Per una storia della Street Photography italiana
Nel corso della storia della fotografia il termine “Street Photography” è stato usato molte volte e con declinazioni di significato diverse. Quello che oggi è riconosciuto come “genere” fotografico è databile con l’uscita del volume “Bystander, A History of Street Photography” di Colin Westerbeck & Joel Meyerowitz del 1994[1].
Infatti, se andiamo ad analizzarne i contenuti scopriamo che erano tutte questioni già ampiamente affrontate precedentemente, ma che venivano denominate in altri modi: nel 1966 Nathan Lyons, considerando l’istantanea come una forma d’arte autentica, organizza la mostra “Toward a Social Landscape”[2], nel 1967 John Szarkowski presenta al MOMA “Arbus-Friedlander-Winogrand, New Documents”[3]. Il primo libro che raccoglie le oggi famosissime immagini di strada di Elliott Erwitt viene pubblicato nel 1972 con il titolo di “Photographs and Antiphotographs”[4]. Sugli stessi temi la rivista Aperture pubblica nel 1974 “The Snapshot”[5] e nel 1985 “The Human Street”[6], nel quale, tra l’altro, si accenna a una convenzionale “Street Photography”.
Nessuna importante storia della fotografia antecedente quegli anni parla di un genere “Street Photography”; di conseguenza chi pratica questo modo di intendere la fotografia si trova a operare in un settore assolutamente libero da schemi, regole e quella competitività così diffusa nei vari generi “riconosciuti”. Nella sostanza riprendere persone in spazi pubblici nel loro quotidiano inconsapevoli della presenza del fotografo è alla base di una buona fotografia di strada che nel tempo diventa testimonianza di un vissuto che non si ripete. Nell’immediato, queste immagini possono sembrare, ai più, insignificanti, ma è appunto il passare del tempo che conferisce loro valore, soprattutto in un contesto di ricerca progettuale.
In Italia, nel passato, ci sono stati diversi esempi di fotografi precursori di questo genere.
Il conte Giuseppe Primoli (1851-1927), attivo fra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, è ricordato su tutte le storie della fotografia come uno dei primi capace di cogliere la vita nell’attimo fuggente attraverso le prime vere istantanee[7].
Giuseppe Beltrami (1852-1935) è di assoluto interesse per un album con centinaia di “istantanee”, decisamente moderne per l’epoca, conservate alla Biblioteca Ambrosiana di Milano[8].
Il lavoro di Anna Maria Borghese (1874-1924), che fotografava per il proprio esclusivo interesse fissando in immagini il mondo per serbarne il ricordo di attimi fuggevoli, è stato pubblicato nel 2011 in un pregevole libro che testimonia di un uso consapevole della fotografia in forma di album/diario[9].
Dapprima il periodo fascista e poi un ambiente troppo legato a una fotografia “estetica” fanno sì che in Italia non spicchino figure di fotografi precursori del genere. Saranno il fotogiornalismo del dopoguerra e la corrente del “Neorealismo” a fornire i migliori esempi. Dal 1951 al 1966 sul settimanale “Il Mondo”[10] di Mario Pannunzio trovano la pubblicazione le immagini dei migliori fotografi dell’epoca che hanno la possibilità di proporre i propri scatti non espressamente dedicati a momenti di cronaca. Fra i tanti: Piergiorgio Branzi, Gianni Berengo Gardin, Alfredo Camisa, Lisetta Carmi, Cesare Colombo, Caio Mario Garrubba, Mario Dondero, Ferdinando Scianna, Enzo Sellerio.
Una precisa descrizione della “fotografia di strada” Italiana nel dopoguerra è l’introduzione di Vicki Goldberg al volume “La Strada, Italian Street Photography” pubblicato nel 2006[11]. Le fotografie provengono dalla collezione di Keith de Lellis, e il volume comprende i nomi di oltre sessanta fotografi, dal nome autorevole come Giuseppe Bruno, Mario Giacomelli, Nino Migliori, Paolo Monti, così come di fotografi amatoriali meno conosciuti.
