I LAB Di Cult FIAF "L'effimero e l'eterno" al Giro di boa – a cura del Direttore Silvano Bicocchi
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I LAB Di Cult FIAF “L’effimero e l’eterno” al Giro di boa
A un anno dall’annuncio del tema su Agorà Di Cult, il 09 settembre 2018, ci troviamo al “giro di boa” che vede la maggior parte dei Laboratori con i lavori terminati nella realizzazione delle opere; sono già stati fatti due Concorsi a lettura di portfolio, e inizia la stagione delle mostre che si prolungherà fino a fine anno. Restano alcuni Laboratori avviati a metà del 2019 che si protrarranno oltre anche nell’esperienza espositiva.
In questa edizione ci siamo dati i tempi giusti perché l’esperienza creativa potesse essere piacevole per gli esperti e serena per chi ha iniziato questo esercizio. Ormai nell’esperienza sono sempre più chiari o momenti strutturali che regolano i tempi del Laboratorio:
- 1) La formazione del Laboratorio con l’autocandidatura dei Coordinatori presentata al Direttore del Di Cult.
- 2) L’elaborazione del Concept in ogni Laboratorio e la condivisione su Agorà Di Cult.
- 3) Il Tutoraggio durante la gestazione delle opere nei laboratori e poi quello conclusivo di verifica finale.
- 4) La mostra locale delle opere prodotte.
- 5) L’esposizione delle opere (proiettate o esposte) nei festival collegati al Dipartimento Cultura FIAF.
- 6) La partecipazione ai Concorsi che presentano la sezione al tema dell’anno.
- 7) La produzione del Catalogo in formato pdf e la sua condivisione su Agorà Di Cult.
“L’effimero e l’eterno” è stata la quarta edizione dei LAB Di Cult FIAF ( dopo: Il silenzio – Capolinea – La Famiglia in Italia) e il suo percorso segna delle evoluzioni molto importanti:
- La crescita personale davvero importante dei Coordinatori dei Laboratori, con:
- L’elaborazione del concept tematico condotta su Agorà Di Cult dai Coordinatori dei Laboratori.
- La realizzazione della propria opera anche da parte dei Coordinatori dei Laboratori.
- La crescita dei Tutor operanti nei Laboratori, che si dimostrano una figura fondamentale per la persona che lo interpreta e per il Laboratorio stesso.
- La crescita artistica dei fotografi che hanno partecipato alle diverse edizioni dei LAB Di Cult FIAF.
- La collaborazione con il Dipartimento Didattica FIAF in Toscana con il contributo nell’elaborazione del concept. e nel Tutoraggio.
- La condivisione del tema da parte del DIAF che ha allargato il genere d’opera anche all’audiovisivo.
- L’aumento del numero dei Laboratori, da 18 (della Famiglia in Italia) a 26.
- L’aumento delle Regioni presenti, che da 7 (da nord a sud: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Liguria, Marche, Umbria) sono diventate 8 con l’ingresso della Regione Campania.
Tutto questo è stato possibile solo perché le varie componenti della FIAF (Circoli fotografici, Soci singoli, Dipartimenti), spinte dal sentimento d’appartenenza alla stessa federazione, hanno iniziato a guardare dal locale verso la dimensione nazionale della FIAF. Ritengo che i punti che hanno incoraggiato questa crescita siano i seguenti:
- La libertà di gestire il Laboratorio secondo le esigenze e mentalità locali, pur rispettando il Regolamento.
- La prospettiva che il lavoro locale trovi visibilità nelle manifestazioni nazionali e nel WEB (processo di glocalizzazione).
- L’arricchimento umano e culturale che nasce dalla conoscenza tra i Laboratori, numerose sono le nuove conoscenze e amicizie nate in questi anni.
- La maturazione dei Coordinatori che oggi sono figure che hanno raggiunto una maturità espressiva e organizzativa prima inesistente.
- L’avvio al Tutoraggio di nuovi fotografi all’interno del singolo laboratorio, che si rivela un fondamentale inizio di percorso e allargamento della condivisione nel coordinamento del laboratorio.
- Con queste qualità il LAB Di Cult FIAF è diventato, per i giovani e non solo, un modo interessante per entrare nel mondo FIAF.
Ognuno di questi punti può essere materia di approfondimento e non mancheranno i momenti d’incontro che permetteranno di farlo pubblicamente; vi invito a iniziare qua su Agorà Di Cult ad esporre il vostro parere postando commenti.
