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BRUTALISMO a Milano, di Elvira Pavesi e Fabio Natta – a cura di Carlo Cavicchio

 
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Laboratorio fotografico del CFM – n.1

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BRUTALISMO a Milano

 di Elvira Pavesi e Fabio Natta

 
Il lavoro di Elvira Pavesi e di Fabio Natta trae spunto da un pensiero elaborato e discusso durante gli incontri del gruppo di studio “ Laboratorio fotografico” del CFM nel 2019.
È il primo di una serie di progetti che vorremmo presentare qui su Agorà Di Cult, frutto delle attività svolte dai partecipanti all’iniziativa.
Questo laboratorio intende sostenere e accompagnare i progetti fotografici dei soci che si iscrivono (circa venti ogni anno), attraverso un intenso lavoro collettivo di verifica degli obiettivi e delle inerenti strutture formali e concettuali. Gli incontri sono una volta alla settimana da novembre a giugno e… siamo giunti al terzo anno.
I due fotografi si sono impegnati nello spirito che cerchiamo di trasmettere. Il lavoro è frutto di una ricerca approfondita e di numerose uscite fotografiche … insomma non è un lavoro risolto senza “pensiero” e in un paio d’ore di fotografia sul campo.
Il percorso di Elvira e Fabio, inoltre, è ancora lontano dall’essere concluso, i due autori stanno sviluppando nuove e originali tematiche.
Carlo Cavicchio – Paolo Del Vecchio – Giuseppe Vitale
 

 
Il termine BRUTALISMO nasce in Inghilterra nel 1954 e deriva da “Beton Brut” di Le Corbusier. E’ un’architettura caratterizzata da un utilizzo importante del cemento che mette in evidenza la potenza della struttura rivelando la sua crudezza e lasciando esprimere la forza nuda. Il calcestruzzo però non è l’unico materiale utilizzato dal BRUTALISMO ma viene anche accostato all’utilizzo di mattoni, acciaio e vetro per dare agli edifici lo stesso carattere crudo e privo di orpelli del cemento.
 

Questa corrente architettonica nasce nell’immediato dopoguerra in quanto la situazione socio-economica dell’epoca imponeva la necessità da parte delle città europee di costruire nuovi edifici, visto il gran numero di quelli danneggiati o completamente distrutti dai bombardamenti. Il BRUTALISMO ha risposto con la sua architettura ripetitiva, grezza e poco costosa a questo bisogno, ricevendo grandi consensi da parte della società, soprattutto dai partiti di sinistra sostenuti da socialismo e comunismo.

 

 
Nata in Inghilterra e poi sviluppatasi in tutto il resto dell’Europa, ha trovato maggiore consenso, per i motivi appena citati, nell’Europa dell’est in generale e nell’Urss in particolare.
Il nostro progetto ha le sue origini nel gennaio 2019, quando frequentando un corso di fotografia siamo venuti a conoscenza di questa corrente architettonica fino a quel momento a noi sconosciuta. E’ nata così l’idea di sviluppare questo tema e trasformarlo in un progetto fotografico, cercando di rappresentare la nostra visione di BRUTALISMO e farne un lavoro da poter esporre.
 

 
Siamo partiti raccogliendo qualche fotografia che rispondesse al tema del BRUTALISMO, ricercandole tra quelle già presenti, in modo del tutto inconsapevole, nei nostri archivi personali.
Conseguentemente abbiamo iniziato un lavoro di ricerca su tutto ciò che poteva riguardare il BRUTALISMO, dedicandoci alla lettura di documenti trovati sul web, sia sull’architettura che sulla fotografia. Gli spunti e le informazioni che abbiamo raccolto ci hanno fatto capire in che direzione doveva orientarsi la nostra ricerca, con anche lo scopo di dare un taglio fotografico e non semplicemente documentaristico al nostro progetto.
Abbiamo quindi deciso di parlarvi del BRUTALISMO, selezionando fotografie che meglio possono esprimere questo concetto di architettura dalle forme decise e dai materiali pesanti.
 

