Daniele Cinciripini, costruire un libro fotografico – Cronache di Agorà Di Cult

Cronache di Agorà Di Cult

Daniele Cinciripini
Costruire un libro fotografico

intervista a cura di
Serena Marchionni

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Daniele Cinciripini insegna Fotografia presso l’Università di Teramo, il suo corso è molto particolare poiché non è un semplice laboratorio di fotografia, bensì un percorso attraverso il quale i suoi studenti imparano come creare un libro fotografico partendo da un proprio progetto. In 25 ore di corso i partecipanti preparano una maquette di un libro fotografico. Daniele conduce anche laboratori aperti a tutti sul tema, il prossimo si svolgerà dal 16 gennaio 2016 presso la Petite Maison des Sons et Lumières, centro indipendente di ricerca e studio e divulgazione della cultura dell’immagine di Porto Sant’Elpidio.
Maggiori informazioni qui http://www.petitemaison.it/printyourself.asp

Daniele perché proprio il libro è così al centro della tua ricerca e pratica d’insegnamento?
Il libro è stato il medium che mi ha permesso di cambiare prospettiva riguardo la fotografia, quindi c’è un legame personale riferito al mio percorso di crescita come autore, ma cosa più importante, credo che il libro fotografico rappresenti uno strumento straordinario di circolazione d’idee, è facile da trasportare e portare con sé e dura molto di più di una mostra, e le immagini che lo compongono parlano per l’autore doppiamente, sia perché realizzate da lui, sia perché messe da lui nell’ordine specifico dell’impaginato del libro. Quindi il libro è secondo me un medium straordinario di comunicazione.

Daniele Cinciripini ha iniziato la sua carriera d’autore scegliendo il libro fotografico come forma d’opera finale per molti dei suoi progetti. Anche il cielo ha queste nuvole è stato il primo libro d’artista autoprodotto da Daniele in quattro copie con la forma del leporello, detto anche, moleskine giapponese; il progetto  gli è valso il primo premio a Rovereto Immagini nel 2008. Anche il cielo ha queste nuvole è una serie fotografica nata per essere libro, gli scatti ritraggono gli interni di una casa di cura per malati di alzheimer a Savignano sul Rubicone. La sequenza mostra dettagli dell’ambiente dell’RSA e delicati ritratti ai pazienti, parte veramente eloquente del racconto sono le immagini che ritraggono i loro effetti personali posti sopra il cuscino del letto di ognuno, testimonianze di un passato ormai muto.

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Cosa ha significato realizzare questo primo libro fotografico?
Ha significato molto. Il costruire questo primo libro è stato un passaggio chiave della mia storia di fotografo, lo considero il primo vero contatto con la fotografia intesa come opera e sistema complesso di linguaggio visivo. Il  percorso che porta a sviluppare un libro vincola fin dal principio la forma del lavoro al linguaggio specifico di questo medium, questioni come il formato, l’impaginazione, la sequenza, costringono l’autore a confrontarsi con una complessità aumentata rispetto alla sequenza che si costruirebbe per un portfolio. Aver dei limiti precostituiti ed imposti come nel caso del leporello moleskine, costringe, in fase di scatto, ad essere più consapevoli a fare un grande sforzo  immaginativo e compositivo per concepire fin dall’inizio le immagini nel loro ambiente finale, a rispettare i confini materiali del libro e ad immaginare il suo scorrere tra le mani del fruitore.

La seconda esperienza di Daniele con il libro fotografico avviene nel 2011, egli decide di eseguire interviste e ritratti ad una fetta rappresentativa della popolazione della sua città, San Benedetto del Tronto, sceglie la generazione dei suoi genitori e da la forma di libro a questo particolarissimo tipo di censimento, dove, i ritratti, accompagnati alle interviste biografiche, vanno a ricomporre il tessuto delle storie personali e della microstoria della città. Il progetto è stato selezionato nel 2011 da TreTerzi per LittleBigPress2 in occasione di  Fotoleggendo, Roma.