Vi informo che ci sarà un incontro importante a FOTO CONFRONTI al CIFA di Bibbiena 21 e 22/09:
- sabato 21/09 alle 11:00 incontro tra i coordinatori e partecipanti ai Laboratori per condividere le proprie esperienze.
- Nel Concorso a Lettura di portfolio, parte di Portfolio Italia, ci sarà la sezione tematica “L’effimero e l’eterno”, anche questa è una ricca ragione per partecipare.
Auguro a tutti i LAB Di Cult FIAF di trarre dalle mostre e dai concorsi le migliori soddisfazioni.
Un cordialissimo saluto
Silvano Bicocchi
Direttore del Dipartimento Cultura FIAF
Regolamento dei LAB Di Cult_03 (pdf scaricabile del Regolamento dei Lab Di Cult)
Mostra a FacePhotoNews
di Sassoferrato (AN)
Se i progetti proiettati a Sestri Levante (pervenuti tramite Barbara Armani!) ha fatto vedere una miriade di declinazioni del tema, sono veramente curioso di vedere l’altra metà dell’Effimero e dell’Eterno.
Inoltre oserei sottolineare la goliardia che accompagna (e che deve accompagnare!) le manifestazioni in cui queste immagini danno vita, dopo essere state “macerate” a lungo da ogni autore. Segno dell’impegno profuso, fatto con assoluta serietà, competenza, espressività, fatica, deve avere comunque la componente principale del divertimento!
Perché il fotografare, principalmente, ci deve divertire!
E noi, lo dimostriamo sempre. Siamo contenti di far parte del gruppo dei laboratori DiCult, che ci danno tanto in questo continuo interscambio.
Andiamo avanti così.
Danilo, Gruppo Fotografico Grandangolo di Carpi.
“La goliardia” è una venatura di follia che il Grandangolo d Carpi ha insinuato nelle attività del Di Cult. Debbo dire che in un clima d’esercizio della Cultura, questo è un elemento che può umanizzare i rapporti che se lasciati nelle sfere alte, della visone e della parola, si raffreddano e fanno cristallizzare ruoli delle persone. Invece lo scherzo di buon gusto, il divertimento senza pretese, come il cantare e suonare fatto a Sassoferrato, ridimensiona tutto a un livello più caldo: un’amichevole rapporto umano dove l’espressione diventa confidenza e rivelazione senza maestri. “Confesso” abbiamo trascorso dei momenti molto piacevoli e divertenti, riderci un po’ addosso fa bene!
A costo di ripetermi e diventare monotono voglio innanzitutto dire che l’esperienza dei laboratori è una grande occasione di crescita per tutti, per i tutorati ma anche per i tutor e non posso che ringraziare ancora la FIAF per avermi concesso questa opportunità.
Ciò che mi ha sorpreso è veder crescere anno dopo anno la partecipazione ai laboratori, vedere i singoli mettersi in gioco a dispetto della maggiore o minore esperienza fotografica, nel cercare di creare qualcosa, di modificare il proprio approccio alla fotografia, che da fine ultimo si trasforma in strumento comunicativo di un percorso interiore…mica roba da poco !
Se, basandomi sula mia personale esperienza di tutor, devo tracciare un percorso per il futuro, direi che la strada è quella di rendere sempre più centrale nei partecipanti lo spirito della partecipazione al “percorso laboratoriale”, che talvolta è rimasto “superato” dalla prospettiva che il proprio lavoro trovasse visibilità.
Un buon lavoro a tutti e ci vediamo a Bibbiena.
Mario hai messo in evidenza il risultato più importante di un Laboratorio: far vivere l’esperienza creativa nel realizzare un lavoro fotografico che nasce da una intuizione nel fotografo poi cresce e prende corpo in un’immagine o un portfolio.
L’esperienza del Tutoraggio è, come dici Tu, un’esperienza incredibile per il Tutor che si affianca (mai sostituisce) al fotografo e segue il suo sforzo creativo. Questo seguire l’espressione altrui, lo ritengo un punto di osservazione privilegiato dal quale capire tante cose anche sulla propria fotografia.
Hai proprio ragione anche nel vostro Laboratorio abbiamo visto nascere autori con una progressione in qualità tecnica e narrativa davvero potente. E’ una bellissima soddisfazione vedere questi risultati.
