MANIFESTI VIRTUALI_ 04.1 "La scoperta della fotografia"– di Monica Mazzolini
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Laboratorio di Storia della fotografia
LAB Di Cult 025 FIAF, coordinato da Monica Mazzolini
I “Manifesti” degli albori della fotografia
Prima parte:
La scoperta della fotografia
Se oggi la fotografia è in continua evoluzione ed assistiamo alla corsa verso tecnologie sempre più performanti dobbiamo considerare che lo è stata anche ai suoi albori quando – in contemporanea, in differenti parti d’Europa, grazie alle scoperte nei campi della fisica e della chimica unite alla necessità di trovare un mezzo in grado di rappresentare sempre più fedelmente la realtà – si assiste alla sperimentazione di differenti metodi atti a “catturare” il mondo circostante. Ricerca, prove, casualità, errori, dispute. Tutto ha contribuito alla nascita della “scrittura con la luce”.
Interessante è la storia del termine in questione. In effetti la parola “fotografia” è stata introdotta per la prima volta (così si è pensato per molto tempo) da Sir John Herschel astronomo, matematico, chimico e sperimentatore che scopre il fissaggio ottenendo copie stabili nel tempo e non più alterabili dalla luce. Egli suggerisce il termine in una lettera del 28 febbraio 1839 indirizzata a Fox Talbot e lo ufficializza in una relazione alla Royal Society (“Note on the art of Photography, or the application of the chemical rays of light to the purposes of pictorial representation” ossia Nota sull’arte della fotografia, o l’applicazione dei raggi chimici della luce ai fini della rappresentazione pittorica – 14 marzo 1839). Utilizzando le parole luce (φῶς | phôs) e grafia (γραφή | graphè) Herschel rinomina ciò che fino ad allora ciascuno aveva definito a modo proprio: l’eliografia di Joseph Nicéphore Niépce, il dagherrotipo di Louis-Jacques Mandé Daguerre, il disegno fotogenico o calotipo di William Henry Fox Talbot ma anche i processi che sarebbero arrivati in seguito, fino alle immagini digitali. Tuttavia nel 1973 lo storico brasiliano Boris Kossoy porta alla luce un manuale dal titolo “Manuscript: Photographie ou Impression à la lumière” (Manoscritto: Fotografia o Impressione alla luce). L’autore di questo testo è Antônio Hércules Romualdo Florence un inventore, pittore e pioniere della fotografia francese naturalizzato brasiliano scopritore della “poligrafia”, un metodo di stampa che somiglia molto al processo fotografico nato indipendentemente e contemporaneamente alle ricerche portata avanti in Europa. Il documento è datato 22 ottobre 1833 ma l’isolamento del luogo in cui vive gli impedisce di far conoscere la propria scoperta.
A sinistra: Sir John Herschel (1792-1871), fotografia di Julia Margaret Cameron (1867).
A destra: copia del manoscritto degli appunti del discorso alla Royal Society e due frasi tratte dal documento “Note on the art of Photography, or the application of the chemical rays of light to the purposes of pictorial representation”.
A sinistra: Antônio Hércules Romualdo Florence (1804-1879).
A destra: copia della prima pagina del documento “Manuscript: Photographie ou Impression à la lumière” (22 ottobre 1833).
Niépce e Daguerre insieme a Talbot sono considerati i padri della fotografia ma non si deve dimenticare Hippolyte Bayard la cui tecnica, a differenza delle altre è andata persa. Molti altri coloro che hanno preso parte a questo importante momento per la tecnica, l’arte e la cultura.
A sinistra: Joseph Nicéphore Niépce (1765-1833).
A destra: Louis-Jacques Mandé Daguerre (1787-1851)
A sinistra: William Henry Fox Talbot (1800-1877).
A destra: Hippolyte Bayard (1807-1887) con il suo più famoso autoritratto “l’annegato” (1840).
