Irving Penn, Resonance – di Fausto Raschiatore
IRVING PENN, RESONANCE – di Fausto Raschiatore
Nell’ambito di un nuovo e più articolato interesse della François Pinault Foundation per la fotografia, è stata presentata a Venezia ed è tuttora visitabile fino al prossimo 31 dicembre 2014, una bellissima mostra di Irving Penn, uno dei maggiori esponenti dell’arte fotografica americana del Novecento (New Yersey, 1917 – New York, 2009). La rassegna, di alto profilo artistico, inaugurata lo scorso mese di aprile, è allestita nelle splendide sale di Palazzo Grassi, l’ultimo palazzo costruito sul Canal Grande (1740), prima della caduta, nel 1797, della Repubblica di Venezia. Non è presentata come una retrospettiva del maestro americano, ma come una “guida” per orientare il visitatore nel suo mondo fotografico e oltre, un universo che egli stesso ha creato o, secondo altri, contribuito a creare.
Una performance espositiva preziosa, sia dal punto di vista culturale che fotografico. Stimolante l’impaginazione ben calibrata e strutturata magnificamente per sezioni tematiche. Accompagna la mostra un elegante e ben fatto catalogo curato da Pierre Apraxine (sua l’Introduzione) e Matthieu Humery (sua la riflessione su Penn e la modernità), in collaborazione con François Pinault Foundation. La Prefazione è di François Pinault e un quarto testo di Vince Aletti, dal titolo Rigore, moderazione e una mosca sullo schermo: imparare da Penn. Il catalogo, il cui formato è cm 24,50 x 28,00, si compone di 70 fotografie in 160 pagine.
Oltre centotrenta opere, tra stampe al platino (82), stampe ai sali d’argento (29) stampe dye-trasfer a colori (5) internegativi mai esposti prima d’ora (17), questi ultimi mai esposti in parete. Un complesso di opere che disegna, così come selezionate e proposte, il percorso d’arte del maestro Penn, tra la fine degli anni Quaranta e la metà degli Ottanta del secolo scorso. Un cammino di studio e di ricerca che si esprime in uno stile raffinato, elegante, unico, influenza generazioni di fotografi e vive gli anni compresi nel periodo Sessanta/Ottanta, del ventesimo secolo, anni nei quali, in particolare negli Usa, la fotografia cresce in visibilità e in termini di linguaggio espressivo. L’arte fotografica entra nei musei, nelle collezioni private e pubbliche, si afferma, percepisce le dinamiche del mercato, dimostra vitalità strutturale, giorno dopo giorno cresce la sua popolarità.
Irving Penn inizia a operare nel 1947 per Vouge, la rivista, intorno alla quale l’autore americano sviluppa quasi tutta la sua prestigiosa carriera di fotografo. Frequenta gli ambienti culturali. Ritrae artisti, scrittori, persone di cultura, con le quali ha continui contatti. Ritratti che piacciono per lo stile con cui sono realizzati: essenziali, espressivi nei contenuti, ma che colpiscono l’interesse di molti. Essi sono realizzati con una tecnica che colloca Penn tra gli autori più innovativi del periodo anni Quaranta/Ottanta, spogli, una trama nuova, che modifica i canoni stilistico-espressivi d’anteguerra e influenzano generazioni di fotografi, soprattutto quelli più sensibili ai valori estetici, del primo dopoguerra.
L’opera di Penn ha avuto notevoli ripercussioni sull’evoluzione della fotografia come strumento d’espressione artistica, e non solo sul piano teorico e pratico. Ha stimolato la ricerca. Ha sollecitato le conoscenze. Ha influenzato la sperimentazione. Ha inciso sulla cultura, e non solo su quella fotografica, ha influenzato con la sua poetica e le sue invenzioni, intere generazioni di fotografi. Un tracciato d’arte e di cultura, il suo, ben disegnato in mostra, di notevole spessore artistico e in termini di narratività, che contribuisce ad arricchisce l’offerta dell’arte contemporanea in generale e quella fotografica in particolare, a Venezia. Di più: evidenzia indirettamente di come, con l’allestimento INVING PENN, RESONANCE, la François Pinault Foundation che, per la prima volta presenta una mostra di fotografie della propria collezione, intenda dare e di come concretamente intenda operare in virtù di questa nuova attenzione nei confronti della grande fotografia. Nel mondo in generale e nel Capoluogo lagunare in particolare. E questo anche in conseguenza dell’incontro della Famiglia Pinault e la Città di Venezia che sono “entità” di prestigio internazionale, i cui “loghi” sono, se investiti e gestiti, come dimostrano di saper fare, danno garanzia di sicuro successo a livello mondiale, con una ulteriore crescita e una maggiore visibilità per tutti i protagonisti.
François Pinault è un imprenditore francese. Nei primi anni Sessanta del secolo scorso fonda il Gruppo Pinault, attivo prevalentemente sul mercato del legno e dei materiali da costruzione. A cavallo, tra gli anni Ottanta e Novanta cresce e diversifica le attività e si quota in Borsa. Nei primi anni del Duemila François Pinault, noto per essere uno dei maggiori collezionisti di arte contemporanea del mondo, cede al figlio François-Henry, la presidenza del gruppo. I Pinault possiedono la casa d’aste Christie’s di Londra (dal 1998) e dal 2005, Palazzo Grassi e Punta della Dogana, a Venezia. Questo per dare un’idea del Gruppo all’interno del quale opera la François Pinault Foundation, struttura dalla quale nasce la bellissima mostra Irving Penn, Resonance.
Scrive François Pinault, tra l’altro, nella prefazione del catalogo: “Lo sguardo penetrante di Penn abbraccia con il medesimo slancio sia la poesia che la cruda realtà dei suoi soggetti. Come infatti soleva dire, la macchina fotografica era per lui, uno stradivari e un bisturi al tempo stesso. Fusione di classicismo e radicalità, le sue immagini sono veri e propri capolavori dell’arte del ventesimo secolo per composizione geometrica, per intensità narrativa e poetica, per il gioco sapiente di luci e ombre, per le scenografie spoglie, ma anche per la perfezione della stampa, a cui Penn attribuiva assoluta importanza e che dona quella particolare patina di sensualità alle sue opere. La mostra propone una lettura dinamica e sottile del talento di questo straordinario artista”. Una figura unica del Novecento che ha creato immagini senza tempo e affrontato ed esplorato temi e contesti nuovi in maniera inedita e innovativa. Si pensi all’autoritratto e alla moda. Un esempio di modernità eccezionale, decisamente al di fuori dell’ordinario.
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