Ritengo che l’esperienza del laboratorio sia senz’altro uno strumento molto importante di confronto e quindi di crescita,
di arricchimento umano e culturale, un comprovato percorso di scoperta delle proprie potenzialità e delle proprie inclinazioni che conduce l’autore a raggiungere la consapevolezza delle proprie specifiche modalità espressive e la sua identità artistica, seppur gradatamente e talvolta non realizzando immediatamente buoni lavori alla prima esperienza.
Potrei definire il laboratorio una palestra dove ci si allena per capire. Il tema potrebbe essere il pretesto per fare insieme, aspetto fondamentale per verificare se quello che si vuole comunicare arriva a chi guarderà poi le proprie immagini.
Il fatto che fotografi che non si conoscono formino un gruppo capace di discutere serenamente e apertamente del lavoro di ognuno con sincerità (personalmente ho applicato la regola di divieto di critiche non costruttive), che si dia il proprio personale contributo in ambito del tutoraggio per far si che si arrivi alla migliore riuscita di ogni ogni lavoro in base alle personali possibilità, che vi sia un clima cordiale di amicizia senza maestri ma tutti siano posti sullo stesso piano, sia autori esperti che principianti, che si impari ad illustrare anche verbalmente il proprio lavoro senza paura di sterili critiche perché si comprende che il gruppo è un punto di forza, che si conoscano altre realtà ed altri modi di approcciarsi alla fotografia fuori dai propri confini regionali, che ci si cimenti per la prima volta ad un portfolio imparando a costruirlo, che si abbia la possibilità di esporre quando non si è mai avuto il coraggio di farlo prima, che si abbia l’occasione di una visibilità nazionale, che si stringano amicizie durature nel tempo, penso siano tutti aspetti molto preziosi … da non svendere.
Un Laboratorio Di Cult nelle Marche, per la lunga e importante storia fotografica regionale, è come un ramo giovane innescato in una pianta secolare.
Quando si ha in eredità una storia importante, per i nuovi autori ci sono molti ostacoli, perché è sempre presente nell’immaginario collettivo l’ombra di fotografi famosi, dallo stile talmente forte e diffuso da diventare per voi “La fotografia”.
Con questa cappa culturale, immagino che ogni nuovo autore senta un complesso di inadeguatezza. E’ stato fatto molto per ridimensionare l’effetto negativo di questo mito, attraverso il vostro studio della Storia della fotografia marchigiana che ha dato un’umanizzazione al mito.
Il Laboratorio è uno spazio neutro anche nella storia territoriale, ha in se l’ammissione di essere un umile tentativo di fare, si presenta spoglio dalla necessità del confronto storico, e non rivendica nessun primato. Con questi presupposti siete nelle migliore condizioni per vivere una libera espressione artistica.
Questo è solo il mio punto di osservazione, del laboratorio da Te coordinato. Nelle vostre opere ci sono le radici della tradizione e i semi di quel che di nuovo sta nascendo con voi nelle Marche.
Nelle vostre opere sento presente una particolare urgenza di verità sulle vicende della vita, e un’immaginazione che sa organizzare messaggi complessi con un’eleganza tutta vostra. Che bello vedere tanta energia nuova… i vostri maestri, che erano uomini sensibili (ne ho conosciuto qualcuno), ne sarebbero orgogliosi!
L’esperienza dei laboratori è molte cose insieme. È innanzitutto un’occasione di crescita personale perché permette a ciascuno di indagare dentro di sé, fra le proprie intime esigenze. È un arricchimento fotografico diretto che ci viene dal nostro metterci in gioco senza veli, e anche indotto dal confronto collettivo e dal tutoraggio. È un momento di aggregazione sociale, che nella nostra società rappresenta un antidoto di fondamentale importanza contro l’individualismo (anche fotografico). Nel mettere su un gruppo si assapora anche l’idea della sfida, del gioco, del relax mentale… e tutto ciò non guasta mai.
Non potremo essere a Bibbiena ma ci rifaremo la prossima volta. L’importante è aver avviato questa condivisione, tra di noi e con voi, e di questo vi ringraziamo.
Francesca e il _lab indipendente_ di Napoli
LAB Di Cult 070 FIAF
Francesca hai messo in evidenza le ragioni immediate che rendono il Laboratorio un’esperienza che può interessare tanti appassionati fotografi che scattano a ruota libera e da soli. Ce ne sono tanti e non solo a Napoli!