“Milano, Italia” del 1959 di Mario Carrieri (1932) è uno dei pochissimi foto libri pubblicati in Italia riconosciuto, a livello internazionale, fra i migliori del mondo. Evidentemente ispirato al lavoro di William Klein l’autore esplora la città, presentando un ambiente piuttosto tetro e drammatico[12].
Degna di nota è l’attività del Gruppo 66 (1965-1975), formato da un ristretto gruppo di fotografi milanesi: Valentino Bassanini, Gualtiero Castagnola, Carlo Cosulich, Ernesto Fantozzi, Mauro Finocchiaro, Giovanni Rosa e Giuseppe Seravezza. Scontenti della dimensione dei fotoclub, elaborarono un comune progetto alternativo che consiste nel dare conto della realtà milanese nella sua quotidianità, lontana sia dagli estetismi da ‘foto salone’ che dalla ‘fotografia di cronaca’[13].
“London” del 1969[14] è stato il primo libro fotografico di Gian Butturini (1935-2006); contiene immagini di strada catturate nella metropoli londinese. Questo libro è stato recentemente riscoperto a livello internazionale da Martin Parr, che ne parla come di “un gioiello trascurato”, tanto da includerlo nella sua mostra londinese “Strange and Familiar” (2016), una mostra dedicata al “British” visto da fotografi non inglesi. Gian Buttirini è l’unico italiano presente accanto a Henri Cartier-Bresson, Paul Strand, Robert Frank e Garry Winogrand.
Roberto Salbitani (1945) nel suo lavoro “La città invasa” (1972-1984) si misura con l’ambiente urbano per rivelare l’aspetto caricaturale offerto dal gigantismo pubblicitario che in quegli anni comincia ad affermarsi rendendo il cittadino suddito del commercio, mentre nel suo lavoro successivo, ”Viaggio” (1974-1982)[15], ha una visione piuttosto intimista e vicina all’uomo.
A partire dagli anni ’90 molti fotografi cominciano a riconoscersi nel genere della “Street Photography” praticandola consapevolmente.
“Quotidiana”[16], una mostra del 1991 di Giovanni Umicini (1931), e lo studio della storia della fotografia offrono lo spunto a Giampaolo Romagnosi (1966) per fondare nel 1995, a Padova, insieme a Mauro Minotto (1954) e Angelo Tassitano (1967), il Gruppo Mignon. In questo caso il riferimento al genere “Street Photography” è diretto e progettuale: i componenti del gruppo fotografano l’essere umano nella propria quotidianità. Fuori dagli schemi ricorrenti, le loro esposizioni sono sempre tematiche e non per autore e anche quando il progetto è di un singolo, tutto il gruppo partecipa fattivamente al progetto. A oggi sono un centinaio le mostre collettive e personali organizzate dal gruppo, anche per fotografi che non ne fanno parte; innumerevoli anche le serate, gli incontri, i corsi e la pubblicazione di libri fotografici; dal 2006, inoltre, il gruppo organizza un corso specifico, il primo del suo genere, sulla fotografia di strada. Il primo progetto curato da Mignon è stato una ricerca sul fotografo Giovanni Umicini, che si è concluso con una mostra nel 1998[17].
Nel 1999 entrano nel gruppo Ferdinando Fasolo (1960) e Giovanni Umicini (1931). Viene organizzata la prima mostra collettiva “Fotografie Mignon”[18] e incomincia il rapporto del collettivo con il fotografo americano Walter Rosenblum (1919-2006). Nel 2001 il Centro Nazionale di Fotografia di Padova organizza la mostra di Mignon “Altre Umanità”[19], con fotografie di Claudio Amato, Ferdinando Fasolo, Mauro Minotto, Giorgio Pandolfo, Giampaolo Romagnosi, Angelo Tassitano, Marco Turetta e Giovanni Umicini, e la personale di Giovanni Umicini “Street Photography”, con un catalogo edito da Motta Editore che contiene l’introduzione di Naomi Rosenblum[20]. Quest’ultima mostra sarà poi riproposta a Berlino e a Seravezza.
