Dai tavoli di portfolio

OL3_me – di Paolo Ravenni

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“Entro la metà di questo secolo ogni famiglia farà uso di un umanoide” – Elon Mask 2022

I robot umanoidi sono una realtà sempre più raffinata e vicina all’uomo, sviluppati per replicare i comportamenti umani, i costruttori si stanno spingendo al massimo dal punto di vista estetico, di movimento e della gestione dell’intelligenza artificiale tanto da far apparire la macchina quasi reale e senziente.

L’affermazione di Elon Mask e l’uso sempre più diffuso di strumenti di chatbot basati su
Intelligenza artificiale ad apprendimento automatico utilizzati nella generazione di immagini,
mi ha portato a sviluppare un lavoro fotografico paradossale dove OL3 , un’umanoide dalle mie sembianze, prenda la mia identità, acquisisca la mia esperienza e replicando i miei comportamenti prosegua la permanenza sulla terra.

Ho sviluppato il progetto “OL3_me” mettendo in rapporto l’immagine fotografica come dispositivo di visione del reale e l’immagine sintetica ottenuta tramite un programma basato su tecnologia d’intelligenza artificiale con l’immissione di un testo descrittivo e un’ immagine fotografica.
Lo scopo di tale confronto nasce dal timore che abbiamo nel credere che questi strumenti possono portare ad una dipendenza tecnologica tale da far perdere la percezione della realtà, la nostra identità ed il dono della creatività che ha accompagnato l’uomo fino ad oggi.

L’esperienza umana porta alla coscienza ed è diversa dalla conoscenza che l’uomo fa acquisire all’intelligenza artificiale attraverso sistemi di apprendimento e analisi di dati e immagini per reagire ad uno stimolo da far sembrare la macchina senziente.
Forse OL3 si sentirà solo e avrà paura di morire…

Paolo Ravenni

 

OL3_me

 

Opera vincitrice al 2°PhotoHappening – FIRENZE del 12 – 14/05/2023, con la seguente motivazione

“Accettando la sfida molto attuale all’intelligenza artificiale nella produzione delle immagini, ha creato un dispositivo comparativo di riflessione esteticamente complesso e fortemente evocativo.”

(Massimo Agus)

 

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