Certo nel contesto della tua città, questa opportunità di praticare la fotografia insieme ad altri coordinati da dei Tutor come Te e Anna Serrato, può essere un’esperienza che lascia il segno.
Ho letto tante opere interessanti alla Lettura di Portfolio del Congresso Nazionale che possono essere migliorate, e soprattutto si possono far crescere le capacità creative e di lavoro dei fotografi. Noi abbiamo bisogno di dilatare il nostro immaginario con le vostre immagini e Voi avete bisogno di esserci, in quest’onda creativa che apre nuovi scenari. Penso che il vostro è un percorso appena iniziato che può avere dei bellissimi sviluppi.
‘Il giro di boa’ rappresenta, a mio avviso, un momento fondamentale per il percorso dei laboratori. Quello in cui le opere vengono esposte e vengono presentate sul territorio dove si sono svolti i laboratori e nei vari Festival nazionali. Ogni fase ha i suoi momenti interessanti: la condivisione delle elaborazioni dei concept, lo sviluppo dei progetti, il tutoraggio collettivo, la scelta finale dei lavori ed infine le mostre. Condivido appieno il pensiero di Mario: la crescita collettiva e dare spazio ad ogni autore per arricchire tutti gli altri, mettendo a disposizione la propria conoscenza. In questi 4 anni abbiamo visto molti autori ‘uscire dal proprio guscio’ ed iniziare a frequentare tavoli di lettura o face to face con i lavori ‘prodotti’ durante i laboratori e questo rappresenta un ulteriore sviluppo, consapevolezza personale e voglia di condivisione. Ringrazio ancora Silvano che a suo tempo mi ha dato fiducia in una ‘impresa’ che non pensavo possibile ma che, grazie anche all’aiuto degli altri coordinatori e dei miei collaboratori Alessio Brondi e Paolo Bini, si è rivelata non solo fattibile ma anche arricchita di anno in anno di contenuti apportati in ogni fase delle attività del laboratorio.
Silvia con il vostro Laboratorio abbiamo anche spinto insieme sull’acceleratore dell’innovazione e la sperimentazione del momento dell’Inaugurazione della mostra a Livorno; per riuscire a interessare un po’ della società civile, perché non deve essere che solo i fotografi siano presenti questi momenti così densi di contenuti. Abbiamo toccato con mano il livello di difficoltà di questo progetto; abbiamo capito che la crescita culturale chiedo tempo e tanto impegno. Le soddisfazioni per nostri passi in avanti ci hanno sostenuto e ci incoraggiano a condurre con determinazione questo percorso virtuoso.
La mia prima esperienza in qualità di tutor è stata più che positiva, una crescita comune con i soci del mio circolo La Torre e del club Apuano.
Importante è stata la fase iniziale con proposte di idee, confronti, consigli, il tutto in un clima sereno, amichevole e di grande collaborazione, nonostante la preoccupazione di riuscire a realizzare il tema proposto.
Per alcuni , alla prima esperienza, è stata una sfida e una grande soddisfazione vedere il progetto realizzato.
Credo che i laboratori ci abbiano fatto capire quanto sia importante lavorare insieme, l’aggregazione, lo scambio, l’arricchimento che ognuno porta con la propria esperienza e questa è la linea che cerchiamo di seguire al nostro circolo, rendendo tutti i soci partecipi a qualunque iniziativa , sostenendo chi ha meno esperienza.
Sassoferrato ci ha accolti in una grande e meravigliosa partecipazione collettiva e per questo ringrazio Fiaf e Silvano per l’importante opportunità .
Ci vediamo a Bibbiena, un saluto.
Alma hai toccato un aspetto culturale molto importante che è quello di affrontare la difficoltà per realizzare un’opera, quando nel pensiero dominante si fotografa per piacere. Le macchine digitali hanno calcato molto su questo minimo sforzo per ottenere una foto tecnicamente corretta e in questo modo hanno inculcato in noi una mentalità della rapidità nel fare e sopratutto che è la macchina che fa (ecco che si alimenta l’infinita ricerca della macchina sempre migliore di quella che si ha). Il Laboratorio fa prendere coscienza che la foto la fa il fotografo che governa la macchina, e senza studio non si fa nulla di significativo nell’unire la forma e il contenuto. Lo sforzo richiesto è quello della crescita delle proprie capacità creative e artigiane, quindi tutto il vantaggio va al fotografo che lavora seriamente. L’operare insieme fa alzare il livello di tutti, perché c’è sempre chi è migliore di me nel Laboratorio, e ci sono laboratori più bravi del mio. Lo diciamo sempre ognuno di noi è in un proprio percorso, ma anche il Laboratorio, se si ripeterà nel tempo, darà vita a un percorso che non può essere che di vera crescita collettiva.