Come mai hai scelto la tua città e la generazione dei tuoi genitori e questa particolare forma libro?
In quegli anni iniziai a lavorare come fotografo per l’Archivio Nazionale dei Diari di Pieve Santo Stefano, quindi ero in una fase di acuta sensibilità verso il tema dell’autobiografia e delle testimonianze personali. Inoltre ho percepito quel progetto come una dedica a mio padre, un mezzo per avvicinarmi a lui. Credo che metaforicamente la forma di questo libro rifletta bene il senso di storia e collettività che volevo ricostruire, singole storie, come singoli libretti, raccolti insieme da una fascia di carta trasparente, come i legami che si creano invisibili all’interno di una comunità.

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Nel 2011 Daniele crea forse il più suggestivo, sicuramente il più prezioso, dei suoi libri d’autore: Vorrei tra le mie mani il tuo viso che è terra (come la terra). Concepito in un’edizione limitata di sole 10 copie (più una prova d’artista) il libro si presenta al fruitore come un oggetto raro e delicato. Un cofanetto grigio chiarissimo di stoffa contiene il libro, composto da semplici fogli piegati e non rilegati di carta cotone, ove s’alternano, in un’impaginazione poetica fatta di terzine, le fotografie stampate al Platino dall’autore; al centro del percorso trova posto una piccola ristampa in carta baritata di una foto dall’album di famiglia, che ritrae un Daniele bambino, al centro ma distante dal momento di festa che coinvolge la sua famiglia sullo sfondo di un bosco. Vorrei tra le mie mani il tuo viso che è terra (come la terra) è un lavoro fotografico profondo e intimo, un viaggio d’esplorazione del proprio animo di raro coraggio ed intensità. Daniele compone una dedica d’amore per immagini, attraversando luoghi cari alla memoria e cercando nel proprio volto e nel volto dell’altra l’essenza più pura dei luoghi. Il progetto editoriale del libro è stato curato da 3/3 nel 2012, il progetto ha vinto il primo premio Fotoleggendo Roma (2011) e Sassoferrato (2011).

Vorrei Tra le mie mani il tuo viso che è terra (come la terra) è un lavoro particolare ed intimo, sembra che il progetto editoriale rifletta per rarità e bellezza i contenuti del libro, spiegaci l’impaginato in fogli sciolti e terzine.
Ho scelto di far seguire alle immagini un andamento poetico e non narrativo, in questo senso, il libro offre al fruitore molte possibilità di lettura e d’interpretazione. Si può scegliere di seguire l’ordine dato dallo sfogliare delle pagine o semplicemente prendere ad uno ad uno i fogli, scioglierli dalle pieghe che li legano agli altri e seguire il discorso per immagini che ogni foglio costituisce indipendentemente; proprio come ogni strofa compone un poema, così ogni foglio a sé è una terzina o una quartina poetica che, se riunito alle altre, costituisce il componimento finale.

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Green Life è l’ultimo libro autoprodotto da Daniele Cinciripini, realizzato in occasione della mostra Green Life presso la Galleria Gallerati nel gennaio del 2014, il libro in questione è l’oggetto che simbolicamente conclude un progetto fotografico tanto longevo quanto fortunato. Green Life infatti è una serie fotografica che nasce nel 2009 in occasione della Campagna Fotografica SinTesis di Savignano e partecipa, l’anno seguente, a Foto Trekking Obiettivo Trentino, inoltre alcune delle immagini del progetto, sono esposte permanentemente sulle rive Lago di Piné. Green Life è una serie fotografica molto suggestiva in cui Daniele Cinciripini si confronta con lo spazio vuoto e la luce piena e diffusa delle serre, egli tratta questi spazi apparentemente spiazzanti, fatti d’aria rarefatta ed umida, con semplicità ed armonia esemplari, in cui dal vuoto emerge la semplice bellezza di uno spazio preso nel momento del suo farsi, nell’istante in cui si genera come forma. Il libro che raccoglie il lavoro è stato autoprodotto in 50 copie numerate, con testi di Steve Bisson e grafica di Typophrenic, l’impaginato è serrato e costituito da un ritmo costante che forma una continuità senza pause, unico elemento concepito ad intervallare tale andamento sono alcune semplici strisce di carta ruvida marrone che simulano una terra che nelle fotografie resta quasi sempre invisibile.

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Intervista a cura di Serena Marchionni

Galleria Fotografica – “Costruire un libro fotografico”

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