Non è l’America. Perché bisogna partire dalla fine. O da una negazione che delinea. Bisogna partire stando fermi, muovendosi intorno a se stessi, al proprio mondo, alla propria isola, la Sardegna, alla propria zona, la Marmilla, alla propria casa. Una rivoluzione di prospettiva a cerchi concentrici. Per cui è raccontabile fotograficamente solo ciò che è lontano o sconosciuto.
E’ questo il percorso che ci conduce alla Sardegna di Stefano Pia, non la Sardegna del Carnevale né la Sardegna delle coste affollate. Ma la terra del suo paese, Mogoro, dove Stefano è parte e insieme estraneo, viandante e residente, è dentro e fuori. Un libro vero, sincero, autentico. Una fotografia umanista, intima, cruda e tenera, dove la vera cifra è la bellezza e la dignità dell’uomo, di allevamenti isolati, del rapporto viscerale con la terra, della simbiosi con gli animali, del semplice che stupisce. Un bianco e nero che accarezza geometrie, diagonali, volti, composizioni mai lasciate al caso in un viaggio questo sì da compiere: perché come dice Stefano “nulla è scontato, una fotografia può essere dovunque, bisogna solo stanarla”. E lui, sin dal suo libro precedente “Kilometro 0″, la trova sotto i sassi che calpesta, nelle campagne desolate, che appaiono ai nostri occhi dannate e stupende, isolate e prossime, cartoline di un passato lontano di cui puoi sentire l’odore del cielo, il nitrire dei cavalli, il silenzio delle donne, lo sparo dei fucili, il miagolio di un gatto.
E lui, sin dal suo libro precedente “Kilometro 0″, la trova sotto i sassi che calpesta, nelle campagne desolate, che appaiono ai nostri occhi dannate e stupende, isolate e prossime, cartoline di un passato lontano di cui puoi sentire l’odore del cielo, il nitrire dei cavalli, il silenzio delle donne, lo sparo dei fucili, il miagolio di un gatto.
Nella sua splendida prefazione Francesco Cito scrive: “Per quanto il titolo richiama al pionerismo americano della corsa verso l’ovest, esso in effetti racconta quella desolazione di un territorio, quello della Sardegna, che resta ancora oggi terra dura e difficile (in questo terra di confine) ed in certi contesti da apparire come tutto si sia fermato, in cui l’unico segno dell’avvenuto progresso lo si riscontra solo nella presenza delle aiuto parcheggiate nell’area circostante di quelle che dovrebbe apparire una fattoria. Inoltre nella sua semplicità, considerando il luogo e il contesto, traspare una nota poetica pervasa da una malinconia che tutto avvolge, dando al racconto la sua giusta dimensione da terra di frontiera”.
E questa terra pagina dopo pagina, foto dopo foto, davvero non è l’America. Ed è di una bellezza struggente. (Mauro Liggi)
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Biografia di Stefano Pia
Stefano nasce nel 1978 e vive a Mogoro. Frequenta il suo primo corso di fotografia nel 2005 ed il suo crescente interesse lo porta a frequentare vari workshop dal fotogiornalismo al paesaggio sino al reportage, a lui più consono, approfondendo la lettura strutturale dell’immagine. Ha esposto i suoi lavori in diverse mostre personali in Sardegna e nel continente. Negli anni 2014 e 2015 la giuria del concorso “Sardegna Reportage” seleziona i suoi lavori ed espone al Museo Man in concomitanza con mostre di Robert Capa e di Vivian Maier. Nel 2019 a Novafeltria (RN) in occasione della 6° edizione del Festival Semplicemente Fotografare vince il 1° premio come miglior progetto fotografico, e un anno dopo, nel 2020, vince il primo premio al “Corigliano Calabro fotografia Book Award”. Sue immagini sono state pubblicate da diverse riviste e quotidiani nazionali come In Viagio, Bell’Italia, Inside Magazine, Il Fotografo, Fpmagazine. La sua fotografia ormai si e’ consolidata al racconto del suo paese, Mogoro, cercandone all’interno storie personali, fotografie di reportage e di street. È L’ideatore del Bìfoto (Festival Internazionale della Fotografia in Sardegna), ultima edizione inaugurata a fine aprile, di cui dal 2011 insieme all’amico e fotografo Vittorio Cannas ne cura la direzione artistica. Ha all’attivo oltre a “Non è l’America”, un altro libro, pubblicato nel 2017 dal titolo “Kilometro Zero”.