Rispondo con piacere alla richiesta del Direttore Silvano.
Fredde cifre per informare che il nostro laboratorio ha avuto una adesione oltre le aspettative viste le precedenti esperienze, sono state più di trenta le persone che si sono iscritte, provenienti da quattro circoli diversi della provincia di Ferrara.
Attratti sicuramente dal tema che da subito è stato capace di stimolare la loro fantasia e il loro intelletto, come emerso dai primi incontri collettivi, ma anche nella chat creata appositamente.
Un fiume di parole è stato versato nei primi mesi, ma poi si è arrivati per tanti al prevedibile dualismo tra l’ipotesi teorica di rendere tangibile il tema e la realtà pratica di dover produrne delle fotografie. Si è avuto la riconferma che quelli più prodighi di parole hanno poi trovato gli ostacoli più arcigni nel loro percorso compositivo tramite immagini. Altra difficoltà iniziale è stata il vincolo prettamente fisico di dover comporre un puzzle, con una o più immagini, per riempire il proprio pannello. La scelta d’ingabbiare le immagini all’interno di un rettangolo in forex si è resa obbligata per necessità espositive.
Nei ventiquattro lavori poi esposti, che hanno rappresentato diverse tematiche, ho trovato che in più di una decina è ci sono fotografia con la presenza d’acqua: dello stagno, di fontana, della valle, del fiume e del mare. Anche se non sempre era il soggetto principale ma è presente, forse è dovuto alle caratteristiche del nostro territorio affiorante tra acqua e cielo, potrebbe essere anche il riferimento al suo stato “liquido” (tanto di moda) che può rappresentare sia l’Effimero che l’Eterno.
Maurizio, abbiamo condiviso nel piacevolissimo pomeriggio di Tutoraggio finale, al quale mi avete invitato a partecipare, l’appassionata “febbre creativa” presente nel vostro Laboratorio. Come sempre il passare dal tema dato, al tema personale, attraversa lo spazio più intimo del fotografo. Sono emersi dai tanti orientamenti, argomenti sentiti nel quotidiano con particolare intensità. In tal modo, realizzando le opere, gli autori hanno avuto modo di approfondirli e condividerli. Questo è stato l’aspetto che più mi ha colpito nel pomeriggio ferrarese: il vedere che quel che prima era un pensiero latente era diventato conoscenza diretta, riflessione fantastica, espressione sofferta di realtà dolorose. Davvero una grande varietà di argomenti dai quali traspariva l’energia artistica che a Ferrara è nell’aria.
Purtroppo mi dovrò ripetere o ripetere quanto scritto dagli altri amici. Partecipare all’esperienza dei laboratori è stata, è, una esperienza unica.Formativa sotto ogni punto di vista, momenti di crescita non solo fotografica. Inoltre, quando ci si ritrova assieme a chiacchierare delle singole esperienze, a vedere i lavori prodotti è eccezionale. Grazie Silvano, grazie FIAF e grazie a tutti quelli che partecipano a questa esperienza.
Massimo, ripetersi sembrerebbe una condizione debole, ma quando si conferma il valore dell’esperienza del Laboratorio è importante, perché sappiamo di essere un’esperienza giovane che ha bisogno di consolidarsi, di trovare continuamente nuove ragioni da portare per proseguire il cammino intrapreso. L’esperienza del Laboratorio non è strutturale, nel senso associativo, è culturale. Oggi viene ripetuto da chi ha cominciato e si allarga ad altri, vien ripetuto per condurre percorsi di crescita in un ambiente artistico che favorisce, incoraggia e valorizza i tentativi degli esordienti e dei più esperti. Tu lo sai, quanto bene fa realizzare un lavoro che esce dal profondo. Anche per gli altri è la stessa cosa. Fa bene capire come il proprio linguaggio può sgorgare attraverso le immagini fotografiche.
