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Memorie – Lab. Di Cult 198 – Fabriano (AN)

Racconti ed immagini dal Laboratorio 198

 

Lasciamo cadere le foglie, restiamo nelle radici

Marilù Iaquaniello e Carmela Mansi Difrancesco

Un cammino, iniziato a settembre 2024, profondo e lento, fatto di incontri, ascolto, sguardi condivisi; mese dopo mese, fino a giugno 2025, impegnati nella ricerca, nello studio e nel confronto continuo attraversando il tempo con la fotografia sotto la guida del nostro direttore Massimo Bardelli, capace di unire visioni, voci e intenti, come cuore vivo di questa esperienza. Accanto a lui, il prezioso supporto dei tutor Massimo Mazzoli e Stefania Lasagni, che, con sensibilità e competenza, hanno accompagnato ogni autore nel proprio percorso offrendo stimoli e nuove prospettive. Ad arricchire il laboratorio anche serate aperte al pubblico, con la partecipazione di relatori di diverse discipline, che hanno offerto ulteriori spunti di riflessione.

Uno spazio in cui ogni voce ha trovato la sua forma, e ogni forma ha cercato il suo significato. Il tema della memoria ci ha condotti come un filo sottile e resistente, per tutta la durata del laboratorio fotografico. Tante storie diverse, intrecciate nello stesso cammino. Le immagini raccolte sono frammenti di esistenze, visioni del mondo, confessioni sussurrate. Ogni autore ha portato la propria scintilla: un ricordo familiare, un evento sorprendente, un gesto minimo che si è fatto racconto visivo, cercando nei luoghi vissuti, nelle case amate, negli oggetti custoditi con cura.

Cosa rimane di noi, se le emozioni restano chiuse in una vecchia scatola? E cosa può ancora rinascere se troviamo il coraggio di far rivivere l’eredità ricevuta?

Abbiamo esplorato la fragilità della memoria, l’importanza delle radici e il valore del tempo, cercando anche di dare nuova vita a ciò che è stato. Racconti che parlano di legami profondi, di dolori nascosti e di ricordi che sfuggono, ma anche di giochi spensierati all’aperto e il contrasto con una tecnologia che rischia di isolarci. Pagine ingiallite, enciclopedie dimenticate, memorie di carta che profumano di sapere e si disfano tra le dita. La carta, quella vera, viva, che a Fabriano è cultura, diventa testimonianza, materia che trattiene e trasmette. Il bosco come custode del tempo, la delicatezza dell’anemone come simbolo della vulnerabilità del ricordo. L’assenza come forma di presenza, il vuoto come traccia, la casa come luogo interiore. Alcuni lavori si fanno più intimi, segnati da dolori silenziosi, da legami profondi e memorie che sfuggono. La mente che si sfalda e un marito che la rincorre tra le crepe del quotidiano, il buio interiore della madre raccontato dagli occhi attenti e pieni d’amore di una figlia. Un cimitero che diventa specchio interiore, dove l’architettura si fa pelle, silenzio, pensiero. Stelle che trasmettono luce e ricordo, viaggiando nel tempo per non spegnersi. E storie di rigenerazione: la trasformazione di un capannone industriale, vuoto e maestoso, pronto a rinascere in una scuola, dove il futuro germoglia dalla memoria.

Il laboratorio non è stato solo un percorso creativo, ma anche un’esperienza condivisa che ha unito il gruppo del Fotoclub. Incontrarsi nel profondo, riconoscere nel lavoro altrui una parte di sé, sentirsi parte di una narrazione collettiva. Un cammino che ha rafforzato il legame tra i partecipanti, generando ascolto, coesione e crescita attraverso il confronto. Dal numeroso gruppo di partecipanti, sono scaturiti ventisette progetti fotografici individuali, tra cui quelli di alcuni giovani che si sono avvicinati per la prima volta a questo tipo di narrazione visiva, esplorando il linguaggio fotografico come strumento di riflessione e memoria.

Il Lab FIAF n. 198 ha rappresentato un significativo tassello all’interno di un ampio progetto nazionale che ha coinvolto fotografi e realtà associative da tutta Italia. La mostra è il frutto di questo viaggio: immagini che trattengono il tempo, che interrogano ciò che resta, e che cercano – attraverso la fotografia – di raccontare cosa resterà.