Nel 1827 Niépce e Daguerre s’incontrano per la prima volta e decidono di unire i loro sforzi stipulando un contratto registrato a Chalon-sur-Saône e datato 14 dicembre 1829 – della durata di dieci anni (composto da 16 articoli) – che comincia con queste parole: “Il signor Niépce, desiderando fissare con un nuovo mezzo, senza ricorrere a un disegnatore, le vedute che offre la natura, ha compiuto ricerche in proposito. Numerosi esperimenti che provano questa scoperta ne sono il risultato. La scoperta consiste nella riproduzione spontanea delle immagini ricevute nella camera oscura. Il signor Daguerre, al quale egli ha rivelato la sua scoperta, avendone valutato tutto l’interesse, tanto più che essa è suscettibile di un grande perfezionamento, offre al signor Niépce di unirsi a lui per giungere a questo perfezionamento e di associarsi per trarre tutti i vantaggi possibili da questo nuovo genere di industria”.
Inoltre nell’articolo 1 è scritto“ vi sarà, tra i signori Niépce e Daguerre, società sotto ragione di commercio Niépce-Daguerre, per cooperare al perfezionamento della scoperta, inventata dal signor Niépce e perfezionata dal signor Daguerre” e nell’articolo 2 “In caso di morte di uno dei due associati, la detta scoperta non potrà mai essere resa pubblica che sotto i nomi designati nell’articolo precedente”.
Ma lo scaltro Daguerre dopo la morte di Niépce (avvenuta nel 1833) convince Isidore – il figlio del socio – a stipulare un nuovo contratto facendogli firmare questa dichiarazione: “Io sottoscritto dichiaro con il presente scritto, che il signor Louis Jacques-Mandé Daguerre mi ha fatto conoscere un procedimento di cui è inventore. […] Questo nuovo mezzo ha il vantaggio di riprodurre gli oggetti dieci o venti volte più rapidamente di quello inventato dal signor Joseph-Nicéphore Niépce, mio padre. […] In seguito alla comunicazione che mi ha fatto, il signor Daguerre acconsente ad abbonare alla società il nuovo procedimento di cui è inventore e che egli ha perfezionato, a condizione che questo nuovo procedimento porti solo il nome di Daguerre”.
Joseph Nicéphore Niépce, Veduta dalla finestra a Le Gras (1826-1827)
Louis-Jacques Mandé Daguerre, Atelier (1837)
William Henry Fox Talbot, Finestra (1835)
La fotografia nasce ufficialmente nel 1839. Precisamente l’invenzione del Dagherrotipo viene resa pubblica il 7 gennaio a Parigi nel corso di una lezione all’Accademia delle Scienze tenuta da Francois Jean Dominique Arago mentre il 19 agosto in un’assemblea congiunta dell’Accademia delle Scienze e dell’Accademia delle Belle Arti – lo stesso Arago sempre a Parigi – ne rivela il procedimento. In tale sede presenta la relazione del pittore Paul Delaroche il quale esalta i dettagli dell’immagine ottenuta attraverso la fotografia ed afferma che gli artisti non ne sono minacciati, al contrario possono utilizzare il nuovo mezzo per lo studio e l’analisi delle vedute. La relazione termina con la seguente frase: “Per concludere, la mirabile scoperta di monsieur Daguerre ha reso un servizio immenso alle arti”.
Pochi mesi dopo il 12 novembre 1839 – a Napoli all’Accademia delle Scienze – Macedonio Melloni (1798- 1854) con la “Relazione intorno al Dagherrotipo” afferma: “Chi avrebbe creduto pochi mesi fa, che la luce essere penetrabile, intangibile, imponderabile, privo insomma di tutte le proprietà della materia, avrebbe assunto l’incarico del pittore disegnando prioritariamente per se stessa, e colla più squisita maestria quelle eteree immagini, ch’ella dinnanzi dipingeva fuggevoli nella camera oscura, e che l’arte si sforzava invano di arrestare. Eppure questo miracolo si è compiutamente operato fra le mani del nostro Dagherre”.
A sinistra: Francois Jean Dominique Arago – prima pagina del “Rapporto sul Dagherrotipo” del 19 agosto 1839 a Parigi.
A destra: Macedonio Melloni – prima pagina della “Relazione intorno al Dagherrotipo” il 12 novembre 1839 a Napoli.
Monica Mazzolini
Tornare alle origini di un linguaggio vuol dire riscoprirne l’essenza, scrostandolo da tutti gli stereotipi nati dalla sua pratica.
