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I pendolari – di Alfio Bottino, presentato da Serena Vasta

“I pendolari”
di Alfio Bottino

La straordinarietà del quotidiano è difficile da vedere e da capire, siamo così assuefatti alla routine che non sempre riusciamo a percepire la bellezza mentre si va e si torna dal lavoro, i mezzi pubblici sono vissuti quasi sempre come un ripiego, una scocciatura. Ma c’è chi sul quotidiano è riuscito a farci un bellissimo lavoro, chi ha usato i mezzi pubblici come set fotografico e i colleghi pendolari come modelli improvvisati. Alfio Bottino ha scelto di andare a lavoro con la ferrovia Circumetnea, una sorta di trenino un po’ retrò che attraversa i paesini intorno al nostro vulcano e che giustamente si prende i suoi tempi. Alfio è andato a lavoro tutti i giorni con la sua fedele macchina fotografica e ha fotografato le persone intorno a se, chi sta per salire sul trenino, chi scende, chi aspetta e chi saluta, chi con lo zaino in spalla viaggia per andare a scuola o all’università. Il mondo della Littorina sembra fermo agli anni Cinquanta, i passeggeri si conoscono tra loro e si divertono a giocare a carte, a dama, leggono il giornale o il romanzo che tengono sul comodino, c’è anche chi si porta qualcosa da fare, come la copertina a uncinetto da finire, le calzette di lana per il nipotino prima che arriva il freddo. La Circumetnea è adatta per chi, in un mondo che va veloce, vuole prendersi il suo tempo, concedersi il lusso di andare piano, di farsi una pennichella, di ammirare il paesaggio e finire una partita a scopone scientifico! Alfio è stato bravo a dimostrarci che anche il noioso e sempre uguale tragitto che facciamo tutti i giorni, può sorprendere e sorprenderci, può essere uno spaccato di vite che è bello conoscere.

Serena Vasta  

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11 commenti

  1. “I pendolari” di Alfio Bottino è un’opera narrativa tematica, cioè una visione soggettiva della realtà, con una buona capacità narrativa. L’autore racconta la figura del pendolare, nei suoi tanti volti, e ci mostra come vive, nello spazio della carrozza, il tempo collettivo del viaggio.
    Colpisce il linguaggio diretto e penetrante dell’autore che mostra con forti dettagli le identità, e si spinge a cogliere espressioni introspettive che ci fanno immaginare oltre a ciò che vediamo. Sono immagini garbatamente rubate piene d’attenzione nel cogliere i momenti simbolici che riescono a comunicare un’idea centrale dell’opera: il treno è un servizio pubblico molto radicato nel territorio; i pendolari sono gente appartenente a diverse generazioni, a diverse etnie, che vivono il tempo vuoto del viaggio socievolmente, in un clima sereno di incontri umani.

  2. Un lavoro, quello di Alfio Bottino pieno di umanità e, si, anche di serenità; in un periodo storico che sembra riservarci solo tensione, angoscia e preoccupazioni, le sue foto ci ridanno ottimismo e sicurezza. La vita di tutti i giorni, vivaddio , continua, con tutto il suo corollario di fatiche, di lotte, di solidarietà e di amicizie. Tutto questo ci racconta Alfio con le sue immagini, attentamente e sapientemente realizzate, con un ottimo bianconero e con inquadrature raffinate e coivolgenti. Davvero complimenti all’autore.

  3. E’ un lavoro molto genuino e di grande impatto che mi ha subito conquistata. Alfio ha questo occhio attento e veloce, ma senza malizia, racconta la realtà senza retorica e senza voler per forza strafare. Sono contenta che sia piaciuto anche a voi 🙂

  4. Complimenti ad Alfio che ha saputo raccontare con le sue immagini pezzi di vita che ogni giorno o magari solo per una volta si incontrano per un tratto di strada su questo trenino…bravo…ed è solo l’inizio! 🙂
    Nino Russo

  5. Dopo aver visionato le opere, …cercavo le parole; ma qui non servono, l’autore insieme ai fotogrammi presentati, ci ha regalato “i suoi” attimi di vita, con la semplicità e l’umiltà di un fotografo coinvolgente che sà raccontare se stesso e chi lo circonda senza necessariamente invadere, senza andare oltre lo scatto. Genuina rappresentazione di “vita comune”. Bravo.
    Renato Iurato

  6. Alfio, con un linguaggio senza sovrastrutture e privo di elementi di disturbo cromatici, riesce a raccontare la quotidianità con una sensibilità ed una naturalezza che soltanto chi lo conosce è portato a considerare scontate. Complimenti!!! 🙂 Alessio

  7. Ettore Petrolini in una esilarante gag da rivedere. E che cade a proposito: http://www.youtube.com/watch?v=KuF0kWOWT_Q.
    L’epidermide il dato sensoriale d’acchito la codifica binaria: mi piace o non mi piace. Tutto qua? Pare di sì a guardare le immagini. Eppure l’ombra,le mani agli occhiali con la scia dal finestrino metafora del movimento quindi, o quel riflesso del finestrino che rimanda passeggeri in attesa, devono essere degli accidenti nel contesto? Se così, un errore madornale, giacché solo a fermarsi un po’ di più invece che immagini stereotipate all’ennesima potenza, proprio quell’ombra, mani e riflessi sarebbe stato, ragionandoci con altre angolazioni, un modo personale e meno epidermico al racconto.

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