L’esperienza dei laboratori e del tutoraggio è a mio avviso un grande motore di crescita, con il laboratorio si da modo a tutti gli appassionati di crescere attraverso il confronto costruttivo.
Per il primo anno con il nostro laboratorio abbiamo provato ad uscire dallo schema del singolo lavoro personale, ma abbiamo affrontato una tematica unica in modo da poter creare un lavoro coordinato, il risultato ottenuto è stato più che positivo, nelle due esposizioni fatte il pubblico ci ha decretato un buon successo, questa soluzione potrebbe essere un’altra possibilità di lavorare a livello tematico del laboratorio. Sicuramente per il Tutor è più faticoso !
Non potrò essere a Bibbiena ma vi aspetto tutti quanti a Colorno, dove potremo vedere appesi quasi la totalità dei lavori fatti.
Gigi, Colorno ha un’attrattiva davvero forte, anche chi guarda il festival da lontano! Gli spazi della Reggia, più tutti quelli che hai saputo trovare nel borgo, danno davvero la possibilità di vedere nella quasi totalità le opere dei LAB Di Cult FIAF. Ci saranno opere in cornice e in pannello. Il pannello, che è tanto popolare, a me piace perché consente la presentazione rapida ed economica delle opere; mi fa ricordare i ciclostilati che si facevano negli anni ’70 in tutte le attività collettive. Nel guardare un pannello occorre puntare al contenuto, e anche questo, ai nostri tempi così luccicanti, è un esercizio importante.
Il vostro laboratorio è stato gestito con una novità assoluta, avendo incaricato una Curatrice a elaborare un concept polarizzato sul Vittoriale di G. D’Annunzio. Abbiamo già visto e letto collettivamente la bellissima mostra che si presenta di forte impatto culturale ed emozionale. Sapersi innovare paga…
Credo che l’ideazione e lo sviluppo dei Laboratori sia stata una svolta determinante per il Di Cult.
Ha permessso a noi fotoamamtori di cimentarci tutti ad un unico tema, piuttosto che tanti temi personali.
Ha permesso ai circoli di relazionarsi tra loro “parlando la stessa lingua”, anzichè ognuno la propria.
Ha permesso l’apertura spontanea dei laboratori a chiunque volesse entrare a farne parte.
Ha permesso di creare nuove relazioni, amicizie e partecipazione, creando contesti sempre nuovi e diversi.
Ha permesso, soprattutto, di creare nuove idee.
Tutto questo sviluppa un’energia nuova e fertile per una crescita personale e artistica; aumenta “la voglia di farne parte” e di esserne coinvolti a prescindere dalle capacità tecniche e autoriali. Questo è il dato più importante.
Ed ora?
Posso solo esprimere il mio parere personale: ora “si va avanti” (per citare il motto di questo percorso collettivo).
Ognuno nella massima libertà espressiva (autore/laboratorio), come deve essere, lontano da schemi costituiti e predeterminati; per evidenziare quella ricchezza che è la risorsa personale di ognuno, che diventa ricchezza collettiva nell’essere condivisa in un gruppo.
Auspico quindi che questa esperienza possa proseguire; mi piace pensare che, dopo aver messo in relazione gli autori all’interno di un circolo, dopo aver messo in relazione i circoli tra loro, dopo aver messo in relazione i laboratori tra loro, quest’ultimo passaggio possa aumentare in quantità e qualità, in maniera libera e spontanea come è stato sinora.
Gabriele, quando scrivi sei chiaro e coinvolgente! Scompare in Te quel complesso d’inadeguatezza, comune a noi che viviamo in provincia, e prende immagine la figura che sta crescendo in Te. Per la sua forma, questo commento è un testo che ben rappresenta i Laboratori di oggi che possiamo definirli finalmente concreti: sono la realizzazione di un’idea condivisa.
Quando si raggiunge la concretizzazione di un’idea sembra che il percorso sia terminato… e a valte è così, dipende da cosa si è concretizzato.
Il Laboratorio LAB Di Cult FIAF è una modalità di condividere l’esperienza creativa della fotografia, completata dal Tutoraggio e dalla Lettura.
E’ quindi un’attività strutturalmente completa, se pensiamo che alla fotografia come linguaggio espressivo.
Raggiunto il Laboratorio è come aver comprato la bicicletta, ora bisogna pedalare perché è quello il piacere!