Le nostre fotografie vogliono esprimere l’idea di bello architettonico che non si rifà unicamente all’estetica dei materiali, ma anche alla forza delle forme. È la povertà e l’essenzialità delle forme di questi edifici che ha attirato la nostra attenzione, nonostante queste strutture siano spesso imponenti, il loro aspetto “massiccio” e la materia di cui sono composti è spesso l’elemento più evidente di queste costruzioni. Altra curiosità è l’aspetto spettrale ed opprimente che il colore naturale del cemento rimanda all’osservatore. Apparentemente tutto ciò potrebbe risultare non interessante, ma a noi ha invece generato curiosità e stimolato la voglia di cercare qualcos’altro oltre la “facciata”. Questa architettura è tutt’oggi abbastanza diffusa e non è relegata al solo ambito abitativo. Ci sono impianti sportivi, luoghi di culto aree industriali, commerciali, di transito ed altre situazioni in cui questo tipo di architettura ancora oggi viene utilizzata ed ha ancora un impatto sulla scena mondiale del design contemporaneo.

Elvira Pavesi e Fabio Natta

Coordinatore della pubblicazi0ne
Carlo Cavicchio
Tutor Fotografico FIAF

 

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8 commenti

  1. Mi congratulo per come è stata scelta l’idea. Mostrare un architettura esclusivamente forte e potente,ma monotona e triste.
    I fotografi lo interpretano con creatività e fantasia, trasformandolo in un edilizia gradevole. Complimenti al Tutor ed agli Autori.

    1. Grazie. Si, abbiamo fatto in modo di dare un taglio “drammatico” alle nostre foto, perchè ci è sembrato il modo migliore per interpretare e rappresentare questa architetture. Speriamo di esserci riusciti.

  2. Il BRUTALISMO non lo conoscevo. Credo che non esiste termine migliore per descrivere queste tipologie di costruzione, però con le tecnologie moderne credo che si possa fare meglio ed artisticamente piacevole.

    1. Anche per noi è stata una scoperta. Devo dire che ci ha incuriosito immediatamente e abbiamo subito trovato spunti fotografici molto interessanti. Grazie per l’attenzione.

  3. Mi piace molto il brutalismo, adoro la Torre Velasca e le opere BBPR! Quindi davvero complimenti anche per il soggetto, oltre che per le foto.
    Volevo sapere: potete per favore indicare quali sono gli edifici e le strutture fotografate? Per alcune ho difficoltà a capire di cosa si tratti e dove si trovino.
    Grazie mille
    Ale

  4. Lavoro interessante e ben realizzato.
    Unico appunto di tipo storico architettonico: mi pare si intenda il soggetto in senso eccessivamente lato, rischiando di fare un po’ di confusione.
    Alcune immagini non rappresentano opere brutaliste propriamente dette (generalmente edificate tra gli anni 50 e 70), ma edifici più recenti in cui compaiono porzioni strutturali con cemento a vista.

  5. Matteo ha ragione a datare il Brutalismo nel periodo 1950 – 1970.
    Però anche nei decenni successivi ci sono stati richiami di vario tipo che si rifanno alle opere originarie anche se di minor pregio architettonico.
    Inoltre è di gran moda da quasi un decennio e il concetto viene declinato in vari ambiti:
    https://www.elledecor.com/it/architettura/a26107449/brutalismo-architettura-design/
    sino a d arrivare al Lego brutalista:
    http://adamchristopherdesign.co.uk/20-cracking-concrete-creations/

  6. E’ interessante la riflessione fotografica condotta da Elvira Pavesi e Fabio Natta, perché dimostra quanti aspetti della storia recente sono ancora da approfondire, e ora che sappiamo chiamare per nome questa architettura la sappiamo anche vedere nel suo significato storico.
    Il periodo degli anni 1950 e 1970 è uno dei più ideologici della nostra storia, e le scelte venivano compiute polarizzate da quelle ideologie austere.
    Dal punto di vista della riflessione visiva, gli autori si sono spinti a interpretare i caratteri di questa progettazione che si compiaceva in questo stile strutturalista crudo, che trasmetteva tutta la potenza di un apparato generatore che dava un volto a un modernismo radicale.
    Pensando poi agli anni 80′ dove tutto si è rovesciato, è una bella fortuna per noi vedere come gira il mondo con le sue spinte contrarie che si esprimono anche nell’architettura.
    Complimenti agli autori per l’interessante progetto che dimostrano come la fotografia sia un linguaggio versatile e formidabile da praticare verso qualsiasi tema.

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