforzato dalla decisione di realizzarlo a colori.
Grazie e complimenti a Maurizio Costanzo per questo messaggio importante.
Orietta Bay
Conosco Maurizio Costanzo ed ho avuto modo di vedere la mostra allestita nella Sala Fenice del Circolo Fincantieri-Wärtsilä. Quello che mi viene da pensare osservando queste fotografie e leggendo il loro racconto è di certo il significato sociale. Ci parlano del mondo e della vita – intima e pratica – di queste persone, facendoci riflettere. Ma oltre al reportage percepisco qualcosa d’altro. Un qualcosa che mi fa pensare più in generale alla fotografia ed al suo significato… scrivere con la luce… Ogni fotografo ricerca un proprio percorso e inizialmente forse va a tentoni (come nella prima fotografia che ci viene proposta) ma attraverso l’esercizio, lo studio e la fatica riesce prima a “vedere” con gli occhi e poi ad andare oltre, ad “osservare” e in questa fase la luce che inizialmente era solo una condizione tecnica (ed esterna) per scattare una fotografia diventa “luce dentro” ossia un qualcosa che permette di fare una fotografia con sentimento. Concetto questo ben rappresentato dalla fotografia finale (che se non ricordo male era nella locandina della mostra), in cui quelle mani che diventano un cannocchiale ci mostrano (diventando simbolo) come queste persone pur non vedendo nel senso fisiologico del termine “vedono” con il loro cuore e la loro anima. Cuore e anima che Maurizio ha usato per condurre e proporci questo lavoro. Complimenti!
Monica Mazzolini
Ringrazio il direttore Bicocchi per aver pubblicato questo mio lavoro e per averlo recensito con la sua grande sensibilità. Grazie mille anche ad Orietta e al direttore stesso con i quali, durante le letture portfolio, nella fase iniziale del lavoro, abbiamo avuto modo di confrontarci, condividendo le finalità del progetto. Grazie a Monica per le gentili parole e per aver saputo interpretare, con profondo sentimento, il lavoro svolto con i ragazzi dell’Istituto.
Il titolo di questo lavoro di Maurizio Costanzo è esemplificativo:esiste veramente la luce dentro queste persone! e la scelta di usare il colore al posto del più scontato bianco e nero ,rafforza questa sensazione.La perdita della vista è una disabilità grave, forse la più grave per l’uomo, perchè mina profondamente le sue capacità relazionali.Ma esiste la “luce dentro” e questo faro che guida, aiuta le persone colpite da questa insostenibile sofferenza a restare vive e a lottare per affermare il loro ruolo sociale. Grazie a Maurizio per questo bellissimo lavoro.
Grazie mille a te, Massimo per il tuo commento.