La fotografia è giovane se vista con i ritmi del passato ma essa ha fatto cambiare il fattore di scala del tempo e, da primo media, ha aperto una nuova epoca per l’umanità che i suoi scopritori già in parte intuivano ma la sua storia ha superato qualsiasi loro previsione.
Per noi componenti di un’umanità tecnologica, dedicarci alla storia di quel periodo, significa riscoprire gli archetipi della modernità e quindi essere più consapevoli di ciò che stiamo vivendo oggi.
Non bisogna fare l’errore di considerare il passato inferiore al presente perché superato dalle nuove tecnologie. La consapevolezza di ciò che stiamo vivendo oggi si basa sulla conoscenza della storia da cui proveniamo. Se non abbiamo il senso del passato non riusciremo ad avere quello del futuro e il nostro sarà un vivere chiuso nell’attimo per attimo, senza provenienze e incapaci di prospettive.
Questi 4 post dedicati ai manifesti virtuali delle origini del fotografico, sono un importante materiale per conoscere un’epoca formidabile con protagonisti dalle vedute molto avanzate. Grazie Monica Mazzolini per questa esaustiva introduzione a un’epoca che oggi ci appare misterioso e formidabile.
E’ cosa molto buona potere, attraverso questi post, ripercorrere la storia della scoperta della fotografia ed incrementare le conoscenze che abbiamo con notizie importanti, particolari e curiosità.
Sono anche una riflessione che mette in luce che alla base di tutto ci sono curiosità, tenacia, pazienza e soprattutto genialità umana.
Aspettiamo con piacere il proseguo.
Orietta Bay
Quanto del passato ritroviamo nel presente, grazie a fotografi ed artisti che utilizzano le vecchie tecniche con linguaggi attuali e decisamente sperimentali.
Mai dimenticare il passato, anzi, conoscerlo e approfondirlo, lo studio è l’unico modo per poter capire quello che è stato ma, anche, quello che stiamo vivendo.
Credo che la massiva tecnologia contemporanea stia subendo un contraccolpo, non solo in fotografia.
Stiamo vivendo una rivoluzione culturale che potrà essere narrata dai posteri, per noi, l’adesso è ancora in parte incomprensibile, anche se lo stiamo vivendo.
Detto questo, l’analisi attenta di Monica ci pone difronte alla considerazione di cosa vogliamo scegliere per esprimerci.
Una grande fortuna.
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“Non bisogna fare l’errore di considerare il passato inferiore al presente perché superato dalle nuove tecnologie. La consapevolezza di ciò che stiamo vivendo oggi si basa sulla conoscenza della storia da cui proveniamo. Se non abbiamo il senso del passato non riusciremo ad avere quello del futuro e il nostro sarà un vivere chiuso nell’attimo per attimo, senza provenienze e incapaci di prospettive.” L’analisi del Direttore Silvano,comprende il pensiero di ogni fotografo,dalle origini ad oggi.
Con questo post Monica ci porta al Big Bang della nascita della Fotografia. Certo i tempi erano maturi visto che in più parti dell’Europa, e abbiamo visto anche in Brasile, in diversi erano arrivati in vari modi alle stesse conclusioni. Possiamo immaginare l’eccitazione e l’euforia degli inventori, le dispute per arrogarsi la paternità. Il fermento per le innovazioni e le scoperte di quel periodo avrebbe portato poco dopo alla Rivoluzione Industriale.
La Fotografia ha mutato la Storia, oggi ne viene fatto un utilizzo globale e universale, con la Fotografia proiettiamo la nostra immagine nel mondo, con la Fotografia dichiariamo la nostra identità.
Un percorso straordinario che la ricerca storica di Monica ci farà conoscere per poterlo comprendere.
Ringrazio tutti Voi che in questo post ed in quelli precedenti state condividendo con me il percorso dei “Manifesti”. Grazie, sia a chi ha lasciato commenti sia a chi ha dimostrato interesse leggendo quello che ho scritto. La strada è ancora lunga e ricca di avvenimenti importanti e mi auguro di continuare insieme questo cammino.
Al prossimo post.
Monica