Innumerevoli le attività successive del gruppo che, a partire soprattutto dall’impegno in campo didattico, trova il modo per essere in costante attività con nuovi progetti e un ricambio di autori; nel 2008 entrano Fatima Abbadi (1978), nel 2012 Berto Leonio (1963), Giovanni Garbo (1957) e nel 2014 Davide Scapin (1978). Nel 2016 in occasione della mostra che celebra il ventennale del gruppo al Centro Culturale Candiani di Mestre “20 mignon”[21] viene organizzata un’ulteriore mostra dal titolo “Crossroads”[22] che mette insieme autori di Mignon con altri esponenti del genere, scelti per la loro vicinanza al linguaggio del gruppo. Si tratta di Mary Cimetta (1977), Romeo (Antonio Chiorazzo), Nico Chiapperini (1978), Enzo De Martino (1962), Carmelo Eramo (1973), Stefano Mirabella (1973) e Umberto Verdoliva (1961). Nonostante una vera e propria esplosione a livello internazionale legata al fenomeno della “Street Photography” sul web, il Gruppo Mignon rimane legato a un approccio diretto fra i componenti del gruppo stesso e, nel segno della tradizione, alla carta stampata.
Umberto Verdoliva (1961) è tra i primi fotografi di strada italiani a farsi notare fotograficamente nel pieno del fenomeno “Street” contemporaneo (2006)[23] per il suo stile classico legato alla fotografia umanista. Dopo una consapevole e continua crescita fotografica, nel 2013 fonda il collettivo Spontanea, che quasi subito diventa stimolo per il genere, aprendo la strada alla fondazione di molti altri collettivi. Nel 2016 a Treviso organizza la mostra “100 Attimi. Fotografia di strada”[24] dedicata alla “Street Photography” contemporanea italiana, per la quale seleziona cento foto di strada di autori emergenti, alcuni facenti parte dei principali collettivi esistenti nel periodo (Spontanea, Mignon, Inquadra e Eye Go Bananas) per mostrare la crescita fotografica italiana di questi ultimi anni e porre delle riflessioni comuni su un movimento in continua crescita esponenziale.
Fondato da Philip Koch “Fotografi di Strada” nasce nel 2007 ed è uno dei primi gruppi italiani dedicato al genere sulla piattaforma FLICKR, inseritosi insieme ad altri nell’orbita del famoso gruppo internazionale HCSP, fondato nel 2005. In tempi recenti due degli amministratori, David Wilson (1977) e Christian Grappiolo (1972), hanno trasferito e riassunto quell’esperienza sul sito www.fotografidistrada.com, aggiungendo a riflessioni su un’idea di fotografia, spunti di analisi abbastanza critici e severi sul movimento street che in Italia si stava formando.
Interessante il caso di Davide Mengacci (1948), noto conduttore di trasmissioni televisive, che in parallelo alla sua attività professionale riesce a produrre una intensa attività fotografica incominciata nel 1966 e da cui nascono i libri “La Milano di Davide Mengacci”[25] e “Un fotografo da marciapiede” (2007)[26]. La sua è una delle tante conferme di come sia possibile affrontare questo tipo di fotografia e diventare, se assistiti da talento e grande passione, veri e propri esempi, indipendentemente dalla professione praticata. Probabilmente è uno dei motivi più rilevanti della grande affluenza alla fotografia di strada avuta in questi anni da parte di semplici appassionati.
Alex Coghe (1975) si dedica alla fotografia di strada dal 2009, si trasferisce in Messico nel 2010, e si evidenzia in Italia tra i primi a creare una comunità virtuale web dedicata alla “Street Photography”; è molto attivo sul web e attraverso diversi blog instaura nel corso degli anni contatti con i principali marchi fotografici avvicinandoli al genere e lo propaga costantemente attraverso contest, magazine, e-book, workshop e formazione di gruppi e collettivi come “La Strada” .
Nel 2015 al Leica Store di Milano viene organizzata una mostra dal titolo “28 Streets”. Oltre agli scatti di alcuni fra i più importanti fotografi al mondo, come Elliott Erwitt, William Klein e Joel Meyerowitz, ci sono autori emergenti sia internazionali, come Matt Stuart e Craig Semetko, sia italiani, fra i quali i testimonial e i docenti del marchio Leica: Marco Casino, Andrea Boccalini, Marc De Tollenaere, Eolo Perfido, Maurizio Beucci e i finalisti del Leica Talent 2014, Alex Liverani (1985), e del Leica Talent 2015, del collettivo Inquadra e Stefano Mirabella (1973) del collettivo Spontanea. Nel 2016 Alex Liverani è anche il vincitore del primo premio al famoso Miami Street Festival, mentre Davide Albani (1988) del Brussels Street Photography Festival. Gli Italiani che negli ultimi anni arrivano alle fasi finali dei concorsi di “Street Photography” cresce vertiginosamente.
