Laboratori Di Cult

FOTOGRAFIA DI RICERCA _ LAB Permanente Di Cult 151 FIAF- 2° Ciclo.

Coordinatore Roberto Mauri

 

La fotografia di ricerca è un viaggio interiore, ma anche un dialogo con chi guarda. Non importa il genere o lo stile: importa che ci sia una domanda. Che ci sia ricerca.”  (Roberto Mauri)

 

LAB Di Cult 151 FIAF

FOTOGRAFIA DI RICERCA

Avvio del 2° Ciclo

Coordinato da Roberto Mauri

“La fotografia di ricerca non è un genere, uno stile, o una tecnica. È un modo di guardare — e di guardarsi.

A livello accademico, per fotografia di ricerca s’intende la fotografia artistica, ma attraverso il laboratorio non si cercherà di definire cosa sia la “fotografia di ricerca”, perché non è possibile darne definizione univoca, che forse neppure esiste, e perché non serve ridurre la fotografia a una definizione. Invece, si cercherà d’interrogarla. E di interrogarsi, mettendo in discussione tutto ciò che magari si dà per scontato: il rapporto tra immagine e realtà, tra autore e spettatore, tra fotografia e società. 

Innanzitutto le basi: cos’è la fotografia, ovvero, come funziona? Non per imparare delle regole, ma per capirne i meccanismi — e, forse, per infrangerli. Poi, la storia, da Carleton Watkins a Rinko Kawauchi, passando per autori che hanno ridefinito il medium non solo con le loro immagini, ma con le loro domande: Cartier-Bresson e l’istante, Brandt e l’ombra, Frank e la solitudine, Parr e l’ironia, Haas e il colore come emozione. Non per imitarli, ma per comprendere come ognuno di loro abbia cercato — e trovato — il proprio modo di vedere. 

Un focus particolare sarà poi dedicato ad alcuni fotografi italiani che hanno fatto della ricerca il loro terreno: Ghirri, con la sua capacità di trasformare il banale in poetico; Fontana, che ha ridisegnato lo spazio con il colore; Cresci, che ha fatto dell’indagine circolare — tra memoria, territorio e identità — un metodo di continua reinvenzione; Migliori, che ha esplorato la materia dell’immagine, tra memoria e sperimentazione, trasformando la fotografia in un atto di scoperta. Non per copiarli, ma per ispirarsi a fare lo stesso: trovare il proprio linguaggio, le proprie domande, il proprio dialogo con lo spettatore. 

Infine, la pratica — non come applicazione di tecniche, ma come esplorazione personale. Attraverso la proposta di metodo e degli esercizi liberi, per arrivare allo sviluppo di un progetto personale, giocando per mettersi in gioco: sperimentando, sbagliando, scoprendo cosa interessa davvero. 

La fotografia di ricerca è un viaggio interiore, ma anche un dialogo con chi guarda. Non importa il genere o lo stile: importa che ci sia una domanda. Che ci sia ricerca.” 

Roberto Mauri
Coordinatore del LAB

 

 

OPERE realizzate nel 1° Ciclo

Coordinato da Chiara Rosa Ratti

tema: I sensi nella fotografia

 

  • ELISABETTA GATTI BIGGI.

PENSIERI LIQUIDI

Un temporale di emozioni. È bastato un temporale.

 

PHOS GRAPHE’

La luce scappa. La fantasia con lei.

 

Silenzio

Silenzio e solitudine, il pieno è vuoto.

 

 

  • MAURO CONTI

Evidente Invisibile

Rimango inebriato di fronte a paesaggi incantati, quasi magici, allontanandomi dalla realtà di tutti i giorni.

All’improvviso pensieri mi attraversano la mente: chi sono? da dove arrivo? dove andrò? e inevitabilmente scatta l’idea di cercare cosa si cela oltre il visibile e inevitabilmente fotografo; con un filtro infrarosso davanti l’obiettivo: la magia si avvera!!!

Il paesaggio è lì davanti apparentemente immoto, statico nella sua immensità, ma è solo apparenza; il tempo è un velo che offusca la vista e imprigiona l’anima. 
Guardare non basta, si deve “vedere” per trovare le cose, non per quello che sono, ma per quello che possono essere. Erminio Annunzi

 

 

  • SILVIO DI SAN MARTINO

Le interferenze di una panchina
Cavo, Isola 
d’Elba  – settembre 2019

Quando una panchina si manifesta come fenomeno ondulatorio e crea interferenze con la sua stessa ombra.

 

INSIDE Tindaro – L’inganno di una visione incompleta

Custodisco dall’infanzia la pulsione a smontare il giocattolo per vedere com’è fatto. A luglio 2017 ho ammirato le diverse opere di Igor Mitoreij sparse per Lucca. Tra queste Tindaro ha una particolarità, è aperto sul lato posteriore e non si può fare a meno di affacciarsi per ammirarne e fotografarne l’interno.

L’inganno si è rivelato al momento dello scarico delle foto della giornata sul PC: quello che era una rappresentazione in forma concava di un volto, nella foto appariva come convessa.

Lo sguardo riconosceva un volto e gli attribuiva un volume che in realtà era un vuoto. Per svelare il trucco però, basta ingrandire l’immagine ed isolare un particolare, allora i volumi riprendono la loro forma originaria ed appaiono concavi.

Le visioni parziali dicono il vero, la visione globale dice il falso. ( foto Ghilardi, da internet )
Ho già mostrato diverse volte questa foto ma l’interesse suscitato si è fermato all’aspetto “curioso” che ha il bronzo visto dall’interno. Questa è la prima volta in cui posso mostrarla ed attendermi un giudizio in merito al cortocircuito percettivo, cioè se si tratta di un’anomalia personale o se è condivisa.

 

I fantasmi delle mostre

Visitando le mostre non si è mai a tu per tu con le opere, l’ambiente circostante e l’interazione tra gli stessi oggetti esposti, a dispetto della volontà dei curatori, giocano il loro ruolo attirando l’attenzione dell’osservatore ed evocando suggestioni che gli autori stessi non potevano aver previsto.

 

 

  • ISABELLA THOLOZAN

Una vita lunga un viaggio

Capita un giorno che prendi un treno per raggiungere la tua città natale, un treno in quell’occasione deserto, all’interno del quale puoi muoverti in compagnia solo del tuo smartphone. Capita poi che quel giorno è particolare perché il tramonto che si mostra è decisamente insolito, colorato ed energico.

Una vita lunga un viaggio nasce così, in un tempo breve ma nello stesso tempo dilatato, durante il quale la condizione di passeggera ha fatto sì che la mia mente si connettesse con il mondo che si muoveva al di là del finestrino. I colori, le forme indefinite si sono trasformati in sensazioni profonde e intime che hanno richiamato ricordi ormai sciolti nell’oblio del tempo, trasformati per l’occasione in campiture colorate di emozioni, dove sono ritornate a galleggiare le cose trascorse.

 

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