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TOTEM e TABU’_Anteprima_20 – La simbologia dei Totem Tabù contemporanei -a cura di Federica Maninfior

LAB Di Cult 178 FIAF

La simbologia dei totem e dei tabù contemporanei attraverso una analisi antropologica di alcuni esempi socio-culturali.

 

Nel vasto panorama delle culture umane i totem rappresentano un aspetto intrinseco della nostra identità collettiva ed individuale. Questi simboli totemici, che possono assumere forme diverse compresi animali, piante,oggetti o concetti astratti, sono investiti di significati profondi che vanno oltre il loro aspetto/significato usuale. Tuttavia, in alcuni contesti, i totem, che nel contesto degli uomini primitivi era segno di fratellanza, di clan, di famiglia, possono diventare fonte di tensione sociale scontrandosi con tabù culturali, dinamiche psichiche, questioni culturali o identitarie.
Nei nostri lavori fotografici porteremo alcuni esempi, tra i molti possibili: la casa in molte culture è un totem tangibile che riflette l’identità e la storia di una famiglia o di una comunità. E’ un luogo sacro, un rifugio in cui ci si sente al sicuro e protetti. D’altra parte la percezione della casa può variare ampiamente a seconda delle culture e delle circostanze socioeconomiche e culturali.
In alcuni contesti la casa può diventare un simbolo di status sociale oppure di segregazione generando tensioni sia nei componenti del nucleo che quella casa abita ma anche nella società circostante.

I capelli e la pelle sono totem che rivestono un profondo significato religioso, politico, sociale. I capelli, in particolare, sono spesso considerati segno di bellezza, forza o spiritualità. Ma molte norme sociali, culturali o religiose possono influenzare profondamente la percezione che si ha dei capelli o della pelle portando a discriminazioni, a pregiudizi e stigmi basati sull’aspetto fisico. Anche le parole, come veicolo di comunicazione e significato, sono totem. Possono plasmare le nostre interazioni sociali e le nostre percezioni del mondo. Il modo in cui usiamo le parole, scritte o dette, può riflettere e perpetuare le disuguaglianze e le tensioni sociali oppure promuovere l’inclusione e il rispetto reciproco. Le parole, e quindi le lingue madri, sono in continua evoluzione. Molte parole tabù per i nostri avi sono ora sdoganate anche se la reminiscenza del vecchio tabù può essere ancora fonte di disagio per molte persone.

E’ importante essere consapevoli del potere delle parole e del loro impatto dentro e fuori i gruppi totemici e nelle dinamiche sociali. Nel contesto contemporaneo l’accettazione e la celebrazione del matrimonio civile delle coppie LGBTQ+ stanno gradualmente squarciando il tabù, alimentato da pregiudizi e dalla mancanza di comprensione, del totem sotto il quale si pone la famiglia tradizionale. Le famiglie appartenenti al totem LGBTQ+ dimostrano di essere dei nuclei di unità, amore e sostegno tanto validi e importanti quanto quelli messi in essere dalle famiglie tradizionali. Tali unioni suggellate spesso da unioni civili valevoli come matrimonio, meritano lo stesso rispetto e lo stesso riconoscimento nella società dato alle unioni così dette tradizionali.

Il legame emotivo e l’amore condiviso sono la forza attraverso la quale tali unioni sfidano norme sociali obsolete facendo si che, oltre a violare il tabù della famiglia tradizionale, il pensiero delle persone si apra verso una visione più inclusiva del del concetto di famiglia. Ulteriore esempio di totem e di tabù tra quelli che abbiamo documentato con le nostre fotografie sono le tifoserie sportive ma soprattutto quelle calcistiche. Il calcio è un contesto culturale ove i totem possono generare unione e fratellanza tra le persone appartenenti ad un dato vessillo che rappresenta la squadra del cuore, oppure dare origine a tensioni e conflitti se gli stereotipi o i pregiudizi verso il gruppo avversario sono nutriti e stigmatizzati. In conclusione: i totem sono simboli potenti che riflettono le nostre identità collettive e soggettive.

Attraverso la fotografia, che è molto più di una rappresentazione di queste realtà e che rappresenta uno strumento molto potente per esplorare, e sfidare, i totem e i tabù della società attuale si possono svolgere sguardi profondi e penetranti sulle complessità delle esperienze umane. Essa è sia totem che tabù perchè attraverso le immagini possiamo rompere i tabù delle barriere sociali e culturali connettendo le persone attraverso la condivisione di storie, emozioni e prospettive uniche come unico è lo sguardo del fotografo. La nostra collettiva mira a rompere il tabù della fotografia come totem mostrando che ciò che si vede non è il reale ma il verosimile mutevole secondo lo sguardo di chi si appresta a guardare con la propria visione infrangendone i tabù.

Emiliana Sozzi

 

 

Massimo Marazzini

Morte di una casa.

La casa viva è identità, memoria costruita e da mantenere, luogo di presenza delle figure di riferimento, padre e madre. In casa, l’uso e le regole si radicano e si materializzano in spazi, oggetti e immagini da venerare.

Nella casa morta sopravvivono i simboli e la loro collocazione, e una persistente doppia muratura di valori continua ad impedirti di smantellare, di spostare, anche solo di toccare, perché l’oggetto, l’arredo, la fotografia tramandano parte della tua identità e portano il gesto di chi li ha resi sacri, collocandoli al proprio posto.

 

 

 

Emiliana Sozzi

 

Il totemismo della casa, il tabù delle finestre

Il bisogno umano di distinguere la vita intima da quella pubblica è un punto fermo dell’inconscio collettivo e si raffigura principalmente nel luogo simbolo dell’intimità: la casa. E’ quindi attraverso le finestre che tale tabù può essere violato. Attraverso le finestre chiuse si cerca di salvaguardare un DENTRO intimo che diviene un FUORI nel momento in cui le finestre si spalancano verso l’esterno.

Ho pensato ad un lavoro fotografico con finestre sbarrate, opache, chiuse perchè ritengo di poter rappresentare un profondo significato inconscio: non volersi svelare, mantenersi nebulosi e al sicuro al di là di sbarre inviolabili, consente di stare dietro le finestre senza doversi esporre al potenzialmente pericoloso delle finestre spalancate che violano il tabù della casa-psiche.

Ritengo che la poesia in prosa di Charles Baudelaire “Le finestre” si possa comprenderne il grande valore simbolico. Eccone l’incipit:

“Chi guarda dal di fuori attraverso
una finestra aperta
non vede mai tante cose quanto colui
che che guarda una finestra chiusa…
Quanto si può vedere al sole
è sempre meno interessante di
quanto avviene dietro ad un vetro.
In quel buco nero o luminoso
vive la vita, sogna la vita, soffre la vita.

 

 

 

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