TOTEM e TABU’_Anteprima_14 – a cura di Giancarla Lorenzini
LAB Di Cult 176ED FIAF
Il LAB Di Cult 176ED FIAF è un laboratorio speciale: ED come education perché è formato da una classe scolastica:
Istituto: Istituto di Istruzione Superiore “Podesti Calzecchi Onesti” di Chiaravalle (AN)
Modulo: Corso Grafica e Comunicazione – 3°F
Tutor- docente: Giancarla Lrenzini
Insegnante: Prof.ssa Eugenia Giorgetti
Elenco partecipanti: Amato Leandro, Bartoli Gabriele, Borini Alessandro, Cantone Serena, Costanzi Christian, Cozma Roberto Mariam, Di Concetto Evgheniy, Izzo Alessandro, Lincetto Davide, Magistris Salvatore Samuele, Nicolini Sara, Petrini Michele, Pierro Alessandro, Sassanelli Elena, Schettino Francesco, Stimoli Federico, Tafciu Leon.
Il LAB Di Cult, rivolto generalmente ai fotografi adulti, questa volta è stato esteso ad un Istituto Scolastico per poter ascoltare, e poi “vedere” attraverso le immagini realizzate, il punto di vista dei più giovani sul tema “Totem e Tabù”.
Il LAB Di Cult 176ED FIAF è quindi un laboratorio sperimentale al quale hanno partecipato gli studenti del 3°F dell’Istituto di Istruzione Superiore “Podesti Calzecchi Onesti” di Chiaravalle (AN) con indirizzo Grafica e Comunicazione; ragazzi tra i 15 e i 17 anni.
In questa fascia di età i Totem sono veramente convincenti e pressanti: il successo, la ricchezza, l’estetica omologante, gli status symbol quindi il possedere, la tecnologia. I modelli proposti dai social ed in particolare dagli influencer, il cui confronto è continuo ed estenuante, impongono di essere forti e vincenti.
Come scrive Cristian nella presentazione del suo progetto “Nella società dei consumi l’avidità diventa una virtù e la ricerca della felicità si confonde con la ricerca del possesso. I beni materiali diventano gli indicatori del nostro successo, schiavi del consumo sacrifichiamo la nostra libertà per il dio guadagno. E mentre cerchiamo di colmare il vuoto con il superfluo, ci accorgiamo che la vera ricchezza risiede nell’essere, non nell’avere”.
Sicuramente i Tabù sono ancora più numerosi e riguardano strettamente la persona nella propria sfera intima dei sentimenti: essere sé stessi e mostrarsi per quello che si è, essere fragili, fallimentari, infelici, poveri, parlare liberamente della malattia, della disabilità, della morte, della solitudine, del dolore, addirittura anche il sesso è ancora un tabù. Ciò determina spesso ansia, insicurezza, scarsa autostima, la paura di affrontare la vita e il futuro.
Scrive Sara: “le persone si mostrano agli altri forti e sicure per farsi accettare, perché la società ci vorrebbe tutti sorridenti e felici”.
Ma sovente questo non basta; così presenta il suo lavoro Samuele: “L’esclusione dal gruppo è una trappola dove spesso molti ragazzi vengono imprigionati. Può diventare una ferita invisibile che ci rende insicuri e di cui rimane la cicatrice. Allo stesso modo questa ferita ci impedisce di parlarne con gli altri diventando un tabù, un peso da cui spesso non riusciamo a liberarci”.
Nascondersi, isolarsi, vivere in una realtà virtuale parallela, l’incapacità di confrontarsi apertamente senza maschere…
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In Toscana è sorto in via sperimentale il servizio “Psicologi di base” per far fronte ad un crescente malessere, principalmente tra i più giovani.
I ragazzi, accompagnati dall’insegnante referente del progetto per la Scuola la Prof.ssa EUGENIA GIORGETTI con la collaborazione di ANNALISA MICHELI, GIAMMARCO PASTORI e di altri docenti, sono stati in grado di approfondire questi due termini, Totem e Tabù, riferendoli al proprio vivere quotidiano. Il dato che ne è emerso con più forza ha messo in evidenza tutta la difficoltà dei giovani di confrontarsi con i modelli imposti, rivelando tutta l’insicurezza e la fragilità di questa generazione. I loro lavori ci parlano di necessità di appartenenza e di accettazione, che si manifesta anche attraverso il modo di vestire; ma soprattutto mostrano la solitudine, la paura del fallimento, il desiderio di potersi far vedere con tutta la propria fragilità senza finzioni, l’esigenza di riconoscersi, il desiderio di libertà interiore. Lavori che gridano la necessità dell’ascolto da parte degli adulti, i quali invece sono sempre più inghiottiti da una società liquida, paradossale, spesso teatro dell’assurdo e sempre più ingannata dal potere, dal possesso, dal successo e dall’apparire.
In essi emerge tutto il travaglio di cercare la propria dimensione e il proprio posto in un mondo che probabilmente vedono troppo aggressivo.
I lavori del LAB Di Cult 176ED FIAF sono in mostra fino al 24 maggio presso la Sala Espositiva della Manifattura Tabacchi a Chiaravalle, ospiti della manifestazione “Chiaravalle Photonews 2024”; dal 31 maggio saranno invece in mostra alla Chiesa San Giuseppe di Sassoferrato, ospiti del “FACE PHOTO NEWS”, Festival della Fotografia Contemporanea e Tappa del Portfolio Italia.
Lorenzini Giancarla
Tutor Fotografico FIAF
Ottimo coinvolgere i ragazzi delle scuole in questa attività che diventa doppiamente educativa: sia dal punto di vista della cultura fotografica sia per favorire la presa di coscienza di certe problematiche proprio da parte dei giovani che certi totem e tabù li subiscono forse più degli adulti. Complimenti a tutti e in particolare all’insegnante che ha dimostrato la sensibilità e la disponibilità ad attuare questo progetto.
E’ significativo che i due LAB Di Cult ED inviati nelle scuole siano giunti a ottima conclusione con piena soddisfazione di allievi e insegnanti oltre che dei Tutor che hanno guidato il percorso.
La FIAF ha sempre avuto un occhio attento verso il mondo della scuola pubblica ma non è mai riuscita a concretizzare attività concrete. Il LAB Di Cult dà una risposta concreta, dando prova che un progetto a termine con tema dato è un ottimo esercizio educativo e formativo a costo zero. Spero che queste due esperienze di Giancarla Lorenzini e Tiziana Mastropasqua siano solo l’inizio e che la pubblicazione su Agorà Di Cult sia di stimolo per altre iniziative simili.
I contenuti prodotti anche da questo laboratorio sono esemplari per estensione tematica e profondità espositiva, le immagini ci pongono a diretto contatto col mondo giovanile, nelle sue tensioni e sentimenti. Complimenti alla Tutor perché è riuscita a insegnare gli strumenti espressivi senza toccare sia l’estetica che i significati dei giovani.