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Una canzone per l’Umanità – di Lorella Aiosa

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Viviamo da tempo in un mondo dominato dal consumismo, dalle corse sfrenate al potere, dal possesso, dal riempimento e nutrimento dei nostri vuoti interiori attraverso le cose, dal profitto, veloce, immediato, dall’esaltazione di sé, alla fama e al successo, e dal volersi sentire sempre migliori degli altri.

Totalmente concentrati su una visione basata sull’esaltazione del nostro EGO, ci siamo dimenticati chi siamo veramente e da dove veniamo, abbiamo perso il contatto con la nostra vera natura umana,  i nostri bisogni , le nostre priorità di base, stiamo perdendo la capacità di guardarci intorno e di godere delle cose semplici, primordiali, il contatto diretto con la natura, con la terra, che come una madre ci accoglie sempre nel suo ventre, ci ascolta,  ci insegna a restare in ascolto, a donarsi , prendersi cura delle cose e degli esseri viventi , dare vita, trovare la vita e coltivarla in tutte le sue forme.

Questa è la storia di Epifanio detto “Fanino”, un uomo umile, semplice, di 76 anni, che vive in una viuzza di borgata a Bompietro, un piccolo paesino siciliano dell’entroterra siculo da dove provengo, in provincia di Palermo.

Fanino vive da solo da tanti anni in una struttura fatiscente, pochissime cose utili, qualche attrezzo per lavorare la terra, i suoi gatti, le sue tantissime cianfrusaglie accumulate negli angoli della casa, le sue erbe medicamentose di cui conosce tutte le antiche proprietà’, le sue sorgenti d’acqua, le sue piantine che chiama le mie bambine, le sue mani che parlano di lavoro e cura, il suo dialogo interiore con Dio, le teorie sull’Energia, gli occhi con le cataratte che vedono molto di più di ciò che noi vediamo pur vedendoci, riscrive per noi una canzone che dovremmo ascoltare in tanti: piedi per terra, testa sulle spalle, intorno a noi c’è la VITA e un MONDO MERAVIGLIOSO.

Lorella Aiosa

 

Una canzone per l’Umanità

 

 

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2 commenti

  1. La forza narrativa dell’immagine fotografica riesce a condurci dentro alla superficialità della quotidianità, attraverso la rappresentazione rivelatrice dei significati silenziosi che spesso per pregiudizio non riusciamo a vedere.
    E’ il caso di questo portfolio di Lorella Aiosa che indaga nella condizione di vita di Epifanio, conducendoci dalla rappresentazione dell’esteriorità delle cose, al porci a contatto con l’interiorità dell’animo buono e gentile di un uomo così particolare.

    La sedimentazione del tempo è rappresentato dalle cose conservate in un apparente caos che segna la sua età. Gli anni, oltre a incurvare il corpo, hanno cambiato il senso degli oggetti che, da funzionali alle attività della vita, oggi sono confortanti simulacri del passato.
    L’interiorità umanissima di Epifanio, l’autrice la rappresenta con il rapporto intimo che il soggetto intrattiene con il giardino, fatto di lavoro e del piacere nel godere dei suoi frutti. Infine il gesto del dono del fiore dischiude il suo mondo privato all’incontro dell’altro.

    L’ultima immagine è la saggia conclusione che Aiosa conferisce alla sua opera messaggera di messaggi morali. Questo incontro che ci ha narrato in tutte le evidenze possibili, ora che conosciamo Epifanio, con la metafora del suo congedarsi immergendosi nel suo mondo vegetale, viene riacceso il mistero della sua vicenda umana. Come dire che le apparenze sono solo il segno di mondi umani che non ci è mai dato di conoscere in ogni aspetto.
    Complimenti per essere riuscita a modulare le proprie intenzioni di rivelazione con quella della percezione del mistero.

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