Nel 2016 apre al Museo di Trastevere a Roma “VIA! Fotografia di Strada da Amburgo a Palermo”, una mostra voluta dal Goethe-Institut Italien che sarà poi itinerante in altre sedi e che coinvolge dieci fotografi fra cui gli italiani Mary Cimetta, Michele Liberti, Stefano Mirabella, Giorgio Scalici e Umberto Verdoliva.
Nei più importanti libri internazionali che nel frattempo proliferano sull’argomento gli autori Italiani sono praticamente assenti. Nell’antologia “Street Photography Now”[27] del 2010 l’unico Italiano presente è Mimi Mollica (1975) presente anche nel successivo “The World Atlas of Street Photography”[28] del 2014 nel quale risulta la presenza anche dei più noti Olivo Barbieri e Massimo Vitali. Nel 2017 nel “100 Great Street Photographs”[29] di David Gibson ci sono Roberto Deri (1974) del collettivo Inquadra e Stefano Mirabella (1973).
Nel 2017 il collettivo Italian Street Photography incomincia un’originale iniziativa con l’idea di produrre un magazine, “CITIES”, utilizzando fotografi locali in ogni città per un’esperienza pratica di produzione condivisa.
Nel 2018 in occasione del conferimento dell’“International Award of Photography” a Joel Meyerowitz il CRAF di Spilimbergo affianca alla mostra del grande maestro americano una mostra del Gruppo Mignon a San Vito al Tagliamento “Rethinking the Human Street, La fotografia di Strada come Paesaggio Umano”[30].
Nel 2018 sono ben tre i festival importanti sulla Street Photography in Italia con autori e ospiti di grande livello (Roma, Milano e Alghero). Oltre alle varie attività, quello di Roma si distingue nel presentare una mostra di un autore che è stato di grande ispirazione per i fotografi di strada italiani: Marco Pesaresi (1964-2001) soprattutto con il suo libro del 1998 “Underground, un viaggio metropolitano”[31].
Non si conta più ormai il numero di collettivi che si ispirano al genere, tanti sono quelli omologati a un sistema di veicolazione delle ‘immagini mordi e fuggi’ tipiche dei social network, ma non mancano gli autori che riescono a parlare dell’uomo dei nostri tempi associando ai loro progetti mostre e la pubblicazione di libri, che rimangono pur sempre il mezzo ideale per la veicolazione del messaggio fotografico. Ad esempio i due componenti del collettivo “The Strippers” Stefano Pia (1978) e Diego Bardone (1963). Il primo nel 2017 pubblica “Kilometro Zero”[32] nel quale raccoglie le immagini del suo paese, Mògoro in Sardegna; il secondo pubblica “Street Life Milano”[33] nel 2018. Si tratta di due lavori in contesti diametralmente opposti ma in cui l’uomo è comunque il protagonista.