Le opere in mostra:

SASSOFERRATO (AN) 29 maggio – 31 agosto 2025

FABRIANO (AN) 11 settembre – 2 novembre 2025

 

Selezione Opere Autori:

 

I SEE YOU – SOFIA LOMBARDI

Ti sei allontanata dalla via Attraverso il silenzio della collina
E non sai che potevo vederlo in te anche allora?
E non sai che stavo cercando di trattenere l”oscurità? E stai davvero bene?
Mi hai svegliato una notte fiocciolando cremisi sul tappeto L”ho visto nei tuoi occhi
Tagliando più profondamente delle cicatrici
E non sai che posso vederlo in te anche ora? E non sai che voglio aiutarti ma non so come? E stai davvero bene?
Ed io
Non posso sistemare le tue ferite stavolta Ma io
Io non ti credo quando mi dici che stai bene
Ti prego,, non farti del male di nuovo……
SLEEP TOKEN-Are You Really Okay?

 

100 BIGLIE – MASSIMO ENRICO MAGI

Un pomeriggio d’aprile, vinsi più di cento biglie. Tornando a casa, pensavo che quello fosse “il giorno più fortunato della mia vita”. Fino a quando, nel cuore della notte, non mi dissero che mio padre era morto.

Nel tempo che ci è stato negato, ho scoperto che l’ultima foto in cui siamo insieme è stata scattata giusto tredici anni prima di quel pomeriggio. Lui con me, a pochi mesi di vita.

Ho anche ritrovato una sua lettera, la sua calligrafia e qualche riga che parla di me e del suo amore. Le sue parole che posso ancora leggere, la sua voce che non posso più ricordare.

Nel lungo tempo che ci è ancora concesso, su una nostra vecchia foto insieme, mia figlia ha voluto regalarmi le sue parole e la sua calligrafia. Parla di noi, del nostro amore e del nostro viaggio, insieme.

 

L’ ULTIMO CONDOMINIO – CARMELA MANSI DIFRANCESCO

Il cimitero è molto più di un posto destinato al riposo dei defunti: è un luogo altro, dove la vita si ritira ma non scompare. Uno spazio in cui si stratificano storie, identità, riti e simboli condivisi. Un archivio silenzioso della memoria collettiva che custodisce non solo il ricordo individuale, ma anche quello sociale.

Il Cimitero di San Cataldo, progettato da Aldo Rossi, appare come un’architettura muta, geometrica, sospesa. Una città silenziosa dove l’idea di abitare sopravvive alla vita. Le sue forme rigide sembrano trattenere il tempo e, con esso, la presenza di chi non c’è più.

Un condominio invisibile che si fa soglia tra presenza e assenza.

Dentro questo spazio di sospensione, ho riconosciuto qualcosa che mi appartiene: quei vuoti, quelle crepe, quelle geometrie rigide parlano anche di me. Di fragilità esposte, di fratture che tremano ancora, di memoria sospesa nei silenzi. Di assenze che lasciano traccia.

Fotografando il silenzio dell’architettura, ho ascoltato anche il mio.

Un’indagine sul luogo che si è fatta anche indagine interiore.

 

 

TUTTO FERMO ORE 6:00 – DANIELA MEZZANOTTE

6:00 – 14:00, 14:00 – 22:00, 22:00 – 6:00

In ciclo continuo
Ballarono instancabili
Di gioia e fatica, amori e dolori,
per sogni e dignità.
Crearono carta e appartenenza
Come pelle
Mentre bobine svolgevano
Alberi genealogici in ritmo condiviso fra fogli e anime :
le loro vite di carta.
Poi
“tutto fermo  ore 6.00” .

 

L’ ALBERO DELLA MEMORIA – ANDREA PALLOTTA

C’è un albero, per l’esattezza una quercia, che sta lì, affonda le sue radici nel giardino di casa, da più di 120 anni.
Quella casa, dimora della mia famiglia, ormai da cinque generazioni.
Anni son passati e vicende si sono susseguite: nascite, perdite, partenze e ritorni…
E lui…
Lui sta lì, fermo ed immutabile, custode delle memorie della mia famiglia, quelle passate, presenti e future.

 

COORDINATORE LABORATORIO 198 : MASSIMO BARDELLI
COLLABORATORI : MARILU’ IAQUANIELLIO E CARMELA MANSI DIFRANCESCO

 

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