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Montaggio e Regia – di Roberto Puato

Per descrivere l’importanza del montaggio e della regia in un audiovisivo fotografico utilizzerò la definizione di Antonio Mangiarotti, uno dei più grandi autori di audiovisivi fotografici con  innumerevoli riconoscimenti a livello nazionale ed europeo.

“Con il montaggio e la regia si assemblano l’idea, la fotografia e la colonna sonora. Potrete avere avuto una meravigliosa idea, avere fatto delle fotografie perfettamente coerenti con la vostra idea e una bellissima colonna sonora, ma se il vostro montaggio e la vostra regia non legano perfettamente il tutto, avrete lavorato per nulla.
Il montaggio è per l’audiovisivo come la regia per un film, è il modo che userete per raccontare la vostra storia, è come scrivere un racconto, e a questo proposito curate in maniera PRECISISSIMA la sincronizzazione della colonna sonora con le immagini. Altrimenti sarebbe come leggere un racconto senza punteggiatura.

Con la regia voi decidete quali immagini usare, con il montaggio decidete come e dove metterle nel vostro progetto.
Non scrivete la parola FINE al termine del vostro lavoro, deve capirsi dal montaggio che il tutto è finito. Quando scrivete i crediti, teneteli visibili per poterli leggere voi lentamente tre volte: darete il tempo allo spettatore di leggerli correttamente.
Quanto sopra è per iniziare a capire come fare un breve e semplice audiovisivo fotografico. Dico  breve poiché non avete il diritto di abusare della pazienza del vostro pubblico.
Usate i muscoli ma non lo fate vedere, usate la mente e fatelo vedere.” (Antonio Mangiarotti)

Dunque, il montaggio è l’ultima fase del lavoro di costruzione dell’audiovisivo, il momento in cui il prodotto si “definisce” così  come sarà visto dagli spettatori.

Il montaggio audiovisivo è considerato l’arte del “taglia” e “cuci”: quella tecnica che tramite la giusta combinazione delle immagini dona senso, forma, ritmo e significato al prodotto.

Il montaggio è strettamente legato:
1) alla successione delle inquadrature;
2) all’idea del regista e alla sceneggiatura;

Si tratta di una  minuziosa operazione  che comporta il riordinare in maniera armonica le diverse immagini. Una volta valutato il risultato in base a elementi quali: la scala, la sceneggiatura, la composizione o la carica drammatica, il montatore determina con esattezza gli istanti in cui l’inquadratura comincia e finisce, in modo che si integri adeguatamente nella scena o sequenza di cui fa parte

Sul banco di montaggio digitale, tramite gli appositi software, vengono acquisite le immagini che si ritengono buone; si possono così effettuare delle prove sul materiale, permettendo di tagliare, aggiungere e inserire effetti speciali finché non si ottiene l’effetto desiderato.

Il ritmo può essere molto disteso se è costituito da una serie di poche inquadrature, ognuna delle quali occupa un numero abbastanza ampio di secondi: oppure può essere frenetico se le inquadrature sono moltissime e ciascuna occupa pochi secondi o anche meno.

Il succedersi di una inquadratura all’altra può avere un piglio più deciso e nervoso se il passaggio o stacco o cut è immediato: può essere invece più dolce e riposata se un’inquadratura sfuma nell’altra con una dissolvenza, spesso incrociata, in cui mentre la prima immagine scompare o dissolve, appare o assolve la seconda.
Il montaggio quindi è l’elemento dal quale dipende la percezione da parte dello spettatore del ritmo della narrazione. Il montaggio è parte essenziale della messa in scena operata dal regista: mentre la fotografia determina l’aspetto estetico del film, il montaggio ne costituisce lo stile narrativo.

A questo LINK, potete vedere un lavoro di Giorgio Alloggio quale esempio di quanto espresso.

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