Oggi, nel panorama italiano, ma anche internazionale della fotografia di strada, sembrano essersi inserite realtà interessate soprattutto al potenziale economico del genere, attraverso la produzione e vendita di apparecchi dedicati, o l’organizzazione di festival, corsi, concorsi e addirittura collettivi pilotati allo scopo. Tale fenomeno porta, secondo molti, a un appiattimento delle proposte che, per ottenere il massimo del risultato in termini commerciali, hanno come attrattiva un approccio legato a cliché collaudati e riferiti al lavoro di grandi maestri internazionali (Martin Parr, Bruce Gilden, Alex Webb, Daydo Moriyama fra i tanti). Soprattutto spicca l’utilizzo diffusissimo della formula del “concorso”, che è una contraddizione in termini per questo genere fotografico, che è libero da schemi e non ha nulla a che fare con un approccio di tipo competitivo. Questioni, queste, denunciate anche nel capitolo aggiunto alla nuova edizione del “Bystander, A History of Street Photography” di Colin Westerbeck & Joel Meyerowitz del 2017[34]
Italian Street Photo Festival, lettori FIAF Attilio Lauria, Cristina Paglionico
Note
- ^ “Bystander, A History of Street Photography” Colin Westerbeck & Joel Meyerowitz. Bulfinch Press 1994
- ^ “Toward a Social Landscape” Nathan Lyons, Eastman House. 1966
- ^ “Arbus-Friedlander-Winogrand, New Documents 1967” S. H. Meister, MoMA. 2017
- ^ “Photographs and Antiphotographs” Elliott Erwitt, Graphic Society. 1972
- ^ “The Snapshot” Aperture 19 n° 1. 1974
- ^ “The Human Street” Aperture n° 101. 1985
- ^ “Un fotografo fin de siècle il conte Primoli” Lamberto Vitali, Einaudi 1968 e “Giuseppe Primoli, Istantanee e fotostorie della Belle Epoque” a cura di Daniela Palazzoli. Electa 1979
- ^ “Moltiplicare l’istante, Beltrami, Comerio e Pacchioni tra fotografia e cinema” a cura di Elena Degrada, Elena Mosconi, Silvia Paoli. Il Castoro 2007.
- ^ “Racconto di un’epoca, Fotografie dagli album della principessa Anna Maria Borghese” a cura di Maria Francesca Bonetti, Mario Peliti. Peliti Associati 2011
- ^ “Il Mondo dei fotografi 1951-1966” Archivio Fotografico Toscano 1990
- ^ “La Strada, Italian Street Photography” Vicki Goldberg, Damiani. 2006
- ^ “Milano, Italia” Mario Carrieri. Lerici 1959
- ^ “Segni, Storie, Fotografie tra Lecco e Milano – Giuseppe Pessina e il Gruppo 66”. Leonardo Arte 1999
- ^ “London” Gian Butturini, autoprodotto. 1969
- ^ “Il Viaggio – Fotografie 1971 – 1994” Roberto Salbitani. A cura di Italo Zannier. Edizioni del CRAF 1994
- ^ “Umicini: Quotidiana, Antologia fotografica” Giorgio Segato. Panda Edizioni 1991
- ^ “Giovanni Umicini – Fotografie” Cadoneghe, mignon. 1998
- ^ “Fotografie Mignon” mignon 1999
- ^ “Mignon, Altre umanità” Quaderni del Centro Nazionale di Fotografia di Padova n° 4, Fotografi Italiani. 2001
- ^ “Giovanni Umicini, Street Photography” Introduzione di Naomi Rosenblum. Federico Motta Editore 2001
- ^ “20 mignon” a cura di Davide Scapin. Introduzione di Angelo Maggi. Le Rondini 2016
- ^ “Crossroads, a Street Photography Project” a cura del gruppo Mignon. Le Rondini 2016
- ^ “Umberto Verdoliva, An Ordinary Day” a cura di Giampaolo Romagnosi. Le Rondini 2016
- ^ “100 Attimi, Fotografia di Strada” a cura di Umberto Verdoliva. Museo Casa dei Carraresi Treviso 2016
- ^ “La Milano di Davide Mengacci” Cartescoperte. 2007
- ^ “Un fotografo da marciapiede” Davide Mengacci, Immedia Edizioni. 2007
- ^ “Street Photography Now” Howarth & McLaren, Thames & Hudson. 2010
- ^ “The World Atlas of Street Photography” Jackie Higgins, Thames & Hudson. 2014
- ^ “100 Great Street Photographs” David Gibson, Prestel. 2017
- ^ “Rethinking the Human Street, La Fotografia di Strada come Paesaggio Umano” Introduzione di Angelo Maggi. CRAF 2018.
- ^ “Underground, un viaggio metropolitano” Marco Pesaresi, Contrasto. 1998
- ^ “Kilometro Zero” Stefano Pia. Soter 2017
- ^ “Street Life Milano” Diego Bardone. Edizioni del Foglio Clandestino 2018
- ^ “Bystander, A History of Street Photography” Colin Westerbeck & Joel Meyerowitz. Laurence King Pub, III ediz. 2017