Dobbiamo crescere, alimentarci di fotografia e Arte a tutti i livelli, per “coltivare” le potenzialità dei fotografi che praticano questa esperienza.
Come viandanti “il fine del viaggio è viaggiare”, ogni passo alimenta la nostra esistenza el nostra passione.
Lo scenario nazionale è così grande che c’è spazio per un sano protagonismo di tutti coloro che vogliono “giocare” insieme a noi del Di Cult.
Siamo solo ai primi passi di un’esperienza importante.
Arrivo in ritardo. Ho letto quanto scritto ed esprimo la mia esperienza. Partecipare al laboratorio è molto formativo, ti illumina, ti aggrega, ti apre la mente. La progettualità e la consapevolezza del proprio essere tramite il proprio vissuto, si concretizza con il proprio progetto fotografico. In prima battuta il Concept, che mette ordine all’idea che scaturisce da piccole scintille, personali ed uniche, che ognuno di moi realizza con le proprie foto. Sono già quattro anni che svolgo l’attività di coordinatore all’interno dei laboratori. Ho vissuto la nascita di ogni progetto e posso dire che la soddisfazione più bella è stata quella di riconoscere i partecipanti come autori. La propria Aura è venuta fuori. Gli incontri collettivi si sono concretizzati in espressione artistica personale. Fondamentale è vivere il laboratorio, incontro per incontro, come ha ben spiegato Mario Filabozzi. Cosa altro aggiungere?
Aggiungerei un grazie a tutti quelli che hanno avuto fiducia in me. Con la speranza che la parte positiva di me, possa essere stata assorbita in modo da migliorare la potenzialità e personalità di ognuno dei partecipanti. Grazie
I laboratori sono certamente un grande volano per tutti. Uniti da un unico tema attraverso il percorso di condivisione e scambio si possono raggiungere traguardi sia personali che collettivi gratificanti. Si costruiscono relazioni più solide nei gruppi e si acquista consapevolezza personale di fronte ai risultati ottenuti, in un crescendo di entusiasmo.
Grazie al Direttore Silvano Bicocchi per l’impegno profuso, gli stimoli offerti e la lungimiranza. Grazie a tutti i “laboratori” perché è la coralità che ha generato il risultato vincente. A presto
Orietta Bay
Orietta, la Liguria è una Regione dalla grande tradizione fotografica, e quindi dalle grandi potenzialità e parimenti difficoltà.
Noto che tutte le Regioni che hanno una lunga storia della pratica fotografica, hanno mentalità più rigide e una stanchezza che in certi casi diventa incapacità di creare il futuro.
Quindi uno scenario difficile e insieme molto interessante.
I Laboratori con la loro naturale apertura a tutti i Soci e Associazioni può stimolare a trovare le giuste vie per proseguire il già lungo percorso compiuto orientandolo verso nuove mete. I mutamenti culturali non si impongono, essi possono solo nascere dai fotografi, perché ogni fenomeno collettivo diventa tale perché gode della determinazione individuale nel perseguire determinati obiettivi.
Noto che in particolare i liguri sono dei viaggiatori instancabili, questa è una bella risorsa interiore perché il viaggiatore è innamorato della scoperta dell’ignoto. Il Laboratorio sembra una storia domestica, ma nel condurla potrebbero cadere stereotipi e accendersi visioni sorprendenti.
Paolo, la tua forza sta nella sincera necessità di condividere l’esperienza creativa. Quando si sente l’autenticità dei messaggi, le idee si trasmettono con una penetrazione profonda.
Tutto questo si vede nella crescita delle persone dei Laboratori che hai coordinato insieme a Mario.
Vedo nuovi autori che crescono rapidamente perché siete riusciti a far esprimere il loro immaginario creativo.
Sono colpito anche nel vostro Laboratorio l’evidenziarsi di sentire territoriale di grande originalità.
Penso ci siano tutti gli elementi per cogliere bei frutti dal vostro giardino!
L’esperienza del tutoraggio è stata sicuramente molto formativa e un impegnativo banco di prova per valutare le proprie capacità didattiche e organizzative. La diffusione del “lavoro a portfolio” è diventata quasi una missione per me, che vivo in una regione, il Piemonte, che storicamente si è sempre mossa con difficoltà e diffidenza in questa direzione.Ma devo dire, con grande soddisfazione, i risultati si stanno iniziando a vedere,grazie anche all’azione del Gruppo di lavoro del Piemonte, a partire dalle adesioni al laboratorio “L’effimero e l’eterno”che quest’anno sono arrivate a circa 40; dalle adesioni alle letture portfolio sparse per la regione e in particolare a quelle che ci saranno in occasione della manifestazione Portfolio sul Po dal 4 al 6 ottobre, dalla partecipazione a mostre sull’effimero e l’eterno sempre in tale occasione e in seguito durante il Convegno Regionale piemontese e presso la Galleria FIAF nei primi mesi del 2020, dalla richiesta di serate a tema di cultura fotografica e sulla costruzione di un portfolio fotografico, presso i circoli piemontesi.
Manca ancora l’uscita dal territorio regionale, ma è una situazione che si va evolvendo.
Tutto questo è stato possibile grazie agli incoraggiamenti e all’impegno costante di Silvano, che ha infuso in tutti noi quello spirito collaborativo così necessario.
Un caro saluto a tutti i compagni di avventura!
Massimo, la tua Regione ha la sua storia e ora ha intrapreso un percorso di risveglio della passione fotografica governata dal “Gruppo di lavoro del Piemonte” che ha messo in campo, con grande determinazione, ogni risorsa culturale e organizzativa FIAF. Sono certo che non mancheranno i buoni risultati.
Anche per voi vale quel che ho scritto per la Liguria.
Giustamente il rompere l’isolamento territoriale sarà una grande leva per il mutamento della mentalità che motiva la pratica fotografica.
I festival oggi sono il modo più diretto per iniziare, attraverso la partecipazione di autori di altre regioni.
I Laboratori sono l’ambiente naturale che può dare un buon contributo all’avvio di questo nuovo percorso.
La mia prima esperienza di co-tutor, sotto l’attenta direzione di Marco Fantechi, mi ha fatto respirare un’aria molto stimolante. Incontrare tanti circoli è stato un confronto ricco di contenuti, di dubbi e anche di quelle riflessioni collettive che aiutano a superarli.
Lo spirito stesso dei laboratori è differente dal “solito” spirito con cui affrontiamo la fotografia. Intanto si tratta di rispondere ad uno stimolo (il tema comune) esterno che ci spinge quindi a confrontarci con un altro-da-sé che ci misura: nel fotografare, troppo spesso ci adagiamo nella nostra zona di comfort sia per gli aspetti tecnici (le nostre abitudini rispetto alla macchina) sia per quelli tematico-culturali (le nostre abitudini mentali). Il “tema dato” è una sfida di grande interesse proprio perché dovrebbe spingerci ad una riflessione più profonda, una ricerca di “idee” che non sempre abbiamo immediate, nel nostro quotidiano. L’effimero e l’eterno, con la complessità che mette in campo, ci ha costretto ad uno sforzo necessario, quello di pensare e ricercare prima di scattare.
Gli incontri nei circoli, dicevo sopra, sono stati una parte fondamentale di questo percorso: guardare il primo smarrimento di tanti di noi di fronte a questo tema così complesso è stato la chiave di volta per organizzare il tutoraggio. Si trattava, cioè, di semplificare senza banalizzare, di sciogliere le difficoltà e superare l’impasse.
L’esperienza dei laboratori è ormai avviata con sicurezza, sarà interessante proseguirli nel tempo sfruttando nel migliore dei modi la possibilità di muoversi sul tema come se si fosse un collettivo (diffuso sul territorio, per sua stessa natura), un insieme di persone in caccia della proprio sensibilità e della capacità di tradurla in immagini senza l’assillo del risultato.
Il laboratorio è con tutti e per tutti, non fa classifiche e non determina vinti né vincitori. Un modo di ritrovarsi tutti intorno ad uno stesso “tavolo”.
Antonio, tu inizi a praticare il tutoraggio nei tempi giusti, dopo tanti bei momenti condivisi nel Di Cult, dove ho capito che ami la profondità e sai che non è scontato raggiungerla.
Il tuo bagaglio culturale potrà essere una bella risorsa per Te e per gli altri che seguirai. La parola consapevole che possiedi è un prezioso strumento nel comunicare in un ambiente creativo come il Laboratorio.
Come sempre l’atteggiamento più prezioso che dobbiamo conservare è la necessità interiore di vivere queste esperienze, perché ogni progetto è un nuovo percorso che ci sorprende e ci fa maturare come fotografi e che come persone.